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Poliambulatori per visite specialistiche, esami di base, con medici di famiglia e spazi per riabilitazione, lontano dagli ospedali. Sono 81 in Piemonte le case di comunità previste con 122 milioni del PNRR da attivare entro il 2026. Manca più di un anno e mezzo: ma a oggi nella Regione nessuna casa di comunità risulta aperta con tutti i servizi che dovrebbero esserci. Ci sono 28 strutture – 1 su 4 – in cui almeno un’attività è partita: consultorio, screening oncologico, vaccinazioni. Ma solo in 10 case di comunità si incontrano medici e appena in 2, infermieri.

La situazione

Lo denuncia l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Non basta. A fine gennaio – dati della Regione – i lavori di tre case di comunità su dieci non erano iniziati. Eccezioni esistono: il sette aprile apre quella di corso Toscana, a Torino, nell’area dell’ex istituto Marco Antonetto, abbandonato per anni. Si spera, dunque. Anche per gli ospedali di comunità, strutture di ricovero intermedio tra domicilio e ospedale. 27 previsti con 66 milioni di fondi Pnrr, nessuno attivo e nel 30 per cento dei casi lavori fermi. 

Scatole vuote?

E qualcuno teme che dopo restino scatole vuote. I medici di famiglia sembrano voler mantenere i loro studi seppur collaborando con le altre strutture, ma intanto alcuni devono ancora iniziare a lavorare in rete tra loro. In più, in Piemonte, mancano quattrocento di questi professionisti, oltre a seimila infermieri.

Montaggio di Tiziano Bosco



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