Questione ’payback’ sui dispositivi medici, ora interviene l’Avvocatura della Regione Umbria. “Si tratta di un meccanismo di politica sanitaria che, in caso di superamento di un tetto di spesa regionale, impone alle aziende fornitrici di questi dispositivi di contribuire a ripianare parte dello sforamento dei tetti che le Ragioni stanziano per questi prodotti”. “Il 7 maggio 2025 il Tar Lazio – ricorda la nota – ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende contro il payback sui dispositivi medici, confermando la sentenza della Corte costituzionale che aveva riconosciuto la legittimità della misura. Immediata è stata la risposta dei rappresentanti delle imprese: ‘In assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedalì. La Corte ha qualificato il payback come un ‘contributo di solidarietà proporzionato e necessario per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale in una situazione economico-finanziaria critica che impedisce a Stato e Regioni di coprire interamente le spese sanitarie con risorse pubbliche”. Questa situazione è comune a tutte le Regioni che hanno richiesto il pagamento del dovuto alle aziende fornitrici. Ha fatto seguito a tale dinamica procedimentale l’instaurazione di una quantità rilevantissima di contenziosi legali, con migliaia ; di posizioni aperte in Umbria”. “Le Regioni – continua la nota dell’avvocatura – devono tenere in considerazione il fatto che non si è in presenza di un credito certo, liquido ed esigibile. Quindi non può avere a posteriori ricadute sull’anno contabile 2024, e non può incidere a compensazione del disavanzo 2024 né quindi poteva in alcun modo intervenire sulla necessità della manovra che la Regione è stata costretta a fare. Il disavanzo in sanità della Regione Umbria è purtroppo strutturale da cinque anni (cioè si ripete da cinqe anni peggiorando sempre) e non può essere coperto da un credito puntuale che si maturasse ora, tanto più se incerto e non esigibile. Il rischio a livello nazionale e umbro è il fallimento di migliaia di aziende che, oltre a devastare il tessuto economico e sociale, metterebbe a rischio la fornitura dei dispositivi medici a ospedali e interi territori”. Infine la Regione comunica che “si riserverà di adire le vie legali anche con richiesta di risarcimento per danni a tutela dell’immagine degli amministratori, dell’istituzione regionale e per trasparenza e correttezza”.
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