Manufatturiero in calo, “Gli imprenditori traggono un’energia in più dalle difficoltà del territorio”, Vigne sulle scadenze del Pnrr: “Serve però visione di lungo periodo”


BELLUNO. “In provincia abbiamo imprenditori che sanno di avere degli svantaggi legati alla mancanza di collegamenti, al fatto di trovarsi in un territorio marginale e orograficamente difficile, alla difficoltà di trovare collaboratori che possono far crescere l’azienda perché i pochi che ci sono se li contendono le imprese. Tutte queste difficoltà danno però all’imprenditore bellunese, in qualche modo, un’energia in più”. Così afferma a Il Dolomiti Gianluca Vigne, Ceo di Areatecnica e vice presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, con il quale abbiamo analizzato la situazione economica, soprattutto in vista della scadenza del Pnrr.

 

Gli ultimi dati della Camera di commercio vedono la produzione manifatturiera ancora in calo nel primo trimestre 2025 e da un sondaggio emerge che circa il 30% degli imprenditori bellunesi teme un peggioramento nei prossimi mesi. Cosa dobbiamo aspettarci?

 

“I timori sono fondati in tutta l’industria da almeno un anno e mezzo. Non si tratta solo delle crisi internazionali – sostiene Vigne – ma anche della nuova crescita del costo dell’energia: sono dinamiche difficili da governare, che lasciano molti punti interrogativi. Dall’altra parte, però, c’è la governance del territorio: a volte l’Europa complica le cose e anche il nostro Paese ci mette del suo. Mi riferisco prevalentemente a quella che definiamo burocrazia, che in realtà comprende un insieme di regole che ostacolano e appesantiscono il lavoro di chi vuol essere reattivo. Negli ultimi anni abbiamo avuto una politica debole, con obiettivi poco chiari e priva di grandi visioni, e le politiche di gestione sono state di fatto governate più dagli uffici, portando a un inasprimento del fardello burocratico. Nonostante ciò, sono molto fiducioso perché sento che le cose stanno riprendendo slancio. Nel nostro settore, seppur non ancora in modo strutturale, ci sono i segnali che qualcosa sta reagendo, probabilmente anche grazie al fatto che la politica, a forza di sollecitazioni, ha iniziato a fluidificare alcuni processi. La sensazione quindi è che, se prima vedevamo un 2025 buio, ora possiamo auspicare a un inizio di ripresa”.

 

Areatecnica è una società d’ingegneria che si occupa di progettazione, consulenza, project management e direzione dei lavori con cantieri in tutta Italia. Opera in ambiti diversi, come industria, infrastrutture, edilizia ospedaliera, terziario, studi ambientali e di architettura. Lavora quindi in settori molto coinvolti dalle opere del Piano di ripresa e resilienza, la cui scadenza è vista da più parti come elemento di difficoltà per il tessuto produttivo, soprattutto in aree tradizionalmente fragili come la montagna. Secondo Openpnrr, in provincia di Belluno sono attivi 1.207 progetti per complessivi 414 milioni di euro, di cui 302.7 sono risorse Pnrr: la maggior parte destinata a scuola e ricerca (93.4 milioni), impresa e lavoro (88.6 milioni) e transizione ecologica (84.7 milioni) e con numerosi progetti su digitalizzazione e infrastrutture.

 

“Sono timori inevitabili – osserva Vigne – ma ci sono alcuni aspetti da considerare. Noi ad esempio siamo molto impegnati su opere di ingegneria finanziate nel Pnrr, in particolare nella sanità, ma ci rendiamo conto che manca una piattaforma pronta a gestire questo nuovo assetto sanitario: ci sono cioè aree di eccellenza che sapranno gestire bene gli investimenti, ma in altre c’è il rischio che non accada. Non parlo necessariamente del gap tra nord e sud Italia: anche nel nord ci sono realtà ritenute virtuose che, in realtà, negli ultimi anni hanno perso competitività. Non vedo una ragione precisa del perché, anche all’interno di una stessa Regione, ci siano queste differenze: probabilmente gli attori coinvolti nella gestione di alcuni territori non hanno lavorato in sinergia per perseguire gli stessi obiettivi di crescita. Di conseguenza, in filiere produttive con tempi lunghi come la nostra quello che vediamo oggi è frutto di imperizia o di buona visione nelle scelte fatte dieci o vent’anni fa: non dipende cioè solo da chi attua concretamente oggi le risorse del Pnrr.

 

Da questo punto di vista, il Veneto è una realtà abbastanza omogenea, che ha beneficiato di un certo coordinamento, e il Bellunese si colloca nella media positiva di altre realtà regionali, anche perché i nostri imprenditori sono consapevoli dei punti deboli del territorio e ne hanno tratto una spinta in più. Dall’altro lato, tuttavia, le nostre piccole medie imprese tendono a credere a una crescita perlopiù moderata e molto sicura, con poca propensione all’azzardo, per cui, pur avendo un’ottima solidità e una non scontata longevità, agiscono con un po’ di prudenza in più rispetto ad altri territori”.

 

Altro aspetto da tenere a mente, infine, è la difficoltà con cui in Italia sono valorizzate le esperienze e le competenze sul lungo periodo. “Siamo un Paese – conclude Vigne – che deve sempre lavorare nelle emergenze. Il settore dell’ingegneria, ad esempio, ha visto triplicare i suoi volumi nel giro di un paio d’anni e, per far fronte alla crescente domanda, si sono create nuove imprese che però, prive del know-how sufficiente, alla prima crisi vacillano, tanto più quando verrà a mancare la spinta del Pnrr e molti addetti torneranno nell’industria, abbandonando le esperienze fatte. Penso che l’Italia stia cercando di salvare quello che non riuscirà a mettere a terra con altri tipi di finanziamento, spostando le progettualità dal Pnrr ai fondi di coesione. Se così fosse, si potrebbe garantire un prolungamento di quest’onda virtuosa, ma in questa transizione l’Europa non deve attivare meccanismi complicati tali da fermare tutto, altrimenti rimetterlo in moto sarà difficile. Bisogna piuttosto favorire una certa continuità e farlo da subito. Se non lo facciamo, il rischio è arrivare alla scadenza del Pnrr senza aver trovato il modo di rifinanziare e ripartire: ma nel frattempo avremo perso le persone e le competenze”.





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