Garanzie false per gli appalti. Ai domiciliari un avvocato : “Proveremo l’innocenza”

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Secondo le accuse avrebbero rilasciato false garanzie per ottenere appalti pubblici del valore di 305 milioni di euro, senza essere in grado di assicurare la copertura degli impegni assunti. Da qui è scaturita l’indagine delle procure di Roma e Milano dove tra i 37 indagati per una presunta associazione a delinquere c’è anche un un avvocato ferrarese, finito agli arresti domiciliari. Si tratta di Massimiliano Vissoli, 57 anni, conosciuto anche per essere stato vicino al mondo sportivo, in particolare alla Spal, al Treviso Calcio e attualmente come vice presidente del Rovigo Calcio.

L’avvocato Giovanni Sorgato difende Vissoli: “Nessuna certificazione falsa – spiega – a sostegno di fideiussioni utili per appalti pubblici, ma atti di pegno per cui non serve essere iscritti al registro degli intermediari assicurativi gestiti dall’Ivass (istituto per la vigilanza sulle assicurazioni). Questi documenti, che non hanno una natura finanziaria, venivano sottoposti spesso a enti pubblici che li accettavano o meno come garanzia. Ma prima venivano valutati in tutta trasparenza. Perché atti di pegno? Siccome erano coinvolti di intermediari stranieri, – chiude Sorgato – non potevano passare attraverso le classiche fideiussioni assicurative”. Vissoli era un consulente: “Il mio cliente – aggiunge il legale di fiducia – non svolgeva alcun ruolo commerciale ma aveva soltanto il compito di accertarsi che venissero pagate le somme. Non solo, secondo il mio cliente, non è mai capitato, in caso di ’sinistri’, che non ci fossero le coperture degli impegni assunti”. Per Vissoli è un danno di immagine gravissimo: “Il mio cliente – continua Sorgato – si difenderà in tutte le sedi. Lui era soltanto un consulente e proverà che gli atti di pegno erano regolari e non era necessario che passassero attraverso intermediari assicurativi dell’Ivass”.

Le indagini di Finanza e procure di Roma e Milano, relative al fenomeno criminale dell’abusivismo finanziario connesso al rilascio di garanzie da parte di soggetti incapaci di assicurare l’effettiva copertura degli impegni assunti, hanno svelato le presunte condotte illecite. Nel mirino delle fiamme gialle, imprenditori e broker, che avvalendosi di professionisti e di un vasto reticolo di società dislocate anche all’estero, avrebbero immesso sul mercato, nel triennio 2020-2023, 109 garanzie, di cui 84 rilasciate abusivamente, in quanto emesse da soggetti non abilitati e 25 false, con cui sono stati garantiti appalti pubblici e contratti privati per circa 305 milioni di euro. Operazioni che hanno portato successivamente a incassare premi per circa 10 milioni di euro. Ai 37 indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere con l’aggravante della transnazionalità, abusiva attività finanziaria e truffa aggravata dalla rilevante entità del danno patrimoniale cagionato alle vittime.

Gli appalti pubblici, al centro dell’indagine, erano perlopiù relativi a opere come, ad esempio, ponti e strade. Tante le città dove, grazie alle false garanzie, le imprese coinvolte ottenevano importanti commesse per realizzare strutture pubbliche e non solo. L’operazione ha toccato anche la provincia di Verona, oltre a quelle di Roma, Milano, Firenze, Rimini, Ferrara, Pesaro-Urbino, Rovigo, Bari, Brindisi, L’Aquila e Ancona. Tre gli indagati portati in carcere e cinque ai domiciliari. Inoltre sono stati sequestrati 10 milioni di euro. A tutto questo si aggiungono le perquisizioni domiciliari ed informatiche per analizzare i movimenti di soldi nei confronti di 15 persone fisiche e 5 giuridiche.



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