Il nuovo vertice Beko: “Servono più investimenti”

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Nuovo vertice, oggi pomeriggio alle 14, al Mimit (il ministero delle Imprese e del Made in Italy) sulla vertenza Beko. Dopo l’incontro di lunedì scorso, infatti, si disputerà un nuovo round nel braccio di ferro tra azienda e sindacati, con la moderazione da parte del Governo. I rappresentanti dei lavoratori, in particolare, chiederanno di ridurre ulteriormente il numero degli esuberi incluso nel nuovo piano aziendale dalla multinazionale. Si parla di circa cento operai a rischio nella fabbrica di Comunanza, 68 nello stabilimento di Fabriano e circa duecento impiegati. Solo per quanto riguarda le Marche, ovviamente. Alla vigilia del nuovo vertice, tra gli altri, è intervenuto anche il senatore Udc Antonio De Poli. “Non possiamo permetterci di disperdere know how e competenze – spiega l’onorevole –. Il taglio del settore ricerca e sviluppo della Beko a Fabriano è inaccettabile e quindi chiediamo di rivedere le decisioni sugli esuberi. I passi in avanti compiuti sulla Beko sono positivi e sono il risultato finora dell’impegno di Governo e Regione in prima linea per tutelare la presenza dell’azienda nelle Marche, ma in vista dei prossimi incontri dobbiamo massimizzare gli sforzi per arrivare a una soluzione che garantisca continuità produttiva, salvaguardia dei posti di lavoro e una prospettiva di crescita per i siti produttivi marchigiani, tra cui anche quello di Comunanza. Se un’azienda vuole investire su un sito, non può farlo assumendo la decisione di eliminare il ‘cuore’ pulsante che è dato da professionalità che, da sempre, si occupano di progettare il futuro di un’azienda grazie al plus dell’innovazione. Se la Beko procederà con questa decisione – conclude De Poli –, il timore è che essa sia una premessa per un disinvestimento nel territorio, che per noi è una prospettiva da scongiurare in tutti i modi”. Combattivi anche i sindacati. “Giudichiamo i cambiamenti al piano industriale e le posizioni di Beko ancora insufficienti – proseguono Fim, Fiom, Uilm e Uglm –, poiché non trovano una soluzione per tutte le fabbriche e le divisioni impiegatizie, non garantiscono investimenti idonei a rilanciare le produzioni italiane e valorizzare al meglio gli enti di ricerca e sviluppo del prodotto. Inoltre, prevedono soluzioni organizzative non condivise e implicano un numero molto alto di esuberi. Proseguiremo il negoziato con l’obiettivo di scongiurare chiusure e licenziamenti”. Dopo il tavolo di oggi, ne seguiranno altri due il 14 e il 18 marzo.

Matteo Porfiri



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