Frode fiscale da 20 milioni di euro nella pelletteria, la Finanza denuncia 13 imprenditori tra Piceno e Abruzzo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
Abruzzo
Agevolazioni
Agrigento
Alessandria
Ancona
Aosta
Arezzo
Ascoli-Piceno
Aste L'Aquila
Asti
Avellino
Bari
Barletta-Andria-Trani
Basilicata
Belluno
Benevento
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Calabria
Caltanissetta
Campania
Campobasso
Caserta
Catania
Catanzaro
Chieti
Como
Cremona
Crotone
Cuneo
Emilia-Romagna
Enna
Ferrara
Firenze
Foggia
Forli-Cesena
Friuli-Venezia Giulia
frosinone
Genova
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
Italia
La-Spezia
Latina
Lazio
Lecce
Lecco
Liguria
Livorno
Lodi
Lombardia
Lucca
Macerata
Mantova
Marche
Massa-Carrara
Matera
Messina
Milano
Modena
Molise
Monza-Brianza
Napoli
Novara
Nuoro
Olbia Tempio
Oristano
Padova
Palermo
Parma
Pavia
Perugia
Pesaro-Urbino
Pescara
Piacenza
Piemonte
Pisa
Pistoia
Pordenone
Potenza
Prato
Puglia
Ragusa
Ravenna
Reggio-Calabria
Reggio-Emilia
Rieti
Rimini
Roma
Rovigo
Salerno
Sardegna
Sassari
Savona
Sicilia
Siena
Siracusa
Sondrio
Sud sardegna
Taranto
Teramo
Terni
Torino
Toscana
Trapani
Trentino-Alto Adige
Trento
Treviso
Trieste
Udine
Umbria
Valle d'Aosta
Varese
Veneto
Venezia
Verbania
Vercelli
Verona
Vibo-Valentia
Vicenza
Viterbo


TERAMO Una frode fiscale da 20 milioni di euro è stata smascherata dalla Guardia di Finanza di Teramo nel settore della pelletteria, coinvolgendo 13 imprenditori tra Marche e Abruzzo. Il sistema fraudolento, ben strutturato, si basava su un meccanismo di fatture false e società fantasma che permetteva di abbattere i ricavi e detrarre indebitamente l’Iva sottraendo ingenti somme al fisco. 

I controlli fiscali

Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Teramo, sono partite da un controllo fiscale su una società con indici di pericolosità fiscale elevati. Da lì, gli investigatori hanno ricostruito un’intera rete di imprese che operavano nell’ombra per evadere il fisco. Il sistema prevedeva l’utilizzo di “cartiere”, ovvero società di comodo prive di una reale attività economica, create con l’unico scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti. Il meccanismo fraudolento funzionava in questo modo: le società fantasma emettevano fatture false per prestazioni di servizi o vendite mai avvenute. Queste fatture venivano poi utilizzate da aziende compiacenti per abbattere i ricavi reali, riducendo così l’imponibile fiscale e ottenendo indebite detrazioni dell’Iva. Il risultato? Imposte mai versate e un buco nelle casse dello Stato per circa 12 milioni di euro solo in tasse evase.

Gli imprenditori

Il sistema ha coinvolto sei imprenditori della provincia di Teramo e sette delle Marche, con soggetti attivi nelle province di Fermo, Macerata, Ascoli Piceno (San Benedetto in particolare). Questi ultimi avrebbero avuto un ruolo chiave nel giro di false fatturazioni, alimentando una rete di scambi contabili fittizi che permetteva di gonfiare o ridurre artificialmente il fatturato delle aziende coinvolte.

Gli incroci

Grazie a incroci contabili e verifiche fiscali, le Fiamme Gialle sono riuscite a ricostruire l’intera architettura della frode, identificando le società inesistenti e gli imprenditori coinvolti. La conclusione delle attività investigative ha portato all’esecuzione di controlli mirati sulle aziende implicate e al recupero delle imposte evase. Inoltre, è stata avanzata all’Agenzia delle Entrate la richiesta di chiusura delle partite IVA delle società fantasma, che esistevano esclusivamente per facilitare la frode. Le autorità stanno ora valutando eventuali responsabilità penali a carico degli indagati, che rischiano pesanti sanzioni e conseguenze legali.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link