Le imprese umbre ricorrono meno alle banche, ma non sempre è una scelta

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Le imprese umbre preferiscono autofinanziarsi, anche attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso per quelle più strutturate, o magari intaccando il tesoretto accumulato negli anni della ripresa post Covid, piuttosto che chiedere prestiti in banca. Anche perché, soprattutto per le piccole imprese, continuano ad essersi molti paletti.

Lo dimostra la recente indagine condotta dalla Cgia. Se nel 2011 i prestiti alle imprese umbre ammontavano a 14,2 miliardi di euro, nel 2024 tale somma è scesa a 9 miliardi, con un calo di 5,2 miliardi (-36,6%).

I buoni profitti e gli investimenti ritardati a causa delle incertezze geopolitiche hanno fatto lievitare i depositi, cresciuto nello stesso periodo del 167,5%, passando da 2,3 miliardi a 6,1 miliardi.

Quando all’andamento nelle due province, nel Perugino si è passati dagli 11,4 miliardi di prestiti del 2011 ai 7,3 miliardi del 2024, con una contrazione del 36%. Nello stesso periodo i depositi bancari delle imprese della provincia sono passati da 1,9 miliardi a 5 miliardi, con un incremento del 169,4%.

Nel Ternano i prestiti alle imprese sono passati da 2,8 miliardi del 2011 a 1,7 miliardi dell’ultimo anno, con una diminuzione del 39,2%. Mentre i depositi sono cresciuti del 159%, passando da 0,4 miliardi a 1,1 miliardi.

In Italia

Una dinamica simile a quella osservata a livello nazionale, dove il calo dei prestiti bancari, dal 2011 al 2024, ha sfiorato il 35%. A fine dicembre del 2011 (inizio della crisi dei debiti sovrani) – evidenzia la Cgia nella sua indagine – i prestiti bancari alle imprese italiane ammontavano a 995 miliardi di euro, verso la fine del 2024, invece, la quota è scesa a 666 (-329 miliardi di euro pari a una contrazione del 33%). Nello stesso periodo i depositi bancari delle aziende sono passati da 219 miliardi a 519 (+300 miliardi pari a un incremento del 137%).





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