alle donne va meno del 20%

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In Italia, la questione della disuguaglianza di genere nel settore bancario continua a essere una realtà difficile da superare. Nonostante i numerosi progressi sociali, economici e legislativi degli ultimi decenni, il divario di accesso al credito tra uomini e donne si mantiene invariato. Secondo una ricerca del sindacato bancario FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani), il 2023 non ha portato cambiamenti significativi in questo ambito. Le donne, infatti, continuano a rappresentare una fetta minoritaria della clientela che accede al credito bancario, con una quota che non supera il 20%, una cifra che si riflette anche nel dato complessivo a livello nazionale.

Il peso delle disparità occupazionali

Le ragioni di questa persistente disuguaglianza sono complesse e radicate nella struttura socio-economica del Paese. Come è stato ricordato dalla FABI, uno dei principali fattori alla base del credit gender gap è il tasso di occupazione più basso tra le donne, una problematica che si lega a doppio filo con la concentrazione delle donne in settori lavorativi caratterizzati da retribuzioni inferiori. La realtà lavorativa in Italia vede infatti una netta separazione tra settori ad alta remunerazione, nei quali predominano gli uomini, e quelli a bassa retribuzione, in cui il personale femminile è decisamente più numeroso. Questo divario retributivo si traduce, a sua volta, in minori opportunità di accesso al credito.

A questi fattori si aggiunge il ricorso diffuso al lavoro part-time, una condizione che riguarda in modo particolare le donne. Sebbene il lavoro part-time possa sembrare una soluzione vantaggiosa in termini di conciliazione tra vita privata e professionale, esso comporta un abbassamento significativo dei redditi, con riflessi diretti sulla capacità di ottenere prestiti bancari. La combinazione di salari più bassi e periodi di contribuzione previdenziale limitati porta a pensioni future altrettanto ridotte, accentuando il divario economico tra uomini e donne.

Il Credit Gender Gap

L’aspetto più preoccupante di questa situazione è che il cosiddetto “credit gender gap” non mostra segni di miglioramento. Nel 2023, la disparità tra il credito erogato agli uomini e quello destinato alle donne si è mantenuta stabile, attestandosi su livelli che riflettono l’anno precedente. Questo gap, secondo la FABI, ammonta a 68 miliardi di euro a livello nazionale, una cifra considerevole che mostra quanto il sistema bancario e finanziario non riesca a favorire equamente entrambi i sessi.

Il gap non riguarda solo le donne che accedono al credito per ragioni personali o familiari, ma anche quelle che cercano di avviare o finanziare attività imprenditoriali. Le statistiche mostrano infatti che le donne imprenditrici si trovano spesso a fronteggiare condizioni di accesso al credito peggiori rispetto ai loro colleghi maschi. Le ragioni di questa disparità sono molteplici, ma una delle principali risiede nella maggiore difficoltà delle donne di ottenere garanzie sufficienti per i prestiti richiesti, soprattutto quando si tratta di avviare nuove imprese o progetti.

Le disparità nel settore bancario

Il divario di genere nell’accesso al credito bancario ha ripercussioni significative sull’intero tessuto economico. Se da un lato l’economia italiana ha visto una crescente partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, dall’altro lato il sistema bancario sembra non essere riuscito ad adattarsi completamente a questa realtà. In un paese come l’Italia, dove la gestione familiare e personale delle finanze è spesso affidata alle donne, la difficoltà di accedere al credito rappresenta un ostacolo notevole, non solo per il miglioramento della condizione economica individuale, ma anche per lo sviluppo delle potenzialità imprenditoriali femminili.

Il risultato è che molte donne, pur avendo ottime idee e competenze, sono costrette a rinunciare a progetti di crescita o a intraprendere percorsi professionali alternativi, più sicuri ma meno ambiziosi. In questo contesto, il sistema bancario diventa un fattore di esclusione, piuttosto che di inclusione, non riuscendo a garantire pari opportunità a chi desidera investire nella propria carriera o nell’avvio di una nuova attività.

Il rischio di consolidare il divario

Le conseguenze di questa disuguaglianza non sono solo economiche, ma anche sociali. Il fatto che le donne abbiano minori opportunità di accedere al credito ha effetti di lunga durata sulla loro sicurezza economica, in particolare per quanto riguarda il risparmio e la pensione. La persistente difficoltà delle donne ad accumulare risparmi sufficienti, sia durante la loro vita lavorativa che nel periodo pensionistico, rischia di consolidare il divario tra i generi in termini di benessere e stabilità finanziaria.

Inoltre, il sistema bancario sembra riflettere e perpetuare una visione ancora troppo tradizionale e stereotipata del ruolo economico della donna. Sebbene la legislazione italiana abbia fatto enormi passi avanti nell’ultimo ventennio per garantire la parità di genere, la banca resta un’istituzione che, in molte circostanze, non riesce a offrire le stesse opportunità a uomini e donne. Le istituzioni bancarie italiane non hanno ancora adottato politiche sufficientemente inclusive e mirate, che riconoscano le specifiche esigenze delle donne, come la gestione della maternità e dei carichi familiari, o la preferenza per forme di credito più flessibili.

La necessità di interventi

Per affrontare il credit gender gap, le soluzioni devono essere molteplici. Sarà sicuramente necessario adottare politiche più inclusive da parte degli istituti bancari. Le banche dovrebbero sviluppare prodotti finanziari ad hoc per le donne, prendendo in considerazione le loro specifiche necessità. Inoltre, sarebbe importante favorire l’educazione finanziaria femminile, affinché le donne possano acquisire gli strumenti necessari per comprendere le dinamiche del credito e come gestirlo al meglio.

Anche il supporto alle donne imprenditrici dovrebbe essere potenziato, tramite forme di credito agevolato che le aiutino ad avere accesso ai finanziamenti necessari per sviluppare le proprie attività. Il coinvolgimento di istituzioni pubbliche e private è essenziale per garantire che le politiche bancarie siano inclusive e orientate a ridurre il divario di genere.



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