Il Banco di Sardegna continua a registrare utili di anno in anno, rafforzando il patrimonio, migliorando gli indici e contribuendo a beneficiare gli azionisti del gruppo Bper. Verrebbe da dire che l’istituto di credito sardo continua a fare il suo lavoro, se non fosse che questo comporta un corollario fondamentale: se una banca è sana può sostenere e far crescere il territorio, raccogliendo, proteggendo e valorizzandone la ricchezza; se è in difficoltà questa si riverbera immediatamente sul contesto. Ergo, il nostro paese, ma il discorso vale per tutti, non può permettersi di avere istituti non performanti. E in una classifica, non ipotetica ma reale, basata sui parametri di rischiosità l’intero gruppo Bper è ai primissimi posti nazionali. Merito anche della solidità del Banco che ha chiuso il 2023 con un utile netto di 140 milioni, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Oltre all’utile raddoppiato emergono il margine di interesse (la differenza tra interessi attivi e passivi) e le commissioni nette, che superano i 507 milioni (+31%), trainati dal margine di interesse, che cresce del 60%. La raccolta complessiva è salita a 18,4 miliardi (+6,6% su dicembre 2022).
Le nuove erogazioni a imprese e famiglie hanno superato gli 800 milioni e hanno compensato i 730 milioni di scadenze; 494 milioni le nuove erogazioni per acquisto di prima casa. Oltre ai dati positivi su raccolta e gestione del risparmio, il costante miglioramento della qualità del credito. Il portafoglio dei crediti deteriorati, si riduce di anno in anno, arrivando nel 2023 a un valore netto di 65,4 milioni. Le sofferenze, cioè i crediti per i quali la banca ritiene il debitore non in grado di rientrare, sono quasi azzerate.
La patrimonializzazione si mantiene molto solida, con coefficienti patrimoniali ancora in crescita e largamente superiori ai requisiti normativi. Il Common Equity Tier 1 ratio raggiunge il 27,48% (27,24% nel 2022). È uno dei valori più alti tra le banche, è quasi il triplo di quanto richiesto dalla Banca Centrale Europea e rappresenta la quota del capitale versato in grado di coprire le attività di rischio. C’è infine un dato che va analizzato senza preconcetti. Ed è quello che riguarda il personale. Il Banco nel 2021 aveva 2158 dipendenti, scesi a 1933 due anni dopo. Il calo, nonostante le assunzioni è fisiologico e dipende dall’impatto che le nuove tecnologie hanno sui processi produttivi. Una direzione di marcia che non si può invertire, al massimo governare.
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