Siena, Federmanager lancia la sfida: “Alzare l’asticella per il futuro del territorio”


“Siena e il suo territorio devono alzare l’asticella per scrivere il futuro”. È questo il messaggio che si è levato forte ieri mattina (14 giugno) dall’auditorium di Toscana Life Sciences, dove si è svolta l’assemblea generale dei soci di Federmanager Siena, occasione anche per un partecipato convegno dal titolo “Far bene alle persone e all’ambiente fa bene al business” offrendo spunti concreti su come affrontare le sfide di oggi e di domani.

L’evento, moderato da Virginia Masoni, responsabile comunicazione di Confindustria Toscana Sud, ha visto alternarsi voci autorevoli del mondo dell’impresa, della cultura e delle istituzioni, alla presenza di numerosi manager, rappresentanti delle aziende del territorio, dell’assessore comunale Enrico Tucci e del presidente della Camera di Commercio Siena-Arezzo, Massimo Guasconi. Il messaggio che è arrivato dall’associazione che rappresenta manager e alte professionalità delle aziende produttrici di beni e servizi, segna la strada: puntare su persone, ambiente, cultura e innovazione è la chiave per rendere il territorio più forte e competitivo, senza mai perdere di vista il valore della responsabilità e della collaborazione.

Un’associazione nata dal cambiamento

Federmanager, nata dopo il secondo dopoguerra grazie alla lungimiranza di manager determinati e appassionati, ha saputo evolvere negli anni. L’organizzazione ha attraversato tutte le grandi fasi e i cambiamenti del Paese: dal boom economico al terrorismo, dalle crisi petrolifere alle tante incertezze che oggi caratterizzano i mercati. In questo percorso, Federmanager si è sempre posta obiettivi chiari: valorizzare i talenti, innovare e semplificare la burocrazia, pur consapevole delle difficoltà crescenti a reperire e trattenere le competenze migliori. Fra le principali preoccupazioni attuali, pesano le guerre e le tensioni internazionali, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, il rallentamento industriale in Europa e le troppe barriere normative interne alla stessa Unione Europea che ostacolano la crescita e la formazione di “campioni sovranazionali”. Non a caso, dai manager emerge l’aspettativa verso il Governo affinché si adottino misure urgenti in tema di politiche industriali e semplificazione amministrativa.

Persone, territorio e responsabilità: la visione di Rcr

Il convegno si è aperto con l’intervento molto applaudito di Roberto Pierucci, amministratore delegato di Rcr Cristalleria Italiana, che ha saputo introdurre il tema centrale della giornata. ‘Far bene alle persone e all’ambiente fa bene anche al business’: “Questa è una realtà concreta per noi di Rcr, legata alla storia di un territorio, di persone e di famiglie. Tutto è fondato su fatti e numeri. Negli anni ’90, da Colle partiva la seconda produzione mondiale di arredamento da tavola. Dopo dieci anni, però, l’azienda è precipitata nel baratro, con forti perdite. Nel 2010 il nuovo management ha cercato di capire come salvarla, adottando una strategia diversa: non più focalizzata soltanto sui profitti, ma attenta alle persone e al territorio. Ed è stata la chiave che ci ha portato ai risultati di oggi”. 

Pierucci è stato chiaro su tutti i temi, anche quelli di più stretta attualità: “Non ci appartiene la retorica della resilienza o della sostenibilità totale, che è impossibile. La vera sostenibilità è nei prodotti duraturi e nella responsabilità. Il nostro percorso aziendale si è basato basa su parole e fatti chiave: Tempo, Umanità, Natura e Cambiamento”. Poi i dati: Rcr ha elettrificato l’85% della produzione, ridotto del 25% le emissioni di CO2, reso riciclabili tutti i prodotti. “Il nostro risparmio energetico equivale ai consumi di un paese di 20mila abitanti, abbiamo ridotto l’uso di plastica di quasi 50mila chili e di carta di 63mila chili, che equivale ad aver salvato 159 pini alti 15 metri. Abbiamo scelto di non delocalizzare perché crediamo che il Made in Italy sia davvero un fattore di successo, non solo uno slogan. E ricordate: la passione fa la differenza”.

La centralità del benessere in azienda

Cristina Cofacci, responsabile relazioni industriali Emea di Cnh, ha sottolineato la responsabilità dei manager nel creare ambienti di lavoro che sappiano valorizzare sia la dimensione individuale che quella collettiva: “I manager sono decisori: potete influenzare davvero la vostra azienda in modo positivo. Il benessere delle persone significa far star bene i gruppi. Il benessere non si limita alla salute, ma coinvolge anche la crescita fisica e culturale. Il luogo di lavoro può – e deve – essere uno spazio di crescita. Le aziende più attrattive sono quelle che offrono un ambiente sereno, consapevolezza dei doveri, relazioni umane di qualità e sostegno ai lavoratori, oltre ovviamente a un salario adeguato”.

Maria La Notte, industrial relation lead di Gsk, ha portato l’esperienza di un grande gruppo della farmaceutica internazionale che a Siena vede la sua realtà più popolosa, con 500 ricercatori di 26 nazionalità diverse impegnati ogni giorno sullo studio di nuovi vaccini. “L’arricchimento reciproco è fondamentale. Il nostro vero obiettivo per il futuro è la lotta all’antibiotico-resistenza, una priorità globale che richiede un approccio “One Health”. Glaxo, ha aggiunto La Notte, investe molto nel benessere delle persone a tutti i livelli: “Per noi fare bene significa creare un ambiente inclusivo, sano, ed equo. I nostri dipendenti sono ambassador della qualità del benessere. Offriamo corsi di yoga, palestre aziendali, programmi sulla corretta alimentazione, supporto psicologico e finanziario gratuito, e puntiamo molto sulla prevenzione: dal 2018 abbiamo erogato oltre 18mila prestazioni tra campagne vaccinali, screening oncologici e programmi per la salute. Il nostro progetto di family care è un grande successo, di cui siamo orgogliosi”.

Cultura come impresa e futuro

Molto apprezzato anche l’intervento di Cristiano Leone, presidente della Fondazione Santa Maria della Scala, che ha ribadito quanto la cultura sia parte integrante del benessere collettivo e della crescita economica: “Per me, fare bene alle persone significa promuovere cultura, perché fare cultura vuol dire anche fare impresa. Investire sulle persone e sul loro benessere significa investire nel futuro”. Leone ha portato esempi internazionali, come lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa e la Ruhrtriennale, realtà che hanno trasformato interi territori grazie alla cultura e alla rigenerazione degli spazi industriali.  Al Santa Maria della Scala, ha spiegato Leone, il management è intervenuto su tre assi su tre assi: manageriale, architettonico e identitario: “Ripensando criticamente il Piano Canali e puntando su una programmazione artistica di livello internazionale. Stiamo lavorando all’ingresso del Ministero della Cultura, che sarà fondamentale per il riconoscimento nazionale e internazionale dell’antico Spedale. Grazie all’Art Bonus abbiamo già ottenuto alcune donazioni. Il nostro obiettivo ora è trasformare il Santa Maria da mausoleo a muscolo della città, ripensando gli spazi per la vita collettiva: auditorium, sale per università, incubatori per giovani e apertura verso la cittadinanza. La sfida del management culturale è generare senso, coltivare un’essenza che va oltre il misurabile: valore umano, emozioni, spiritualità, tutte dimensioni a cui la cultura può attivare”.

Le sfide del futuro e la transizione necessaria

Il presidente nazionale di Federmanager Valter Quercioli, intervenuto in assemblea, non ha nascosto la complessità delle prospettive per il sistema produttivo italiano, messo alla prova da transizioni sempre più veloci e crisi globali: “Le sfide che ci attendono sono molte: decarbonizzazione, trasformazione digitale, intelligenza artificiale che richiede autonomia energetica, deglobalizzazione che crea tensioni, e il grande problema demografico. Senza dimenticare la tenuta dello Stato sociale. La spesa militare al 5% è enorme; bisognerebbe almeno portarla al 3%, ma anche così si pone una sfida al sistema di welfare che deve trovare 40 miliardi. Come si fa? Aumentando le tasse?”. Per Quercioli la risposta passa da una managerialità attenta all’equità, all’inclusione e alla valorizzazione della diversità: “Noi di Federmanager crediamo che questi temi siano centrali per la competitività delle nostre aziende, a partire dal benessere delle persone. Lo sosteniamo con i contratti collettivi, il welfare sanitario e la previdenza complementare. Un manager narcisista non ha diritto di stare in Federmanager. Lavoriamo con il Governo affinché l’industria italiana resti al top. Dove c’è managerialità attenta e si valorizza la diversità, avremo sempre aziende che rappresentano un valore mondiale. La cultura del lavoro italiana va preservata: il prodotto italiano deve restare ben fatto”.

Federmanager Siena, una comunità per il territorio

A chiudere la mattinata è stato Francesco Belelli, presidente uscente di Federmanager Siena, che termina il suo mandato dopo aver guidato per sei anni l’associazione in un momento di cambiamento e crescita: “Federmanager mi ha accolto, mi ha protetto: qui ho trovato una famiglia. Ho cercato di restituire questa fiducia. Siena ha fatto un bel percorso: abbiamo 35 persone che hanno dato disponibilità per il prossimo triennio, segno del desiderio di restituire valore e in cui sarà possibile consolidare ed ampliare il lavoro svolto fino ad oggi. Dobbiamo farci conoscere meglio, spiegare chi siamo senza essere autoreferenziali, mantenendo un ascolto attivo del territorio e senza perdere di vista l’interesse della collettività. Dobbiamo porci obiettivi sia industriali sia generali; non possiamo delegare tutto alla politica, ma combinare nuovi fattori, essere di supporto agli amministratori locali, aperti al dialogo e al confronto. Siena – spiega ancora – deve sapersi lasciare alle spalle le divisioni, superare le vecchie logiche di un tempo che non c’è più. Oggi i dati Istat fotografano la popolazione residente come nel 1951, per questo serve una seria riflessione. Il valore di questo territorio sta nello sviluppo, non solo nel nome, ma nel fare squadra. Personalmente continuerò a dare il mio contributo a Federmanager Siena. La grande sfida è alzare l’asticella, e noi siamo pronti. Ora sta al territorio accettare la sfida”.

Belelli ha poi ricordato i progetti in corso, come quello strategico sull’intelligenza artificiale con Confindustria, che vuole portare risorse per un nuovo modello di relazione tra aziende e territorio: “Stiamo lavorando anche a un welfare di filiera corta con la Fondazione Mps. Dobbiamo trasferire i temi affrontati oggi nelle aziende. Il progetto Santa Maria della Scala è una sfida molto affascinante, un’opportunità culturale e aziendale importante; magari anche Glaxo potrebbe contribuire a questa pianificazione internazionale”.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link