Clima e impresa
I partecipanti alla tavola rotonda di Focus pmi 2025 (foto concessa dall’ufficio stampa)
«Alla fine ci si domanda, il cliente ci sceglie dallo scaffale se siamo più sostenibili oppure no? Tutto lo sforzo fatto in questa direzione è gratificante sul piano economico?». Fa questa riflessione Gianpiero Calzolari, presidente del gruppo Granarolo, durante la tavola rotonda della XIII edizione di Focus pmi (piccole e medie imprese ndr). All’evento annuale organizzato dall’associazione di avvocati e commercialisti Lexjus Sinacta l’argomento principale sono state le sfide poste dal cambiamento climatico alla gestione d’impresa e la sostenibilità dei processi di adattamento ai nuovi e sempre più stringenti criteri stabiliti dall’Unione europea.
Dai primi rapporti del progetto Grins (Growing resilient, inclusive and sustainable) la maggior parte delle imprese non ha ancora messo in campo investimenti specifici per affrontare i rischi climatici. In Emilia-Romagna, malgrado la pressione messa dalle alluvioni avvenute fra il 2023 e il 2024, solo il 17% delle imprese ha speso per affrontare i rischi acuti e solo il 7% ha fatto qualcosa per i rischi cronici. Per rischi acuti si intendono le zone dove il clima può fare molti danni in molto poco tempo, mentre quelli cronici sono quelli caratterizzanti aree colpite da fenomeni con effetti nel lungo termine e che raramente vengono percepiti come urgenti, come per esempio la desertificazione o la scarsità idrica. La dimensione delle aziende è un fattore importante nel determinare la propensione a investire in prevenzione climatica. Sui rischi acuti, tra le imprese con un numero di addetti fra 10 e 49 sono state il 16%, il 21% tra quelle con un numero fra 50 e 249 e il 31% tra quelle con più di 250 membri nel personale. Sul rischio cronico il divario si allarga ancora di più, 6% delle imprese piccole e medie contro il 20% delle grandi.
La recente elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti e il subbuglio che le sue politiche economiche basate sui dazi hanno causato nei mercati mondiali hanno sicuramente fatto scivolare in secondo piano iniziative climatiche come il green deal europeo. Tuttavia a Focus pmi prevale unanime l’idea per cui la sostenibilità ambientale rimane un’esigenza irrinunciabile per mantenere o conquistare credibilità sul mercato. Le scelte dei consumatori infatti sono sempre più orientate a premiare marchi sostenibili e lo stesso i marchi nei confronti dei fornitori. Non è però un cammino pianeggiante, «se il Pil cresce poco le imprese devono stabilire le proprie priorità e si concentrano sul business prima che sulla sostenibilità», ricorda il presidente di Cpl Concordia, Paolo Barbieri.
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