Rischiano di perdere il lavoro a Sassari dopo quasi vent’anni di esperienza.
Sono quattro farmaciste dipendenti della cooperativa sociale Ctr onlus, che lavorano nella farmacia territoriale dell’Asl 1 per il servizio di Assistenza domiciliare integrata (ADI) con un’anzianità media di quindici anni e con contratto a tempo indeterminato.
In una lettera inviata ai canali di informazione le dottoresse Anna Maria Letizia Carboni, Maria Desolina Filigheddu, Maria Giovanna Scanu, Grazia Maria Sechi riportano quanto segue: «Dalle notizie avute da numerose fonti interne all’azienda sanitaria e alla cooperativa, il 30 giugno scadrà il contratto d’appalto per Ctr e dal primo luglio inizierà il contratto con soggetti accreditati (tra cui Crt). I requisiti di accreditamento previsti dalla Regione nel 2023 non prevedono che la preparazione dei farmaci e presidi resti in capo ai soggetti accreditati».
La possibilità quindi di perdere il lavoro pare una certezza. «Questa decisione – continuano -oltre a penalizzare da un punto di vista di tutela del lavoro le nostre figure professionali altamente specializzate in questo settore, creerà un disservizio che danneggerà gli oltre 2500 pazienti in ADI distribuiti nel territorio della Asl 1 SS (Sassari, Alghero e Ozieri)».
Il lavoro delle professioniste consiste «nel dispensare quotidianamente farmaci a domicilio e altre forme di cura a pazienti spesso in gravi condizioni o disabili. Si tratta di un servizio che oltre alle ovvie competenze professionali, richiede la formazione di un’esperienza nei rapporti talvolta complessi ma sempre improntati al massimo aiuto e al massimo affetto con le famiglie di persone sofferenti».
La mansione non si limita, spiegano, «alla preparazione del materiale da inviare ai pazienti, poiché oltre ai presidi (deflussori, siringhe, garze ecc.), dispensiamo farmaci di varie fasce, tra cui quelli ospedalieri che garantiscono una continuità terapeutica alla dimissione del paziente, medicazioni avanzate per la cura e la prevenzione di piaghe da decubito, nutrizioni enterali e parenterali, terapie croniche e antibiotiche».
Infine l’amara considerazione sulla decisione presa e su quel che le attende: «A oggi non sappiamo se dal primo luglio potremo ancora contare sul nostro lavoro o se passeremo alla purtroppo numerosa categoria dei disoccupati; che a incrementarla sia un ente pubblico, aggiunge preoccupazione generale al personale dolore di ciascuna di noi».
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