La banca ritorni alla sua missione




Nel tourbillon del risiko bancario in corso è arrivata l’annuale relazione di Fabio Panetta, governatore di Bankitalia. Leggendone i resoconti mi par di capire che nelle stanze di Palazzo Koch si auspica che dall’attuale tentativo di rimescolamento del mercato creditizio ne escano fusioni che si traducano in tangibili vantaggi per l’economia reale. Anziché la solita messa in atto di operazioni orchestrate per mere finalità finanziarie. L’auspicio di Panetta è ovviamente da condividere. Tuttavia, va sempre ricordato, che il sistema bancario è predisposto ad adottare pratiche non particolarmente sensibili alle esigenze di famiglie e imprese. Da troppo tempo, gli istituti creditizi sono venuti meno a quella che dovrebbe essere la propria vocazione: svolgere l’attività di raccolta del risparmio per tornarla sul mercato con prestiti a favore dell’economia. Invece, le banche si sono soprattutto indirizzate ad altro con impieghi discutibili e fuori dalla missione di generare valore. Su questo Panetta è stato chiaro. Le sue parole, misurate nei toni, sono risuonate come un invito al Sistema creditizio a tornare sui suoi passi.

L’essere uscite dal seminato non è stata una buona mossa. Piuttosto un azzardo che ha prodotto danni di non poco conto. Oggi, con le oggettive difficoltà che il mondo esprime, famiglie e imprese devono poter contare su rapporti fiduciari con gli istituti di credito. Ma perché ciò accada le banche devono riscoprire l’importanza di fare le banche. Il che non vuol dire attivare la formula del prestito facile a tutti senza le doverose verifiche.

Il recupero della relazione con il cliente è il metodo adeguato per adempiere in modo efficiente alla propria mission di supporto. Tra banche ed economia reale deve tornare il dialogo profittevole. Visto e considerato che le economie si reggono sul pilastro bancocentrico.

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