Cattani: “Medicina di genere, aumenta la ricerca. E la Ai apre incredibili opportunità”

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Roma, 6 marzo – Intelligenza artificiale, se non ora quando? Marcello Cattani (nella foto), presidente di Farmindustria, non ha alcun dubbio: “L’Ai ha fatto registrare una crescita del 400% sull’identificazione di molecole in sviluppo tra il 2020 e il 2023 e un tasso di successo di quelle nella prima fase di sperimentazione clinica tra l’80 e il 90%. E che riduce del 40% i tempi di ricerca pre-clinica. Il momento di accelerare nell’adozione dell’Intelligenza artificiale è ora”.

E questo –  ha spiegato Cattani intervenendo all’ottava edizione del convegno La Scienza per la differenza. La via multidisciplinare alla medicina di genere, evento promosso e organizzato dalla stessa Farmindustria e tenutosi il 4 marzo a Roma – anche in ragione del fatto che “gli investimenti nel mondo in nuovi progetti di ricerca e sviluppo con l’Ai sono di 13 miliardi di euro”.

“Intelligenza artificiale, sviluppo tecnologico, digitalizzazione dei dati sanitari hanno permesso di migliorare la diagnosi, il trattamento, la personalizzazione della Ricerca, anche nella medicina genere-specifica” ha aggiunto il presidente di Farmindustria. “Aiutando a comprendere sempre più e meglio le diversità che esistono nelle risposte ai trattamenti. Farmaci e vaccini infatti hanno efficacia e reazioni diverse su uomini e donne, fin dalla nascita. L’Intelligenza artificiale in particolare ha un impatto rivoluzionario a livello globale. Si aprono così ampi scenari ricchi di incredibili opportunità nella ricerca e nelle cure”. E con il suo utilizzo si hanno “risultati più veloci e più precisi permetteranno anche un incremento di trattamenti personalizzati”.

Durante il convegno, patrocinato dal ministero della Famiglia, la natalità e le pari opportunità guidato da Eugenia Roccella (nella foto durante il suo intervento ai lavori, ai quali è intervenuta insieme al collega ministro della Salute Orazio Schillaci), il presidente delle aziende farmaceutiche del nostro Paese ha avuto modo di ricordare anche alcuni dati in ordine ai progressi della cosiddetta medicina di genere nel campo della ricerca. Sono 1.200, secondo l’Oms, i farmaci in sviluppo clinico nel mondo per le donne: 95 per patologie ginecologiche, 190 per tumore all’utero, 83 per tumore alle tube di Falloppio, 558 per tumore al seno, 251 per tumore alle ovaie, 22 per condizioni legate a gravidanza e parto.

Un risultato raggiunto anche grazie all’impegno delle imprese farmaceutiche, ha affermato Cattani presentando i dati,  che promuovono la ricerca in partnership con soggetti sia pubblici sia privati: dalle start-up, alle piccole e medie imprese, fino ad università, istituti di ricerca e di alta tecnologia.

“L’impegno dell’industria farmaceutica nella medicina genere-specifica è in crescita” ha spiegato ancora Cattani. “Le imprese auspicano un maggior numero di donne arruolate negli studi per ridurre il gap che oggi esiste. In Italia malgrado nove studi clinici su 10 siano aperti sia a uomini sia a donne, in alcune aree terapeutiche la presenza femminile è significativamente inferiore a quella maschile. Per facilitare la partecipazione delle donne andrebbero implementati il più possibile strumenti come gli studi clinici decentralizzati che permettono di prendere parte alle sperimentazioni restando a casa, grazie a servizi come la consegna e la somministrazione del farmaco a domicilio, il tele-monitoraggio da remoto dei parametri, le tele-visite di controllo, che riducono gli spostamenti verso i centri”.

Cattani ha anche precisato l’obiettivo dell’edizione 2025 del convegno Farmindustria, che quest’anno ha voluto riproporre lo stesso tema – la  medicina di genere, appunto – affrontato nella prima edizione dell’evento. “L’obiettivo di quest’anno è rafforzare la collaborazione virtuosa tra istituzioni, università, ricerca e industria su un argomento davvero importante. Una sinergia, con l’impegno straordinario di tutti gli attori della salute, che negli anni ha contribuito ad accrescere la sensibilità sulla medicina genere-specifica, riconosciuta poi da una legge del 2018 e da una recente dichiarazione del Comitato nazionale di bioetica” ha detto il presidente di Farmindustria, aggiungendo che “si può fare ancora tanto. A partire dalla promozione di una maggiore trasversalità e multidisciplinarietà nella formazione dei professionisti della salute, nello sviluppo delle competenze necessarie, nella ricerca scientifica e nell’uso efficace delle tecnologie digitali”.  Perché, ha concluso, “insieme si possono raggiungere traguardi incredibili”.



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