ecco come sarà l’acciaieria di Terni di domani


Messe le firme in calce alle 29 pagine che compongono l’accordo di programma tra il gruppo Arvedi-Ast, Governo, Regione Umbria e Comune di Terni, adesso alle parole va dando un contorno di concretezza per trasformare gli impegni in sviluppo e futuro. Un futuro che, secondo le intenzioni, dovrebbe vedere la fabbrica di viale Brin diventare più sostenibile, tecnologicamente avanzata, con una forte impronta green e impegnata a mantenere e potenzialmente aumentare i livelli occupazionali, conquistando nuovi spazi di mercato.

Ecco allora una fotografia dei principali passaggi del documento attorno al quale oggi il mondo della politica ternana e umbra festeggia ma che i sindacati definiscono non come un punto di arrivo, ma una partenza.

Produzioni: acciaio inox ed elettrico, verso l’alta gamma

Il cuore dell’intervento è il piano industriale di Ast, che prevede un investimento complessivo di oltre 1,1 miliardi di euro, di cui 557 milioni entro il 2028. Il piano punta a consolidare la produzione di acciaio inossidabile e introdurre una nuova filiera dedicata all’acciaio elettrico NGO (non grain oriented), particolarmente richiesto per i motori elettrici e la transizione energetica.

Tra le nuove installazioni spiccano il forno di riscaldo bramme “Walking Beam”, compatibile con l’utilizzo di idrogeno verde e nuove linee di laminazione a freddo e di finitura, che permetteranno di aumentare la resa produttiva e ridurre sprechi. La filiera sarà integrata con il sito di Cremona del Gruppo Arvedi, dove verranno prodotti semilavorati a basso impatto carbonico destinati a Terni.

Occupazione: livelli garantiti e possibilità di crescita

L’accordo prevede il mantenimento dell’attuale livello occupazionale, con un saldo già positivo di +59 unità dall’acquisizione da parte di Arvedi nel 2022. Non solo: se le condizioni di mercato lo permetteranno, si prevede anche un aumento degli addetti. Inoltre, è previsto un importante programma di formazione e riqualificazione del personale, in linea con la trasformazione tecnologica e ambientale degli impianti.

Particolare attenzione è dedicata alla Divisione Fucine, che produce componenti strategici per il settore energetico (incluso il nucleare) e che sarà oggetto di investimenti per aumentare la capacità produttiva e creare nuova occupazione qualificata.

Energia e ambiente: la sfida della decarbonizzazione

Il tema dell’energia è centrale. La transizione verso processi produttivi elettrificati ed efficienti è una delle priorità del piano industriale. Tuttavia, i costi dell’energia in Italia restano una criticità. Ast e Arvedi chiedono un supporto concreto da parte delle istituzioni italiane ed europee per garantire la competitività del sito ternano.

Sul fronte ambientale, il progetto prevede una decarbonizzazione progressiva degli impianti attraverso l’uso di idrogeno verde, biometano e l’elettrificazione dei processi. L’obiettivo è ambizioso: ridurre le emissioni di anidride carbonica del 60% entro il 2028, fino ad arrivare alla neutralità carbonica nel 2050.

Un capitolo importante riguarda la qualità dell’aria. L’accordo risponde alle nuove direttive europee, che impongono limiti più stringenti per le emissioni di nichel e altri metalli pesanti. Saranno implementati nuovi sistemi di abbattimento e sarà completato l’impianto “Nuova rampa scorie” per il trattamento a secco delle scorie, principale fonte di emissioni diffuse.

Focus investimenti

Il piano industriale di Arvedi-Ast prevede investimenti totali per 1,132 miliardi di euro, articolati in due fasi principali. La fase uno, da completare entro il 2028, dovrebbe prevedere un piano da 557 milioni di euro dei quali 231 milioni per l’efficientamento delle linee di acciaio inox, tra cui il nuovo forno Walking Beam ad alta efficienza, la riqualificazione delle linee ZMILL11, LAF8 e della codacciatrice, il progetto per il trattamento e recupero delle scorie. Per la riqualificazione degli impianti esistenti saranno investiti 169, mentre 68 milioni andranno a finanziare interventi ambientali e di sicurezza. Ancora, 2 milioni per elettrolizzatori e dunque compiere i primi passi verso l’uso di idrogeno verde e 87 milioni per lo sviluppo delle linee a freddo.

La seconda tranche di investimenti dovrebbe trovare concretezza dopo il 2028 per un totale di 573 milioni di euro, di cui 162 milioni da destinare a una nuova linea di trattamento a freddo e capannoni. Per la produzione di acciaio elettrico NGO, con nuove linee (APL, S6HIG, ACL) si prevede di investire 411 milioni, sviluppando un collegamento strategico con lo stabilimento Arvedi di Cremona, per una filiera integrata a basse emissioni che produrrà semilavorati destinati a Terni.

Il tutto finalizzato a ridurre i costi di produzione, migliorare la sostenibilità ambientale e spingere Ast verso un posizionamento in fascia alta del mercato siderurgico.



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