Nell’Astigiano prestiti col contagocce, l’allarme di Confartigianato: aziende in sofferenza

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La rigidità delle banche nella concessione di crediti e il caro-tassi stanno mettendo a dura prova le piccole imprese già in forte stress per il contesto economico incerto. L’allarme arriva dalla Confartigianato che, analizzando le statistiche di Banca d’Italia, ha fatto i conti in tasca agli istituti di credito. Tra giugno 2022 e settembre 2024 le imprese piemontesi hanno sborsato 3,2 miliardi di maggiori oneri bancari, posizionando la regione al quarto posto in Italia. Se l’area di Torino, da sola pesa per il 50%, le somme riproporzionate sulle singole province non sono meno pesanti e, in questo contesto, l’artigianato paga il costo più alto. Il tasso annuo effettivo pagato dalle piccole imprese a giugno sfiorava il 9% a fronte del 6,4% delle medio-grandi.

I settori penalizzati

Tra i settori più penalizzati quello delle costruzioni con un tasso dell’8,1% a fronte del 7,4% della media nazionale. Le realtà meno solide, molte nate sull’onda del Superbonus, non hanno retto tra il 2023 e il 2024: le ore di cassa integrazione nel settore edile sono aumentate del 65% e oltre 300 imprese hanno chiuso i battenti nell’Astigiano. La situazione quest’anno potrebbe essere ancora più complicata: «Alle tante incertezze del mercato s’aggiungono i problemi legati alla carenza di liquidità», conferma Enzo Tanino, presidente provinciale e regionale di Confartigianato Edilizia. I cassetti fiscali delle imprese strabordano di crediti che nessuno acquista più, se non a prezzi stracciati. Le realtà più solide li stanno utilizzando per pagare i contributi ai dipendenti «ma poi sono costrette a chiedere anticipi alle banche per far fronte alle spese correnti e il costo del denaro è ancora troppo alto. Le imprese meno strutturate, com’era prevedibile, non hanno retto allo stress», sottolinea Tanino.

La contrazione del credito

L’altra faccia della medaglia è la contrazione del credito al tessuto economico. Le banche, preoccupate per il rischio di insolvenza e spinte da regolamenti più stringenti, hanno ridotto la concessione di prestiti, specialmente alle imprese di piccole dimensioni, per investimenti, gestione del capitale circolante o semplicemente per affrontare periodi di difficoltà temporanea. Se in Piemonte la flessione media è pari all’1,5% e per le piccole imprese tocca il 6,6%, nell’artigianato arriva addirittura al 12,7. «La situazione della provincia di Asti ricalca quella regionale – puntualizza Giansecondo Bossi, direttore di Confartigianato Asti – nonostante la Banca Centrale Europea abbia cominciato a ridurre i tassi, gli effetti tangibili sono ancora poco quantificabili e le imprese non hanno la forza economica per sostenerne gli oneri. In un momento così complicato di crisi nell’export, aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, diminuzione di commesse, non si possono chiedere ulteriori sacrifici al mondo imprenditoriale senza un supporto concreto fatto di incentivi e sgravi». In questo contesto, è di supporto la possibilità di dialogo con istituti di credito radicati sul territorio: «La presenza di Banca di Asti e di altre a vocazione locale ha dato una mano nonostante il perdurare di aspetti congiunturali critici, ormai ben noti – prosegue Bossi – e non abbiamo riscontri che in qualche modo possano essere stati negativamente influenzati dai recenti rumors di stampa su possibili nuovi assetti del Gruppo CrAsti», conclude il direttore di Confartigianato Asti.



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