shipping nel futuro, le imprese del mare sfidano la robotica

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Con l’innovazione l’Italia scala anche il pianeta dello shipping grazie a Napoli, grazie ad un polo di ricerca disteso ai confini esterni del porto, un arco lungo 8,2 chilometri in cui è concentrato il meglio dell’innovazione sostenibile per l’economia del mare. Insomma un vero e proprio Golfo dell’Innovazione. Tra Università, aziende di riconosciuto valore che operano a tutte le latitudini, spicca la Fabbrica Italiana dell’Innovazione, la casa delle startup legate alla risorsa mare, un mondo in continuo fermento per esplorare, in modo sempre più sostenibile, l’evoluzione tecnologica legata all’economia blu.

Una palazzina abbandonata che è stato l’archivio di Enel, prima del trasferimento alla Mostra d’Oltremare, oggi è diventata un polo di ricerca dove i giovani sono costantemente impegnati nello sviluppo di start up legate allo shipping e più in generale alla blue economy, allargando gli orizzonti oltre i porti e le navi, fino a coinvolgere lo studio dei fondali, nuova frontiera da esplorare e proteggere. Si tratta di un’area oggetto di un significativo processo di rigenerazione urbana e industriale e di attrazione di investimenti, promosso dal Comune di Napoli che beneficia della vicinanza con il Polo Tecnologico di San Giovanni a Teduccio dell’Università Federico II e conta su progetti di insediamenti produttivi e innovativi che si stanno portando avanti nell’area.

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La Fabbrica è una società consortile tra aziende specializzate ognuna nel proprio settore di supporto alle startup, e opera in sinergia con altri programmi attivi nella Regione Campania e a Napoli, in particolare, con il Progetto Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE) di Napoli – Infiniti Mondi. Infatti, Fabbrica Italiana sta gestendo operativamente il programma di Incubazione della CTE Napoli, focalizzato sulle Industrie Culturali e Creative, che mira a creare nuove startup e nuovi servizi o prodotti innovativi basati su: Gaming and Gamification, Audiovisual and Metaverse, Digital Storytelling. «Ci poniamo – ha spiegato Fabrizio Monticelli, presidente e ceo di ForMare, una delle consorziate – come area di connessione tra le aziende protese allo sviluppo tecnologico e alla transizione ecologica, e le Università, altre aree di ricerca. Siamo un incubatore dove assistiamo e offriamo spazi di ogni genere, a chi vuole sviluppare un’idea innovativa del settore della blue economy». Laboratori attrezzati per le sperimentazioni, connessioni, centri specializzati per i test. Ma non solo. Il consorzio è in grado di supportare le iniziative grazie alle partecipazioni specifiche in vari settori.

«Siamo un Incubatore certificato, un acceleratore e un Innovation Hub competitivo, in linea con i più elevati standard nazionali e internazionali sui temi della creazione di impresa, della formazione avanzata e del trasferimento tecnologico – aggiunge Montincelli – Insomma, siamo una tecnostruttura competitiva, radicata nel territorio regionale e nel contempo un operatore globale, connesso con le principali realtà, nazionali e internazionali, nel campo della ricerca, dell’innovazione, della produzione e della finanza, con l’obiettivo di favorire processi di internazionalizzazione delle sue start-up e Pmi e nel contempo favoriamo l’attrazione di imprese, capitali, progetti innovativi e talenti a Napoli, in Campania».

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E la conferma che la Fabbrica Italiana dell’Innovazione è una vera eccellenza internazionale è arrivata da Umberto Masucci, presidente nazionale del Propeller, a conclusione del convegno “L’Economia del Mare tra Innovazione e sostenibilità”: «Un pomeriggio di alto livello. Una decina di relatori giovani e bravissimi ci hanno raccontato le loro interessanti storie di innovazione e di start-up. Grazie a Fabrizio Monticelli e alla Fabbrica dell’Innovazione per quanto stanno facendo». «Green Economy, Blue Economy, industriale culturale e creativa. L’impegno – sottolinea Montincelli – sta nell’individuazione la migliore soluzione per uno sviluppo tecnologico che sia ambientalmente sostenibile. Per questo approcciamo sia i problemi delle aziende legate allo shipping, sia chi sviluppa progetti interessanti nel settore e lo sosteniamo fino a raggiungere il miglior risultato possibile». L’area di incubazione è firmata da 18 moduli ognuna con 20 postazioni. È qui che si sviluppa il tutoraggio e la formazione imprenditoriale, lo scouting di nuovi progetti, l’attività di tutoring, la pianificazione economico-finanziaria e gestione aziendale, il networking con clienti, fornitori, partner, investitori, il marketing e gestione aziendale, il supporto nello sviluppo del prodotto e le iniziative di Open Innovation. La scelta dell’iniziativa consortile aiuta proprio a fornire i supporti necessari: nella Fabbrica sono presenti la Bcc per quanto riguarda l’area finanziaria; la Monticelli Consulting nell’area legale; la Smart Malico nell’area Prop Tech & Internazionalition.

La Fabbrica Italiana dell’Innovazione opera all’interno di Confitarma ed è già impegnata in start-up che riguardano la ricerca sui nuovi carburanti, sull’applicazione della tecnologie tridimensionali, sulla robotica. Particolarmente interessante l’applicazione della robotica in ambiente estremi come i fondali marini con lo studio e i rilevamenti effettuati a profondità estreme. Un settore di ricerca, questo, in continua espansione dove sono impegnate aziende del calibro di Fincantieri. E poi gli aspetti dell’economia green, start-up anche per esplorare fonti inquinanti dei mari e componenti particolarmente pericolosi svarsati da aziende che, in alcuni casi di accumulano, rendono difficilissimi anche i dragaggi.





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