L’offerta pubblica di Mediobanca su Banca Generali non è solo un’operazione di consolidamento nel Wealth Management, ma un passaggio epocale per molteplici aspetti del sistema finanziario italiano. A partire dalla rottura definitiva con il passato: Mediobanca, offrendo le azioni di Assicurazioni Generali in cambio di quelle di Banca Generali, si appresta a dismettere l’ultima storica partecipazione detenuta dall’istituto abbandonando quel modello misto di banca d’affari e holding di partecipazioni che era stato il tratto distintivo dal Dopoguerra.
L’operazione rappresenta il completamento di un percorso avviato nel 2008 dall’amministratore delegato Alberto Nagel, che ha trasformato la banca d’affari in un operatore integrato di Private & Investment Banking, ovvero una banca che si distingue per la sinergia tra i servizi di finanza aziendale e la gestione dei patrimoni. Il gruppo che verrà fuori dall’unione con Banca Generali vedrà rafforzate le sinergie tra gestione del risparmio e servizi di corporate & investment banking, con benefici per clienti, imprese e azionisti.
Presentando l’operazione al mercato, è stato evidenziato in particolare che Assicurazioni Generali potrà contare su un partner distributivo molto più rilevante della sola Banca Generali e che il Governo assisterà alla nascita di un polo tutto italiano specializzato nella gestione del risparmio.
L’operazione promette anche di placare le ostilità che hanno finora animato il risiko bancario: a differenza di altre offerte bancarie recenti, spesso segnate da contrasti e interventi governativi, il progetto Mediobanca-Banca Generali sembra godere di un clima costruttivo. Le parole di stima di Nagel verso l’ad di Banca Generali, Gian Maria Mossa, e l’apprezzamento espresso da Francesco Milleri, presidente di Delfin (primo azionista di Mediobanca) rafforzano questa percezione.
Il Wealth Management attira d’altronde l’interesse degli investitori per le sfide epocali che ha di fronte: tra queste il grande trasferimento generazionale della ricchezza, stimato in 6 mila miliardi di dollari a livello globale nei prossimi anni, come ha ricordato The Economist. In Italia, dove il risparmio privato e le medie imprese rappresentano i due capitali più ambiti, Mediobanca e Banca Generali potrebbero unire le forze per valorizzarli entrambi, con l’ambizione di rafforzare il legame tra finanza ed economia reale.
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