chi vuole cambiare la norma e chi no


Nelle piccole imprese fino a 15 dipendenti, in caso di licenziamento ingiustificato il lavoratore ha diritto a un’indennità pari a un massimo di sei mesi, calcolato sull’ultima retribuzione, inferiore ai 12 mesi delle aziende più grandi. Uno dei referendum dell’8 e 9 giugno punta alla parziale abrogazione della norma cancellando il limite, e lasciando che sia il giudice a determinare l’indennità caso per caso. Il mondo delle imprese è preoccupato. 

Confartigianato, pur lasciando libertà di voto, sottolinea i rischi per le aziende dovuti alle incertezze connesse a rimettere la valutazione a un giudice.

La Cgil, che ha promosso il referendum, sottolinea come anche chi lavora nelle piccole imprese abbia diritto a ottenere un indennizzo che consideri il complesso della sua situazione lavorativa e personale. 

Nel mondo della politica, sul referendum relativo ai licenziamenti delle pmi, sono per il sì e quindi favorevoli a eliminare il tetto dei sei mesi di indennità: il Pd, con l’eccezione della minoranza interna del partito, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. Per il No si pronuncia Noi moderati. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, invece, sono per l’astensione perché puntano a non far raggiungere il quorum al referendum. Se la partecipazione alle urne è inferiore al 50%+1 degli aventi diritto, infatti, il referendum non è valido.
 

Nel servizio di Guido Maurino le interviste al segretario generale di Confartigianato Marche, Gilberto Gasparoni, e al segretario della Cgil Marche, Giuseppe Santarelli

Nel servizio di Guido Maurino le interviste al segretario della Cgil, Giuseppe Santarelli, e al presidente regionale di Confartigianato Edilizia, Enrico Mancini



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