I «Girasoli» una carta in più per gli agriturismi


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Ma non in Puglia

֎La Puglia, con circa 1.000 agriturismi, è tra le prime 10 regioni italiane per numero di strutture secondo quanto certificato dai dati Ismea. Ma ancora non ha legiferato sul sistema di marchio. Complessivamente, in Italia le aziende agrituristiche sono 25mila. In Puglia, dal 2015, le strutture agrituristiche hanno totalizzato una media di quasi 500mila presenze all’anno, per un fatturato annuale stimato in circa 20 milioni di euro. L’agriturismo è una nuova cultura di turismo sostenibile, incentrata sul rispetto e sulla valorizzazione del territorio֎

Negli ultimi venti anni le aziende agricole italiane si sono reinventate, acquisendo una veste nuova sociale ed economica. Nell’immaginario collettivo si sta, infatti, diffondendo un nuovo modo di concepire l’agricoltura, quello della multifunzionalità. L’agricoltura non viene più identificata come mera attività di produzione di beni, ma come un settore poliedrico, capace di generare beni eterogenei e, soprattutto, servizi volti all’aumento del benessere sociale dell’intera collettività.

Le funzioni dell’agricoltura in chiave sociale, ambientale, territoriale, paesaggistica e alimentare, trovano espressione in pratiche e attività ormai diffuse in tutto il Paese.

Agricoltura e multifunzionalità

La multifunzionalità rappresenta, quindi, un’importante opportunità da cogliere per il settore agricolo, in quanto permette di offrire una serie di beni e servizi altrimenti impossibili da realizzare, anche da parte degli organismi pubblici, come la tutela del paesaggio, la trasmissione della cultura e delle tradizioni rurali.

Questa scelta strategica viene, oggi, intrapresa da molteplici aziende agricole, che impiegano le proprie energie in svariate attività, al fine di reagire alle esternalità negative, quali la bassa redditività e la perdita di autonomia nei confronti del mercato; conseguenze, queste, derivanti concretamente da una politica orientata quasi interamente alla produzione di prodotti consumabili. In tale ottica, si colloca una nuova cultura di turismo sostenibile, incentrata sul rispetto e sulla valorizzazione del territorio.

Le attività agrituristiche iniziano ad operare, già dagli anni 50, grazie alla riscoperta di un turismo che preferisce natura e paesaggio.

Per il Legislatore, di conseguenza, l’obiettivo è quello di sostenere l’agricoltura, realizzando un progressivo ampliamento dell’applicabilità dello statuto dell’imprenditore agricolo ad operatori del settore turistico che svolgono anche attività agricola. In altri termini, la disciplina dell’agriturismo nasce dalla volontà di far uscire l’imprenditore agricolo dalla ristretta tipologia delle sue attività tradizionali, alla ricerca di nuove occasioni di reddito in altri settori non solo tipicamente commerciali ma anche sociali e ambientali.

L’agriturismo è disciplinato dalla legge nazionale 20 febbraio 2006, n. 96. che ne definisce gli aspetti, le tipologie, e le finalità per la valorizzazione del patrimonio rurale e del territorio nazionale, demandando alle Regioni e alle Province autonome il compito di definire e caratterizzare l’attività agrituristica locale mediante l’emanazione di appositi provvedimenti legislativi.

L’agriturismo

Con agrituristiche devono intendersi quelle attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli, anche in forma societaria, attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione con le attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali. L’attività agrituristica ha, dunque, un contenuto complesso, che comprende un’attività di produzione di beni e/o di servizi, il cui esercizio conferirebbe a chi la esercita, di regola, la qualifica di imprenditore commerciale, ex art. 2195, co. 1, n. 1, c.c., ma che fonda la qualità di imprenditore agricolo per connessione, in virtù del collegamento con le attività agricole principali, ai sensi dell’art. 2135, co. 3, c.c15.

In attuazione della legge nazionale, nel 2013 l’Italia ha dato vita al marchio di settore «agriturismo Italia» (DM 13 febbraio 2013), per le aziende regolarmente operanti in base alle normative vigenti.

È stato anche istituito, in collaborazione con le amministrazioni regionali e le associazioni nazionali dell’agriturismo, un sistema di classificazione delle aziende agrituristiche, che comprende cinque categorie, con lo scopo di dare al pubblico una idea di massima del livello di comfort, della varietà dei servizi e della qualità del contesto ambientale di ogni azienda.

Per costruire il sistema di classificazione, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha promosso una serie di ricerche nazionali ed internazionali, in modo da identificare le esigenze del turista italiano e straniero verso l’offerta agrituristica e i requisiti più indicati per rappresentarne il gradimento. I risultati delle ricerche sono stati tradotti in un sistema di punteggio, attraverso il quale, ogni azienda viene inserita in una delle cinque classi.

I requisiti e i punteggi sono proposti per tutto il territorio nazionale, anche se le amministrazioni regionali possono adattarli alla realtà agrituristica locale in considerazione dei sistemi produttivi, dell’ambiente, delle tradizioni locali.

Nel mese di giugno 2014 sono state emanate le modalità per l’applicazione del marchio nazionale e istituito il repertorio nazionale dell’agriturismo (DM 3 giugno 2014) con la finalità di integrare tutti gli elenchi regionali e offrire una approfondita conoscenza del settore.

L’inquadramento dell’attività agrituristica in quella agricola è subordinato alla condizione che l’utilizzazione dell’azienda agricola a fine di agriturismo sia caratterizzata da un rapporto di complementarità rispetto all’attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento del bestiame, che deve comunque rimanere «prevalente».

Nel quadro di questi principi generali, l’articolo 4 della citata legge n. 96/2006 rimanda alle Regioni il compito di stabilire criteri, limiti e obblighi amministrativi per lo svolgimento dell’attività agrituristica nell’intento, ancora una volta, di adattare le regole ai diversi contesti rurali e socio economici del Paese.

In estrema sintesi, le Regioni:

a) disciplinano gli interventi per il recupero del patrimonio edilizio esistente utilizzato dall’imprenditore agricolo per l’esercizio di attività agrituristiche;

b) dettano criteri, limiti e obblighi amministrativi per lo svolgimento dell’attività agrituristica;

c) definiscono criteri per la valutazione del rapporto di connessione delle attività agrituristiche rispetto alle attività agricole che devono rimanere prevalenti;

d) stabiliscono i requisiti igienico-sanitari degli immobili e delle attrezzature da utilizzare per attività agrituristiche;

e) disciplinano le modalità per il rilascio del certificato di abilitazione all’esercizio dell’attività agrituristica (a tal fine possono anche organizzare specifici corsi di preparazione).

In tema, va segnalato come, recentemente, il Decreto Sostegni-bis abbia eliminato dall’art. 4 co. 2 della L. n. 96/2006 il riferimento al tempo di lavoro, quale regola di base per definire i criteri di connessione delle attività agrituristiche rispetto a quelle agricole. Il provvedimento ha, inoltre, previsto che gli addetti allo svolgimento dell’attività agrituristica siano considerati lavoratori agricoli anche ai fini della valutazione del rapporto di connessione tra attività agricola ed attività agrituristica.

A seguito di tali modifiche, si può, dunque, affermare che le valutazioni delle leggi regionali per determinare la prevalenza dell’attività agricola sull’agriturismo non risultano più ancorate a alcun parametro oggettivo. Ciò comporta che, attualmente, ogni Regione, in assenza di disposizioni nazionali univoche, potrà identificare criteri diversi per stabilire il rapporto di connessione.

Quali attività

Pare utile, a questo punto, fornire una breve panoramica su quali siano le attività che si possono svolgere all’interno dell’agriturismo.

L’attività principale dell’azienda agrituristica è costituita dell’ospitalità in alloggi o in spazi aperti destinati alla sosta di campeggiatori.

L’attività di ricezione deve essere svolta utilizzando in prevalenza i beni strumentali all’esercizio dell’attività agricola. La normativa ammette che l’imprenditore agricolo possa fornire questa prestazione di servizi anche mediante beni extra aziendali (cioè non strumentali all’esercizio dell’attività agricola) a condizione che essi non siano prevalenti.

Va, tuttavia, precisato che l’art. 2, lett. d) della legge n. 96 del 2006 include nel possibile oggetto dell’attività agrituristica, le attività ricreative, culturali, didattiche, di pratica sportiva, escursionismo ed ippoturismo.

Il successivo art. 4, comma 5 prevede che esse possono essere svolte autonomamente rispetto all’ospitalità ed alla somministrazione di pasti e bevande, a condizione che sia rispettato il vincolo di connessione. Se, invece, quest’ultimo non è soddisfatto, esse possono dare luogo esclusivamente all’erogazione di servizi integrativi ed accessori agli ospiti dell’agriturismo e non possono determinare il pagamento di corrispettivi specifici. Ciò comporta che, qualora i beni e risorse impiegati in tali attività non ottemperino i requisiti della prevalenza e della normalità citata, i servizi erogati loro tramite non possono essere qualificati connessi; per cui, se resi a favore di soggetti terzi, danno luogo all’esercizio di attività commerciale. In deroga a tale principio, tuttavia, la legge consente che tali servizi siano forniti esclusivamente a favore degli ospiti che soggiornano nell’agriturismo, rimanendo, in tal caso, inclusi nella giuridica attività agricola/agrituristica.

All’interno dell’impresa agrituristica è ammessa a somministrazione di pasti e bevande costituiti prevalentemente da prodotti propri e di aziende agricole della zona; nonché l’organizzazione di degustazioni di prodotti aziendali, ivi inclusa la mescita di vini.

La normativa vigente non prevede, invece, fra i servizi offerti dall’azienda agrituristica, le attività di catering e di banqueting, nemmeno utilizzando prodotti realizzati dall’azienda agrituristica.

La ristorazione in agriturismo risponde ad alcune esigenze fondamentali: anzitutto, è attività connessa a quella agricola principale, poiché vengono somministrate specialità di produzione propria dell’azienda; in secondo luogo, promuove l’agricoltura di una determinata porzione di territorio grazie all’offerta di prodotti realizzati anche in altre aziende agricole «della zona».

Sulla stessa linea dell’attività di ristorazione si pone la vendita diretta dei prodotti dell’azienda o a «chilometro 0» e la possibile realizzazione di «mercati dei contadini» (farmer market), di cui al d.m. n. 301 del 2007.

Negli ultimi anni, sulla scia delle fattorie didattiche, sono sempre più gli agriturismi che offrono anche attività ricreative, culturali, didattiche o che aprono le loro porte a scuole o comitive, per presentare e diffondere la cultura contadina e la conoscenza delle produzioni agricole.

Allo stesso modo è, inoltre, consentivo offrire attività di pratica sportiva, nonché escursionistiche e di ippoturismo, anche per mezzo di convenzioni con gli enti locali, finalizzate anche queste alla valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale.

Questo tipo di attività non propriamente agrituristiche, in quanto non connesse con l’attività agricola principale, né destinate alla valorizzazione del territorio, devono essere offerte soltanto ai turisti ospiti dell’azienda e non possono dare luogo a ricavi autonomi, a pena di perdita della qualifica, per gli introiti percepiti, di reddito agrario (con le conseguenze fiscali del caso). Tali attività ricreative non soddisfano, infatti, i requisiti di connessione previsti dalla Legge Quadro sull’agriturismo, per cui devono essere considerate esclusivamente come un complemento dell’offerta messa a disposizione degli ospiti. Ci si riferisce, in particolare, a tutte quelle attività legate al c.d. benessere (wellness), che utilizzano beni (ad esempio, la piscina) che certo non possono essere qualificati come normalmente utilizzati nell’esercizio delle attività agricole principali.

In un mondo sempre più attento e sensibile alle tematiche ambientali, anche il comparto agrituristico è spinto a muoversi in questa direzione. Parte degli operatori del settore hanno, quindi, deciso di compiere una serie di azioni e iniziative concrete, volte a ridurre l’impatto ambientale e sociale dell’attività e informare i turisti sulle scelte effettuate.

L’agriturismo biologico

L’agriturismo biologico focalizza, in particolare, le sue attività sul rispetto e sulla valorizzazione del territorio con l’adozione di sistemi di agricoltura biologica e di bioedilizia. Le principali scelte ecosostenibili compiute dagli agriturismi italiani comprendono inoltre: la riduzione degli sprechi di risorse; l’auto-produzione di energia tramite fonti rinnovabili; l’adozione di tecniche biologiche di coltivazione o allevamento; l’adozione di pratiche per la riduzione dei rifiuti; la presenza di facilitazioni per le persone con disabilità; l’informazione degli ospiti sulla politica ambientale adottata; l’incentivo alla mobilità sostenibile; la riduzione del consumo di plastica; l’adozione di strumenti per la gestione sostenibile.

L’agriturismo e l’agrivoltaico rappresentano due realtà sempre più interconnesse nel panorama dell’agricoltura sostenibile e multifunzionale. L’agrivoltaico, che combina la produzione agricola con la generazione di energia solare, offre agli agriturismi l’opportunità di ridurre i costi energetici e di promuovere un’immagine «eco-friendly» o «sostenibile» ossia che rappresenta prodotti o pratiche che sono pensati per ridurre l’impatto ambientale, spesso attraverso il riciclo, l’uso di materiali biodegradabili, il risparmio energetico o la promozione di pratiche agricole, attirando visitatori sensibili alle tematiche ambientali. Allo stesso tempo, gli agriturismi possono fungere da vetrina per le tecnologie agri voltaiche, dimostrando come sia possibile conciliare tradizione agricola e innovazione energetica. Questa sinergia non solo favorisce la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile, ma apre anche nuove prospettive economiche per le aziende agricole, che possono diversificare le proprie fonti di reddito e rafforzare il legame con il territorio e la comunità.

L’agrivoltaico, che consiste nell’installazione di pannelli solari sospesi o integrati nei terreni agricoli, permette di produrre energia rinnovabile senza compromettere la coltivazione dei campi. A differenza dei tradizionali impianti fotovoltaici a terra, che occupano il suolo agricolo e ne limitano l’uso, i sistemi agri voltaici avanzati sono progettati per mantenere e persino migliorare l’uso agricolo del terreno. Questo è possibile grazie a strutture rialzate e distanziate, che consentono la crescita delle colture sottostanti e l’impiego di macchinari agricoli. Inoltre, il microclima sotto i pannelli può favorire la conservazione dell’umidità del suolo e proteggere le colture dagli eventi climatici estremi.

L’adozione dell’agrivoltaico negli agriturismi porta molteplici benefici. Innanzitutto, permette agli agriturismi di ridurre i costi energetici, migliorare l’efficienza delle risorse idriche e generare un reddito aggiuntivo dalla vendita dell’energia in eccesso alla rete. In secondo luogo, la produzione di energia rinnovabile consente agli agriturismi di ottenere certificazioni di sostenibilità, aumentando la loro attrattività per un pubblico sempre più attento all’impatto ambientale delle proprie scelte di viaggio.

Dal punto di vista turistico, l’integrazione dell’agrivoltaico in un agriturismo può diventare un elemento distintivo e attrattivo. Sempre più viaggiatori sono alla ricerca di esperienze autentiche e sostenibili, e un agriturismo che utilizza energia pulita e promuove pratiche innovative può posizionarsi come meta ideale per un turismo responsabile. I visitatori possono essere coinvolti in attività educative, come visite guidate agli impianti agri voltaici o laboratori sull’energia rinnovabile, arricchendo così l’offerta esperienziale dell’agriturismo.

Inoltre, questa sinergia contribuisce a rafforzare il legame tra agricoltura, comunità e territorio. Gli agriturismi che adottano l’agrivoltaico diventano modelli di sviluppo sostenibile, dimostrando come sia possibile coniugare tradizione e innovazione. Questo approccio può attirare l’interesse di investitori, istituzioni e consumatori, favorendo la creazione di reti locali virtuose e promuovendo una maggiore consapevolezza ambientale.

Un altro aspetto fondamentale da considerare è il quadro normativo che regola l’integrazione dell’agrivoltaico nelle aziende agrituristiche. La normativa italiana prevede incentivi per lo sviluppo delle energie rinnovabili in ambito agricolo, tra cui finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto. Il Decreto Ministeriale (DM) Agrivoltaico del 22 dicembre 2023 è un decreto che disciplina gli incentivi per la realizzazione di impianti agri voltaici, mentre il Testo Unico Fer è un decreto che disciplina i regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Testo Unico Fer e il DM Agrivoltaico del 22 dicembre 2023 stabiliscono criteri specifici per l’installazione degli impianti, imponendo altezze minime e distanze tra i moduli per garantire la continuità delle attività agricole.

Inoltre, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha destinato ingenti risorse alla promozione dell’agrivoltaico avanzato, con l’obiettivo di favorire la transizione ecologica senza compromettere la destinazione agricola dei terreni. Gli agriturismi possono beneficiare di questi strumenti di sostegno per investire in infrastrutture energetiche innovative e ridurre ulteriormente l’impatto ambientale delle proprie attività.

In sintesi, il binomio agriturismo-agrivoltaico non solo rappresenta una soluzione concreta per affrontare le sfide energetiche e climatiche del nostro tempo, ma apre anche nuove opportunità economiche e culturali, trasformando le aziende agricole in veri e propri hub di sostenibilità e innovazione. L’adozione di sistemi agri voltaici consente agli agriturismi di rafforzare la propria competitività, migliorare l’efficienza delle risorse e offrire un valore aggiunto ai propri ospiti.

L’integrazione tra agriturismo e agrivoltaico si configura come una strategia vincente per promuovere un modello di sviluppo che rispetti l’ambiente, valorizzi le tradizioni rurali e garantisca nuove prospettive di crescita per il settore agricolo e turistico.

Il modello italiano di agriturismo, come già analizzato, si distingue per la stretta connessione tra le attività turistiche e quelle agricole, fondamento di una legislazione che mira a preservare l’identità rurale attraverso norme regionali vincolanti. Tuttavia, se confrontato con altre realtà europee, emerge una notevole diversità nell’approccio normativo e nelle modalità di applicazione, caratterizzata da maggiore flessibilità in alcuni paesi, come la Francia e la Spagna, dove l’agriturismo è visto non solo come un mezzo per sostenere l’agricoltura, ma anche come un motore di sviluppo turistico ed economico più ampio.

In Francia

In Francia, la legislazione sull’agriturismo si caratterizza per un approccio più dinamico e multifunzionale, che consente un equilibrio meno rigido tra attività agricole e turistiche. La Loi d’Orientation Agricole ha segnato un’importante evoluzione, promuovendo la multifunzionalità nelle aziende agricole e incentivando la diversificazione delle attività economiche. Le «fermes auberges» (locande agricole: aziende agricole che offrono ristorazione) e i «gîtes ruraux» (alloggi rurali) godono di una notevole libertà, potendo dedicare fino al 50% del proprio fatturato alle attività turistiche, purché continuino a mantenere una produzione agricola attiva. Ciò consente una maggiore fluidità nella gestione aziendale, favorendo l’innovazione e la diversificazione senza compromettere l’identità agricola.

A questa flessibilità si affianca un sistema di certificazione, come il marchio «Bienvenue à la ferme» (Benvenuti alla fattoria), che promuove l’autenticità dei servizi e la qualità dell’offerta. Questo marchio non solo garantisce la genuinità dell’esperienza turistica, ma apre anche la porta a incentivi fiscali e fondi europei destinati alla promozione delle filiere corte e alla valorizzazione delle produzioni locali. Un elemento distintivo del modello francese è la sua capacità di integrare l’agriturismo con la vendita diretta dei prodotti locali, creando una connessione diretta tra i turisti e i produttori, un aspetto che favorisce la valorizzazione del patrimonio gastronomico e la sostenibilità economica delle aziende agricole.

In Spagna

La Spagna, purtroppo, presenta una normativa meno uniforme a causa della delega alle 17 comunità autonome, che hanno il potere di definire regole specifiche per il turismo rurale. Questo ha portato a un panorama eterogeneo, con significative differenze tra le regioni. In Catalogna, ad esempio, è richiesto che almeno il 60% degli alimenti serviti negli agriturismi provenga dalla stessa azienda agricola, mentre in Andalusia, la legge è meno stringente, con un orientamento più marcato verso il turismo esperienziale, come escursioni e attività all’aria aperta, anche senza un obbligo di produzione agricola locale. La Spagna, pertanto, privilegia un modello di agriturismo più diversificato, dove l’offerta di attività ricreative o culturali, come corsi di cucina o partecipazione alla vendemmia, può diventare il fulcro dell’esperienza turistica. Pur senza vincoli troppo rigidi sulla produzione agricola, la normativa spagnola stimola la connessione con il territorio attraverso la promozione di attività che permettano ai visitatori di immergersi nella cultura e nelle tradizioni locali, valorizzando al contempo il paesaggio rurale. In alcune regioni, inoltre, l’agriturismo è visto come una risorsa per rivitalizzare aree rurali meno sviluppate, e per questo motivo sono previsti incentivi fiscali e sovvenzioni per le aziende agricole che scelgono di diversificare l’offerta turistica.

In altri paesi

Se ci spostiamo su altri paesi europei, è interessante notare come la normativa tedesca, pur essendo meno articolata rispetto a quella francese o spagnola, abbia sviluppato un modello che enfatizza l’integrazione tra turismo e agricoltura. In Germania, l’agriturismo è regolato sotto il più ampio quadro del «turismo rurale», dove le aziende agricole possono scegliere liberamente di offrire ospitalità, ma l’aspetto principale resta l’integrazione dei visitatori nelle attività agricole quotidiane, come la raccolta dei frutti o la cura degli animali. Un altro esempio significativo è quello dei Paesi Bassi, dove l’agriturismo è spesso legato alla sostenibilità ambientale, con un forte focus sulla gestione ecologica delle terre e sull’educazione ambientale per i turisti, che partecipano attivamente a pratiche agricole sostenibili. La crescente attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità ha influenzato positivamente anche il modello agrituristico nei paesi scandinavi, come la Svezia e la Norvegia, dove le strutture sono spesso inserite in contesti naturali di grande pregio paesaggistico, e la normativa favorisce l’integrazione del turismo con attività di educazione ambientale e promozione di stili di vita eco-sostenibili.

In conclusione, i modelli di agriturismo in Europa riflettono la diversità culturale e le differenti priorità economiche e sociali dei singoli paesi. Mentre l’Italia continua a mantenere un approccio rigoroso incentrato sull’agricoltura, la Francia e la Spagna adottano modelli più flessibili, che favoriscono la multifunzionalità e la diversificazione delle attività agricole. Altri paesi, come la Germania e i Paesi Bassi, enfatizzano l’integrazione tra agricoltura e sostenibilità ambientale, contribuendo a una visione del turismo rurale che va oltre la semplice offerta ricettiva. Questi modelli, pur presentando differenze significative, condividono l’obiettivo comune di promuovere una simbiosi tra agricoltura, turismo e sostenibilità, adattandosi alle specificità territoriali e culturali di ciascun paese.

Ricerca di qualità

L’agriturismo italiano si conferma come un modello virtuoso di sviluppo sostenibile, capace di coniugare tradizione, innovazione e rispetto per l’ambiente. Negli ultimi decenni, il settore ha saputo evolversi, diversificando la propria offerta per rispondere alle nuove esigenze dei turisti e valorizzare il territorio e i prodotti agroalimentari di eccellenza. Tuttavia, affinché l’agriturismo continui a crescere e a mantenere il suo vantaggio competitivo, è indispensabile che esso si consolidi ulteriormente come testimonial del territorio. In questo contesto, la sinergia con altri attori locali (dalle aziende agricole alle istituzioni) risulta fondamentale per creare un’offerta sempre più integrata e competitiva, in grado di trasformarsi in un autentico strumento di sviluppo territoriale. Alcune strutture stanno già puntando su servizi di ospitalità sempre più sofisticati, che spaziano dalla ristorazione di alta gamma a trattamenti benessere degni delle migliori spa alberghiere, dimostrando come l’agriturismo possa evolversi senza perdere la sua identità rurale.

L’Italia, inoltre, può trarre notevoli spunti comparativi da modelli esteri per migliorare la qualità dei propri servizi. Ad esempio, il sistema di certificazione «Bienvenue à la ferme» in Francia, che garantisce standard qualitativi elevati e promuove l’autenticità dell’esperienza rurale attraverso incentivi fiscali e accesso a fondi europei, rappresenta un modello adattabile al contesto italiano. Anche la Germania offre esempi virtuosi, integrando attività educative e partecipative (come la raccolta di frutta o la cura degli animali) che permettono ai visitatori di vivere esperienze immersive e formative. Questi spunti suggeriscono l’opportunità di ampliare ulteriormente l’offerta agrituristica includendo attività interattive, in grado di rafforzare il legame con il territorio e di valorizzare i prodotti agroalimentari di qualità.

Il futuro dell’agriturismo sarà sempre più influenzato dall’innovazione tecnologica. L’adozione di piattaforme digitali per le prenotazioni, applicazioni per la gestione operativa e strumenti di marketing digitale sta già trasformando il settore, facilitando la gestione e ampliando il pubblico a livello nazionale e internazionale. Tuttavia, la digitalizzazione non deve intaccare l’autenticità dell’esperienza rurale, ma integrarsi armoniosamente con essa, offrendo un connubio equilibrato tra modernità e tradizione. Allo stesso tempo, il settore deve fronteggiare sfide rilevanti: il cambiamento climatico, con impatti diretti sulle coltivazioni e sulle risorse naturali, e la crescente concorrenza di altre forme di turismo, che richiedono un continuo adattamento alle nuove esigenze dei viaggiatori, sempre più orientati verso esperienze autentiche e sostenibili.

Infine, l’agriturismo si afferma come un modello di sviluppo sostenibile per il futuro del turismo italiano. La capacità di integrare pratiche agricole eco-compatibili (quali l’agricoltura biologica e l’agrivoltaico) con servizi turistici di alta qualità rende questo settore un esempio emblematico di come economia, ambiente e società possano coesistere in maniera virtuosa. Il successo futuro del modello agrituristico dipenderà dalla sua capacità di innovare continuamente, mantenendo al centro i valori della sostenibilità e dell’autenticità, e dall’adozione di best practice internazionali che possano ulteriormente elevare la qualità dell’offerta. In definitiva, l’agriturismo italiano non solo preserva il patrimonio rurale e culturale, ma si configura come un potente strumento per lo sviluppo territoriale e come un modello di turismo responsabile, destinato a guidare il futuro del turismo in Italia e a essere riconosciuto a livello globale come punto di riferimento.

Il Girasole, marchio dell’agriturismo

In attuazione della legge nazionale, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali con decreto 13 febbraio 2013 n. 1720 ha emanato, in base alla legge 20 febbraio 2006, n.  96, art.  9, i criteri omogenei di classificazione delle aziende agrituristiche ed è stato approvato il   Marchio   nazionale dell’agriturismo ed è stato previsto che il Ministero definisca, previa intesa   della   Conferenza   Stato-Regioni, le   modalità applicative per l’utilizzo del Marchio.

Con il decreto ministeriale n. 13078 del 23 ottobre 2013 è stato istituito il Comitato consultivo dell’agriturismo con il compito di formulare proposte per la realizzazione degli obiettivi di cui al decreto ministeriale del 13 febbraio 2013 innanzi citato e per lo sviluppo e la promozione dell’agriturismo sui   mercati nazionali ed esteri; successivamente con il decreto dipartimentale n. 2854 del 5 febbraio 2014 è stato costituito il Comitato consultivo dell’agriturismo; dato vita ad un sistema di classificazione delle aziende agrituristiche, che comprende cinque categorie, con lo scopo di dare al pubblico una idea di massima del livello di comfort, della varietà dei servizi e della qualità del contesto ambientale di ogni azienda.

Successivamente con decreto 3 giugno 2014 sono state stabilite le modalità di applicazione del Marchio nazionale dell’agriturismo e istituito il repertorio nazionale dell’agriturismo.

Il Marchio rappresenta la stilizzazione di una casa rurale, di un albero e della bandiera italiana che prende la forma delle linee di un campo arato, iscritti all’interno di un girasole.  Sotto il girasole è riportata la scritta «Agriturismo Italia» (disposta su due righe con centratura ad epigrafe). Il Marchio, quando riferito ad aziende agrituristiche, può essere accompagnato dalla denominazione dell’azienda e dalla simbologia di classificazione.

La scelta del simbolo del girasole è stata fatta per rendere più facile l’identificazione e la valutazione degli agriturismi da parte dei clienti, e per promuovere la loro attività turistica. La classificazione è un elemento importante per la reputazione dell’agriturismo e può influenzare la scelta dei clienti.

Puglia senza girasoli

La Regione Puglia ha legiferato sull’attività dell’agriturismo con la legge regionale 13 febbraio 2013, n.42 (Disciplina dell’agriturismo) recentemente oggetto di modifiche giusta legge regionale 19 febbraio 2024, n. 4 «Modifiche alla legge regionale 13 dicembre 2013, n. 42 (Disciplina dell’agriturismo) e modifica alla legge regionale 24 luglio 2012, n. 19 (Interventi di valorizzazione del comparto zootecnico)».
Nel complesso la disciplina regionale non ha innovato su quanto previsto dal D.M. 13.2.2013 e dal D.M. 3.6.2014.

La Puglia, tuttavia, con circa 1.000 agriturismi, è tra le prime 10 regioni italiane per numero di strutture secondo quanto certificato dai dati Ismea. Complessivamente, in Italia le aziende agrituristiche sono 25mila. In Puglia, dal 2015, le strutture agrituristiche hanno totalizzato una media di quasi 500mila presenze all’anno, per un fatturato annuale stimato in circa 20 milioni di euro.

L’azienda agrituristica, come si è innanzi accennato, preserva suolo e paesaggio dall’avanzata di cemento, da incuria e degrado che hanno già «bruciato» 2 milioni di ettari di terreno agricolo negli ultimi vent’anni. Inoltre, conserva la biodiversità e contrasta il dissesto idrogeologico che nel nostro Paese riguarda 6.633 comuni e il 9,8% della superficie nazionale. L’Italia ha più di 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali tra le pieghe del Paese, uno su quattro a rischio estinzione.

L’agriturismo è un’eccellenza italiana, una formula di viaggio green che sta contribuendo a sostenere il turismo nelle aree montane e collinari, dove si trova l’84% delle strutture, ed è una componente essenziale della multifunzionalità agricola. È merito delle aziende agrituristiche aver recuperato e valorizzato luoghi e edifici della tradizione, paesaggi e varietà antiche, così come aver ripreso vecchie ricette contadine, piatti regionali ormai quasi sconosciuti, tutelando la biodiversità e creando capitale sociale. Complessivamente, gli agriturismi italiani hanno un potenziale di oltre 245mila posti letto e quasi 450mila coperti per il ristoro, oltre a 11mila piazzole per l’agri-campeggio e a quasi 2mila aziende attive come Fattorie didattiche e sociali. Il comparto si dimostra in continuo movimento con un moltiplicarsi di idee e attività. La metà delle strutture permette di praticare equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, Spa e piscina, corsi e seminari.

 

Francesco Sannicandro



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