Certezze nei giorni da punto di domanda


La commozione che Stefano Allegri non ha saputo contenere al termine del suo discorso di bilancio di quattro anni alla guida dell’Associazione Industriali di Cremona; il felice turbamento del suo successore, Maurizio FerraroniVoi penserete che io sia emozionato, ma vi sbagliate: sono molto emozionato»), in quello di presentazione della propria candidatura prima del voto che lo ha eletto con percentuali plebiscitarie; il piacevole imbarazzo dell’esordio di alcuni membri del nuovo consiglio di presidenza nel raccontarsi ai colleghi, in platea al teatro Ponchielli.

Anche nei sentimenti dei protagonisti c’è una linea di continuità alla guida dell’associazione che raggruppa le maggiori imprese del territorio. Una continuità dichiarata, pur nella diversità dello stile personale, nei programmi e nelle sfide che attendono il nuovo board, con il direttore generale Massimiliano Falanga nei panni di ‘ufficiale di collegamento’ tra passato, presente e futuro.

I nodi da sciogliere sono molti, interni ed esterni, in una fase storica come quella che stiamo vivendo. Si potrebbe dire che sono anni da punto interrogativo, caratterizzati da grandi incognite non solo in campo economico. A livello mondiale regna l’incertezza: alla guerra dei dazi scatenata dal presidente Usa, Donald Trump, si assommano i conflitti veri, quelli combattuti sul fronte con morti e feriti, che si moltiplicano e vengono condotti con modalità che qualunque uomo di buona volontà non può esitare nel definire aberranti. Come a Gaza, per esempio, dove su entrambi i fronti — soprattutto quello israeliano, ma anche quello di Hamas — non si esita a considerare la popolazione inerme carne da macello, sacrificabile con indegno atteggiamento in nome della vittoria finale.

In un mondo sempre più instabile dal punto di vista economico, i dazi sono stati introdotti da Trump per colmare il grande buco nel bilancio degli Stati Uniti. Per farlo, però, si sottraggono risorse al risparmio globale e si mettono sotto pressione i partner internazionali, in particolare l’Europa, che ne esce indebolita e divisa. E così le aziende italiane, che vivono di esportazioni e qualità, rischiano di perdere terreno, mentre i cittadini, non solo quelli americani, vedono avanzare lo spettro dell’inflazione, cioè una mazzata sul potere d’acquisto dei loro salari.

Il futuro appare incerto: le grandi multinazionali continuano a guadagnare, ma le persone comuni si trovano sempre più a dover fare i conti con un sistema economico che sembra dimenticare i loro bisogni. E si crea il cortocircuito che genera sfiducia.

Discorsi di scenario lontani dalla nostra realtà quotidiana? Decisamente no. Il volume delle esportazioni dei prodotti made in Cremona anche nel 2024 ha superato i sei miliardi di euro, con una diminuzione del 4 per cento rispetto al 2023, anche se in notevole aumento rispetto ai livelli pre-Covid.

Un segnale chiaro. A dimostrazione di come l’America non è poi così lontana. Prospettive e segnali incerti, dunque, che rendono meno sereno il futuro del sistema delle imprese, così come di quello delle famiglie. A questo macro quadro si aggiunge l’analisi dei bisogni del territorio provinciale.

Il primo guanto di sfida raccolto e rilanciato da Ferraroni è chiaro: qualunque sia l’obiettivo che ci si pone, per prima cosa è necessario favorire la massima unità del sistema Cremona. Due i bracci operativi strategici: la partecipazione ad Assieme (il raggruppamento di associazioni di categoria della provincia) e la Fondazione Next Generation 3C. Come a suo tempo spiegato dal presidente Enrico Mainardi, «il nome che abbiamo voluto dare riassume tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati: ci sono i giovani e le nostre tre C, ovvero i tre centri provinciali principali Cremona, Crema e Casalmaggiore, e le aziende».

La fondazione ha come scopo la promozione e il sostegno di progetti, iniziative e percorsi formativi meritevoli di tutela e di sviluppo, a livello scolastico, universitario o lavorativo, e potrà valorizzare e promuovere attività che spaziano dalle borse di studio al sostegno per dottorati di ricerca, oppure, aiuti diretti a scuole, istituti e ancora supporto all’avvio di startup. Lo spettro d’azione è molto ampio, con un unico vincolo: i progetti devono riguardare la provincia di Cremona.

Un approccio necessario per chi avverte la necessità di investire sulle forze del futuro e sulla formazione, evitando la fuga dei giovani dal territorio. Impegno decisivo, quest’ultimo, considerando l’inverno demografico che si sta vivendo e in virtù dell’enorme sforzo economico assunto dalla Fondazione Arvedi Buschini, che ha regalato alla città due sedi universitarie di valore assoluto, quella della Cattolica del Sacro Cuore e del Politecnico di Milano, che già hanno e ancor di più avranno nel prossimo futuro corsi all’avanguardia.

Attirare studenti e garantire motivi per restare anche dopo l’ottenimento del diploma di laurea è la vera sfida. Dando loro, per quanto riguarda le imprese, occasioni professionali importanti, ovviamente coniugate con retribuzioni adeguate. Gli industriali hanno rinnovato l’impegno per la creazione di Its e cluster d’imprese. I primi sono percorsi di formazione che si sviluppano in parallelo al sistema universitario e consentono di acquisire conoscenze, abilità e competenze per lavorare in contesti all’avanguardia perché progettati anche insieme al mondo industriale, mentre i secondi sono ecosistemi in cui le imprese specializzate nello stesso settore produttivo creano sinergie finalizzate ad economie di scala collaborando tra di loro.

Agroalimentare e cosmesi sono i ‘gioielli’ cremonesi che ne trarrebbero enorme beneficio. In questi casi si è già molto avanti, ora è necessaria la messa a terra il più velocemente possibile. Come sempre, c’è un ‘ma’. Lo ha sottolineato anche Allegri: «La politica spesso si muove come se avesse al polso un orologio diverso dal nostro, con i tempi che vanno sempre più lentamente», ha detto con efficace metafora. Per proseguire: «Abbiamo cercato di parlare il loro linguaggio, portando istanze e soluzioni. L’industria deve portare alla politica le sue istanze e una politica sana dovrebbe mediare». Una capacità che non sempre si registra, anche per mancanza di peso specifico a livelli superiori. Come è ampiamente dimostrato dalla mancata soluzione di una male endemico del territorio: il nodo infrastrutture, con collegamenti da Ottocento. Se ne parla da sempre, ma ci si muove concretamente poco o mai. Un sistema delle imprese il più solido possibile non è interesse dei soli industriali, ma collettivo. Soprattutto in tempi da punto interrogativo come questi.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link