Filiere industriali italiane, export da record nel 2024: oltre 163 miliardi

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Il 2024 si è chiuso con numeri storici per l’industria italiana. Secondo il rapporto “Economia e Finanza dei distretti industriali” elaborato dal Dipartimento Studi di Intesa Sanpaolo, le filiere produttive del Paese hanno raggiunto un nuovo record in termini di esportazioni: oltre 163 miliardi di euro, con un avanzo commerciale superiore ai 100 miliardi. Un risultato che conferma la vitalità dei distretti industriali, vero cuore manifatturiero del Made in Italy, capaci di competere a livello globale anche in un contesto di turbolenza internazionale. Le performance migliori sono arrivate dai settori della meccanica, della moda, dell’agroalimentare e dell’arredo, con una crescita sostenuta anche nei mercati extra-Ue.

Filiere industriali italiane, export da record nel 2024: oltre 163 miliardi

A trainare l’export sono stati in particolare i distretti del Nord Est, la meccanica strumentale lombarda, il tessile veneto e l’agroalimentare emiliano e toscano. Le imprese hanno beneficiato dell’effetto combinato di innovazione tecnologica, riposizionamento su fasce di qualità superiore e diversificazione dei mercati. La resilienza delle filiere si è espressa anche nella capacità di contenere i costi e gestire le catene di fornitura, nonostante l’incertezza geopolitica. Il rapporto sottolinea inoltre come le aziende più orientate all’internazionalizzazione abbiano rafforzato la propria competitività attraverso investimenti in sostenibilità ambientale e digitalizzazione dei processi produttivi.

Avanzo commerciale sopra i 100 miliardi

L’avanzo commerciale generato dai distretti ha superato i 100 miliardi, contribuendo in modo decisivo alla bilancia dei pagamenti italiana. Una cifra che, secondo gli analisti, rappresenta un elemento chiave per la tenuta macroeconomica del Paese. Il saldo positivo si è allargato grazie all’incremento delle esportazioni a valore aggiunto, frutto di una specializzazione che unisce saper fare artigianale, innovazione industriale e tenuta occupazionale. Le piccole e medie imprese restano protagoniste, ma cresce anche il ruolo delle medie imprese “campione”, capaci di guidare intere filiere e attrarre capitali e talenti.



I timori legati ai nuovi dazi Usa


Nonostante il quadro positivo, il report lancia un allarme sulle prospettive per il 2025, legate all’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti. Le nuove misure protezionistiche ipotizzate dall’amministrazione Trump potrebbero colpire alcuni comparti strategici, in particolare il tessile, la meccanica e l’agroalimentare. Il rischio è che le aziende italiane si trovino penalizzate rispetto ai concorrenti asiatici o americani, in un contesto di crescente competizione internazionale. Le associazioni di categoria chiedono all’Europa di negoziare condizioni di accesso eque ai mercati globali e di difendere le eccellenze produttive europee dalle distorsioni provocate da politiche commerciali unilaterali.



L’Italia delle filiere come modello di sviluppo


Il successo dei distretti industriali nel 2024 è anche un’indicazione sul futuro dell’economia italiana. Il modello di sviluppo fondato su filiere integrate, territori connessi e capacità di adattamento si dimostra ancora competitivo. Ma è necessario rafforzarlo con politiche mirate su formazione, credito, ricerca e infrastrutture. Il rapporto di Intesa Sanpaolo si chiude con un invito alla responsabilità collettiva: le sfide del commercio globale non possono essere affrontate solo dalle imprese. Servono strategie pubbliche e private coordinate, per fare in modo che il record del 2024 non resti un picco isolato, ma diventi il punto di partenza di una nuova fase di crescita strutturale e sostenibile.



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