Tassi giù, mutui più leggeri ma la domanda delle case resta bassa nell’entroterra

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ANCONA Ad aprile, la Banca Europea per gli Investimenti ha ridotto di 25 punti base i tassi d’interesse. Tradotto, significa negoziare mutui e prestiti con rate mensili più interessanti e, quindi, un rilancio dei consumi, incluso l’immobiliare. Effetti misurabili attraverso la crescita dell’attività di erogazione dei prestiti delle banche che, tuttavia, dimostra che, a parità di tassi, non tutti i territori sono uguali.

«Nei primi 4 mesi del 2025 sono cresciuti gli impieghi – interviene il presidente della Bcc Ancona e Falconara, Camillo Catana Vallemani – grazie alle condizioni più favorevoli dell’andamento dei tassi ma anche a un rinnovato impegno del Cda ad aiutare le famiglie e le imprese nell’affrontare le nuove sfide dell’attuale contesto economico-finanziario. Il che – precisa – ci ha portato ad aggiornare la proposta dei prodotti con tassi più vantaggiosi, migliori addirittura per chi ha scelto di investire in immobili di classe energetica A, B o C».

Le conseguenze

Bussando invece alla Bcc di Pergola e Corinaldo, l’interpretazione è leggermente diversa. Spiega il dg Claudio Rovelli: «Che ci sia una crescita di impieghi è palese, ma nell’entroterra la diminuzione degli interessi sui mutui non ha influenzato la domanda di acquisto di immobili che rimane bassa». Entra nel merito: «E’ l’ennesima conseguenza del calo demografico, piaga delle aree interne. Perché non è la convenienza del mutuo a far crescere la richiesta di comprare una casa, mentre chi acquista dove c’è crescita demografica e richiesta di servizi e dove le quotazioni immobiliare sono più alte, deve far leva sul credito e sarà molto più propenso a sottoscrivere un mutuo a tasso più vantaggioso». Per il pesarese Floro Bisello, vicepresidente dell’associazione Unioncasa, l’abbassamento dei tassi era non solo dovuto, ma necessario.

«La riduzione da 2,5 a 2,25% ha portato a un risparmio medio per i mutui a tasso variabile di circa 42 euro al mese, e porta la rata di un mutuo medio da 685 euro a 643, ma siamo ancora troppo lontani dai valori di inizio 2022, quando quella stessa rata era di 450 euro». In aspettativa pure le aziende. Gruppi e pmi. «Si tratta di una decisione molto importante in questo momento di grande incertezza – commenta Moreno Bordoni, segretario Cna Marche -. È una disposizione positiva a livello pubblico e privato che si può tradurre in un alleggerimento del peso del debito e in una politica del credito meno onerosa per famiglie e imprese. Ma questo soltanto se le banche trasferiscono sulla clientela gli effetti di questa ulteriore sforbiciata, allentando i criteri di concessione dei prestiti soprattutto ad artigiani e piccole imprese».

Sulle modalità di erogazione Gilberto Gasparoni, direttore di Confartigianato Marche, incalza: «Un deciso sì a tassi d’interesse più bassi ma è basilare che si ritorni a dare un valore ai progetti, a non considerare solo i numeri. Il che fa emergere il ruolo dei presidi bancari, leva strategica sia come facilitatore, sia nel giudicare il valore imprenditoriale nel suo contesto». A maggior ragione nelle aree interne.





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