Il risiko bancario non deve essere guidato dalla voglia di gigantismo




Ultim’ora news 2 giugno ore 12


Mercoledì 4 si terrà la prima udienza al Tar del Lazio sul ricorso presentato da Unicredit contro l’applicazione della normativa golden power all’ops su Banco Bpm. Nei giorni scorsi il ministero dell’Economia ha dato una prima risposta alla richiesta di chiarimenti – insieme con una modifica in sede di autotutelaavanzata da Unicredit a proposito dell’operazione in questione.

La nota del Tesoro sembra quasi una preparazione per l’udienza anzidetta, nella quale non si sa se la banca arriverà a chiedere una decisione di urgenza con, intanto, la sospensione delle misure adottate. Il Mef in sostanza ha confermato la piena legittimità del golden power insieme con la possibilità della concreta attuazione delle prescrizioni che sono state previste. In ogni caso, se insorgessero difficoltà nell’adempimento, Unicredit potrà segnalarle al Tesoro con le necessarie motivazioni, corrispondendo ai principi di leale collaborazione e buona fede.

La strettoria delle norme sul golden power nel giudizio del Tar su Unicredit-Banco Bpm

È da ritenere che questa sarà la linea che il governo terrà pure nel giudizio in seno al Tar, che muove però dal presupposto della non modificabilità delle norme primarie, salvo lo spiraglio introdotto su aspetti attuativi. E ciò a maggior ragione dopo che il ministro Giancarlo Giorgetti aveva lasciato trasparire l’ipotesi di sue dimissioni – poi però passate nell’oblio – se si fosse agito per modificare sostanzialmente il golden power.

Tra le possibilità di riconsiderazione motivata di profili attuativi vi è probabilmente la questione dei tempi dell’abbandono della Russia da parte di Piazza Gae Aulenti, su cui in particolare, il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani nutre alcuni dubbi.

Resta il fatto che sulle aggregazioni in corso incombono gli eventuali provvedimenti del Tar. Nel nostro caso al predetto si affiancano il provvedimento richiesto da Banco Bpm sulla sospensione di 30 giorni dell’iter dell’ops decisa dalla Consob, il monitoraggio che potrebbe eventualmente sfociare in qualche provvedimento della Commissione Ue anche nell’esercizio delle attribuzioni antitrust, la posizione del governo tedesco sull’operazione Unicredit-Commerzbank, in qualche modo collegata a quella domestica, le decisioni della Corte Europea sul caso Russia in precedenza adita da Unicredit dopo le decisioni Bce.

L’incrocio di decisioni potenzialmente in contrapposizione

Un quadro del genere mai finora si era presentato. È il richiamo contenuto nelle Considerazioni Finali del governatore Fabio Panetta laddove cita le altre autorità nazionali ed estere che operano secondo le competenze previste dalla legge. Dunque vi è un profilo istituzionale che riguarda la pletora di verifiche e autorizzazioni richieste, per le quali bisognerà mettere ordine se si vuole evitare che la mano destra non conosca quel che fa la sinistra, con la conseguenza di possibili contrapposizione dei contenuti delle diverse decisioni. Ne aveva scritto in passato Roberto Sommella.

Qui ritorna il tema dei testi unici europei che dovrebbero contenere non solo un riassetto normativo ma pure una riconsiderazione dell’architettura istituzionale. Poi vi sono le questioni sostanziali che Panetta ha posto, concernenti le finalità delle concentrazioni. Esse debbono creare valore e ciò significa, ha precisato Panetta, offrire a imprese e famiglie finanziamenti adeguati per quantità e costi, strumenti di impiego efficaci e trasparenti, servizi qualificati e innovativi, coerenti con le esigenze di sviluppo del Paese.

La logica dietro le aggregazioni bancarie

Più volte su queste pagine abbiamo sostenuto che le aggregazioni devono essere mirate a far sì che le banche rispondano meglio alla loro ragion d’essere, che è quella ora indicata dal governatore. Poiché per diversi aspetti le concentrazioni sono apparse quasi dimentiche della loro ragione ultima e dunque limitatamente mirate ai confronti tra gli azionisti e alla crescita del valore solo per loro, abbiamo letto che subito dopo la lettura delle Considerazioni Finali il ceo di Unicredit Andrea Orcel, considerato una personalità eccellente a livello internazionale, innanzitutto nel campo finanziario e del m&a, si è affrettato a precisare gli sviluppi dell’attività di erogazione del credito del proprio istituto.

In effetti, si vorrebbe che si parlasse di strategie, del modo in cui con intermediari rafforzati si affrontano e si sospingono le trasformazioni, di come si intenda rapportarsi, con una presumibilmente rafforzata configurazione aziendale, alla clientela, mentre si sviluppa l’operatività a distanza e iniziano le applicazioni dell’intelligenza artificiale generativa, ma non vengono meno il ruolo del rapporto diretto allo sportello e quindi quello delle dipendenze.

È significativo che, mentre Unicredit appare impegnato nel fronteggiare le prescrizioni del golden power, Bpm comunica frequentemente notizie e dati sugli incontri nelle diverse aree del territorio di competenza con esponenti del mondo economico, istituzionale e del lavoro. Due interpretazioni di ruoli fondamentali? Non si arriva a tanto ma bisogna prevenire il rischio che ci si incammini verso le aggregazioni per le aggregazioni in nome di una velata aspirazione al gigantismo bancario. (riproduzione riservata)



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