(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Di cosa parliamo veramente quando parliamo di agricoltura e spazio? Due mondi che, fino a qualche anno fa, sembravano così apparentemente lontani: un accostamento quasi futuristico, fantascientifico, eppure sempre più incredibilmente vicini. Due mondi che, anche grazie all’enorme accelerazione registrata negli ultimi anni dalla space economy, hanno aperto importanti fronti di conquiste scientifiche e innovativi progetti di ricerca, molti dei quali sviluppati in Italia. Un settore che ha registrato enormi passi in avanti, accorciando le distanze tra la Terra e lo Spazio e ponendo l’agricoltura come vettore bidirezionale, sempre più immersa in un flusso di dialogo e scambio continuo, allontanandoci dal concetto di “conquista” e spingendoci a ragionare sempre più in termini di “condivisione”.
L’agricoltura, quella che parte dalla Terra con il proprio bagaglio di tecniche e conoscenze per aprire nuove frontiere di esplorazione, ma anche quella che compie il percorso inverso, muovendo dal lavoro di monitoraggio satellitare (alla vigilia del lancio della costellazione IRIDE, che anche in questa ottica svolgerà un ruolo cruciale) dei suoli terrestri e che arriva a noi tramite elaborazione dei dati, distribuzione e utilizzo da parte di aziende agricole, associazioni di categoria, ma anche assicurazioni e grandi holding, per ottimizzare la filiera a terra, salvaguardare lo stato di salute dei nostri suoli, prevenire e contrastare cambiamenti climatici ed eventi catastrofici.
Un binario a doppia corsia, segnato da un interscambio continuo e funzionale.
È in questa ottica che appuntamenti di incontro, approfondimento e confronto come lo Space AgriTech Expo, in programma a Venezia il prossimo 22 maggio, svolgono un ruolo fondamentale, ponendosi come un ponte essenziale tra il mondo dell’innovazione scientifica, accademica ed economica e l’imprenditoria agricola: un transfer tra la sfera pubblica e l’imprenditoria privata, un anello di congiunzione per informare e unire i saperi.
Qualche esempio? Solo pochi anni fa, Samantha Cristoforetti, intervenendo al Festival di Sanremo in collegamento dalla ISS, esprimeva il desiderio di poter mangiare un’insalata fresca. Oggi, gli astronauti hanno la possibilità di consumare verdure fresche coltivate direttamente a bordo della Stazione.
E viceversa, grazie ai satelliti che ogni giorno osservano la Terra monitorando lo stato dei suoli, è possibile segnalare perdite d’acqua, rischi di incendi, modifiche nella struttura del terreno e prevenire con largo anticipo variazioni strutturali dovute ai cambiamenti climatici.
Continuare in questo solco, insistere nella condivisione delle conoscenze, è tra le missioni più importanti a cui occorre puntare con forza e convinzione nei prossimi anni.
*Nicola Dell’Acqua è Direttore Veneto Agricoltura
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