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Il governo guidato da Giorgia Meloni si prepara a una massiccia tornata di nomine nelle società pubbliche. Circa 800 poltrone tra consigli di amministrazione e collegi sindacali saranno rinnovate nei prossimi mesi, ridisegnando la governance delle aziende controllate dal Ministero dell’Economia.

Si tratta della terza grande operazione sotto la guida della premier, che già nel 2023 aveva rinnovato i vertici di Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna ed Enav.

Le nomine in scadenza: 800 incarichi in ballo

Secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’Economia, le società interessate al rinnovo comprendono:

  • 96 consigli di amministrazione, per un totale di 500 incarichi;
  • 87 collegi sindacali, che coinvolgono quasi 300 poltrone.

Tra le aziende coinvolte figurano colossi dell’economia nazionale, tra cui:

  • Fincantieri, Snam, Italgas, società quotate in Borsa;
  • Sace e Invitalia, con quest’ultima guidata da Bernardo Mattarella, nipote del Presidente della Repubblica;
  • Ansaldo Energia, Autostrade per l’Italia, Giubileo 2025 e oltre 40 aziende del gruppo Ferrovie dello Stato.

Le assemblee dei soci, previste tra aprile e maggio, approveranno i bilanci 2024 e designeranno i nuovi vertici per i prossimi tre anni.

Il consolidamento del controllo sulle partecipate

Con questa tornata di nomine, il governo Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia completerà il controllo sulle principali società pubbliche. Meloni ha già dimostrato grande abilità nel muoversi su questo terreno, anche se non senza qualche intoppo.

Nel 2023, la premier aveva:

  • Confermato Claudio Descalzi alla guida di Eni, figura chiave per la strategia energetica del governo;
  • Nominato Roberto Cingolani a capo di Leonardo, colosso dell’industria della difesa il cui valore in Borsa è cresciuto con la guerra in Ucraina;
  • Affidato la guida di Enel a Flavio Cattaneo, con Paolo Scaroni alla presidenza.

Ora, tra le nuove nomine emergono alcuni scenari strategici:

  • Lorenzo Mariani, attuale numero due di Leonardo, potrebbe essere destinato a Fincantieri, con il supporto del ministro della Difesa Guido Crosetto;
  • Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas, è tra i candidati alla guida di Autostrade per l’Italia, in sostituzione di Roberto Tomasi, attuale ad in bilico;
  • Stefano Venier, attuale ad di Snam, è tra i nomi in discussione per una possibile sostituzione;
  • Cristina Sgubin, dirigente di Leonardo, potrebbe essere scelta come presidente di Sace.

Il nodo Ferrovie dello Stato e le tensioni sulle nomine

Uno dei dossier più complessi riguarda Ferrovie dello Stato, sotto l’influenza del ministro Matteo Salvini.

Il governo sta cercando di definire un nuovo assetto per le principali controllate:

  • Claudio Andrea Gemme potrebbe diventare amministratore delegato di Anas, con il sostegno della Lega;
  • Aldo Isi, attuale ad di Anas, sarebbe destinato alla guida di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana);
  • Gianpiero Strisciuglio, attuale ad di Rfi, potrebbe passare a Trenitalia, ma il suo spostamento è bloccato da problemi di incompatibilità con la normativa europea.

Risultato? Il valzer delle poltrone è fermo, e il settore ferroviario accumula ritardi anche sulle nomine, oltre che sui binari.

Conclusione: la partita del potere sulle partecipate

Le nomine pubbliche che il governo Meloni si appresta a varare ridefiniranno il controllo delle società partecipate per i prossimi tre anni.

Se da un lato la premier ha dimostrato di saper gestire con decisione il potere economico e strategico dello Stato, dall’altro questa imponente operazione solleva dubbi sulla trasparenza e sui criteri delle scelte.

Chi verrà confermato e chi sarà sostituito? Come sempre, il governo non fornirà spiegazioni ufficiali sulle decisioni, lasciando spazio solo alle dinamiche interne alla maggioranza.



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