ROVIGO – “In un territorio segnato da un forte invecchiamento demografico, il fatto che siano proprio donne e giovani a rappresentare la spinta più dinamica per l’economia locale è un segnale importante. Le donne cercano realizzazione personale e autonomia, i giovani trovano lavoro e vogliono investire sul proprio futuro. Il Polesine sta vivendo un vero e proprio risveglio sociale, e come sistema associativo e istituzionale abbiamo il dovere di accompagnarlo e sostenerlo”. A dichiararlo è Marco Campion, presidente di Confartigianato Polesine, commentando i più recenti dati sull’artigianato locale.
Il Polesine detiene il record veneto per l’imprenditoria femminile: sono 5.744 le imprese guidate da donne, pari al 23,3% del totale delle imprese della provincia, contro una media regionale del 20,6%. Un dato che si conferma anche nel settore artigiano, dove si contano 1.125 imprese femminili, pari al 20,5% del totale artigiano polesano (contro il 17% del Veneto).
Ancora più significativi i numeri relativi all’occupazione femminile: tra il 2019 e il 2023 è cresciuta del 2,9%, ma nell’ultimo anno rilevato (2022-2023) ha registrato un vero e proprio balzo del +5,3%, a fronte di una sostanziale stazionarietà dell’occupazione maschile. Segnali chiari di un cambiamento culturale in corso.
Il secondo pilastro del “nuovo Polesine” sono i giovani. Con una percentuale di addetti under 35 nel settore artigiano pari al 55,3%, la provincia si colloca al settimo posto in Italia, a pari merito con Modena. Un dato che sorprende se rapportato al quadro demografico complessivo del territorio, storicamente tra i più anziani del Nord Italia.
Questa presenza giovanile si riflette anche sul dinamismo del settore: molti giovani trovano spazio e prospettive concrete nell’artigianato, in particolare nei comparti dell’edilizia, meccanica, benessere e alimentazione.
Il tessuto artigiano in Polesine
Al 31 dicembre 2024, in provincia di Rovigo si contano 5.508 imprese artigiane, con un tasso di sviluppo in leggero calo del -1,1% dovuto a 64 cessazioni nell’anno. A soffrire maggiormente sono i settori della Moda (-4% con 20 aziende chiuse su 478) e degli Impianti (-4,5% con 25 chiusure su 536). Più positivi i segnali da altri comparti: il Benessere cresce del +1%, la Comunicazione del +1,9% e la Meccanica tiene con un +0,6%.
L’artigianato polesano rappresenta il 4,5% del totale delle imprese in provincia. I comparti più rappresentativi sono: Moda (8,3%), Alimentazione (5,7%), Autoriparazione (5,2%), Benessere (5,4%), Terziario (5,7%), Trasporto (5,1%).
L’Edilizia è il settore con il maggior numero di imprese (1.687), seguito da Benessere (729), Impianti (536) e Meccanica (512).
Dal punto di vista occupazionale, l’artigianato polesano gioca un ruolo centrale: 13.922 addetti su un totale di 68.562, pari al 20,3% del totale provinciale. Un’incidenza superiore alla media regionale (16,1%).
I comparti con più occupati nel solo artigianato sono: Edilizia con 3.122 addetti, Moda con 2.129, Meccanica con 1.704, Benessere con 1.304 e Alimentazione con 1.293
L’altra faccia del tessuto imprenditoriale: imprese straniere
Nel 2023, in Polesine si contavano 2.548 imprese gestite da stranieri, di cui 14,7% artigiane, con un’incidenza del 10,1% sul totale delle imprese provinciali. Anche qui emerge un tessuto imprenditoriale silenzioso ma presente, che contribuisce alla vitalità economica del territorio.
“Questi numeri raccontano un territorio che, pur tra difficoltà strutturali, sta reagendo – conclude il presidente Campion –. Abbiamo una nuova generazione di imprenditori e imprenditrici che vogliono restare in Polesine e investire qui. Dobbiamo aiutarli a farlo, con percorsi di formazione tecnica e digitale, incentivi per le start-up artigiane, semplificazione burocratica e strategie di rilancio dei comparti in difficoltà come Moda e Impianti. Il Polesine ha tutte le carte in regola per ripartire. Ma bisogna crederci davvero e costruire, con coraggio, le condizioni per trattenere e valorizzare chi può farlo rinascere”.
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