La maggioranza riapre all’export dei rubinetti italiani in Russia e Bielorussia

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Passa al Senato l’ordine del giorno a trazione leghista con cui si chiede al governo di impegnarsi per mitigare le restrizioni alle esportazioni verso Mosca. Critiche dall’opposizione: “Si stanno portando avanti con il lavoro sporco”


Ieri In commissione Affari Europei al Senato, le forze di maggioranza hanno approvato un ordine del giorno della Lega che intende riaprire gli scambi commerciali con Russia e Bielorussia. Il documento, presentato dal leghista Stefano Borghesi, chiede al governo “valutare, per quanto riguarda i prodotti a uso non duale oggetto di deroga dalle sanzioni nazionali, europee ed internazionali, le opportune iniziative volte ad agevolare le procedure di autorizzazione”. 

 

l testo dell’odg prevede dunque che cada il divieto di esportare “oggetti di rubinetteria progettati per impianti sanitari, di riscaldamento, di ventilazione o di condizionamento d’aria” o “tubi condotti di rame con un diametro interno inferiore ai 50 millimetri” in Russia e Bielorussia.
L’impegno chiesto all’esecutivo, si legge in una nota dei senatori della Lega, prevede quindi “l’individuazione di una autorizzazione idonea da parte dell’autorità competente, per delle specifiche situazioni individuate dal regolamento Ue” approvato nel giugno 2024, il quale ha introdotto un nuovo regime sanzionatorio in risposta alle azioni “destabilizzanti” poste in essere dalla Russia. In modo tale da “sostenere quelle realtà produttive interessate dal mercato di rubinetti e valvolame in generale, molto presenti ad esempio sul territorio bresciano”.

   

Immediata la reazione dell’opposizone. “La maggioranza vota compatta in commissione affari Ue un odg Lega che deroga su export in Russia e Bielorussia. Si stanno portando avanti con il lavoro sporco #slavaukraini”, ha commentato sui social il senatore Pd, Filippo Sensi, postando la foto dell’odg votato a palazzo Madama. Accuse subito smentite da Borghesi, secondo cui “le polemiche scatenate dal Pd sono completamente fuori luogo e pretestuose, col rischio concreto di danneggiare le imprese italiane e lasciare campo libero nel mercato a disposizione dei nostri concorrenti”. 





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