Perch� le banche italiane vanno cosi bene e guadagnano cos� tanti soldi ogni anno

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Il sistema bancario italiano ha conosciuto una fase di forte espansione in termini di profittabilità. I numeri parlano di oltre 23 miliardi di euro di utili netti solo nel primo semestre, con un aumento che si aggira attorno all’8% rispetto all’anno precedente. Dietro questo successo non ci sono solo operazioni di finanza, ma una serie di dinamiche strutturali e congiunturali che hanno permesso agli istituti di credito italiani di capitalizzare al meglio il nuovo contesto macroeconomico:


  • L’effetto BCE e il margine d’interesse delle banche italiane

  • Efficienza operativa, riduzione del rischio e consolidamento

L’effetto BCE e il margine d’interesse delle banche italiane

La leva per comprendere il boom dei bilanci bancari italiani è il rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Banca Centrale Europea. Questo aumento ha determinato un allargamento del margine d’interesse, ossia la differenza tra quanto una banca paga sui depositi e quanto incassa dai prestiti. Nel biennio 2022-2024, l’intervento restrittivo della BCE ha fatto salire il tasso sui finanziamenti, ma le banche italiane hanno mantenuto tassi passivi bassi su conti correnti e depositi a vista. Il risultato è stato un aumento diretto dei ricavi da interessi, che nel primo semestre del 2024 sono passati da 18,3 miliardi a oltre 20 miliardi di euro, con una crescita a doppia cifra che ha trainato l’intero settore.

Nonostante il clima favorevole e gli utili record, una delle contraddizioni più evidenti del modello di crescita delle banche italiane riguarda la scarsa redistribuzione dei benefici verso i clienti, in particolare i piccoli risparmiatori. I tassi riconosciuti sui conti di deposito in Italia si mantengono tra i più bassi dell’area euro: secondo Banca d’Italia, nel 2025 il tasso medio applicato ai depositi è ancora vicino all’1%, nonostante l’inflazione e il costo del denaro abbiano superato il 4% nei trimestri precedenti. Questo ha determinato una forma di parcheggio forzato dei risparmi in conti non remunerativi, mentre le banche incassavano margini crescenti dal mercato del credito.

In parallelo alla crescita del margine d’interesse, un altro canale di profittabilità sono le commissioni che negli ultimi 12 mesi hanno registrato un aumento medio dell’8% su base annua. Le banche italiane, orientate a una gestione prudente dei rischi, hanno investito nell’ampliamento dei servizi di consulenza patrimoniale, nella distribuzione di prodotti assicurativi e nell’offerta di fondi comuni e strumenti d’investimento. Il caso di Unicredit è emblematico: nel primo trimestre del 2025, la sola voce delle commissioni da investimenti ha generato oltre 700 milioni di euro, con un aumento del 12,5% rispetto all’anno precedente. Anche altre realtà come Intesa Sanpaolo e Banca Mediolanum hanno capitalizzato su questo fronte.

Efficienza operativa, riduzione del rischio e consolidamento

Parte del merito degli attuali risultati risiede anche in una serie di azioni interne che hanno migliorato l’efficienza operativa, contenuto i costi di struttura e ridotto il peso dei crediti deteriorati sul bilancio.

Nel 2025, secondo i dati pubblici, i costi operativi delle principali banche italiane sono aumentati dello 0,6%, un valore inferiore all’inflazione e che conferma la capacità degli istituti di contenere le spese anche in un contesto macro incerto. Il tutto ha portato a un miglioramento del rapporto tra costi e ricavi, indicatore per misurare l’efficienza bancaria, che in alcuni casi è sceso sotto la soglia del 50%. L’automazione dei processi, la chiusura di filiali meno redditizie e la digitalizzazione dei servizi hanno giocato un ruolo nel contenere le uscite correnti, ampliando il margine operativo lordo.

La buona salute del comparto bancario italiano si ritrova anche nella diminuzione costante delle rettifiche su crediti deteriorati. Negli ultimi tre anni, gli istituti hanno smaltito in maniera progressiva i Non Performing Loans ereditati dalle crisi precedenti, e portato il tasso netto di crediti deteriorati all’1,4%, uno dei più bassi dell’area euro.

Il 2025 è anche l’anno della conferma del processo di consolidamento del sistema bancario italiano, un percorso iniziato da tempo e accelerato negli ultimi mesi da fusioni strategiche. Un esempio è quello del Monte dei Paschi di Siena, che ha registrato un utile netto di oltre 400 milioni di euro nel primo trimestre, grazie anche al rafforzamento patrimoniale ottenuto dopo la razionalizzazione delle sedi e dei costi. Unicredit, nel frattempo, ha rivisto al rialzo le proprie previsioni, superando i 9,3 miliardi di utile netto stimati per fine anno, grazie anche alla selettività nelle operazioni di acquisizione e alla maggiore penetrazione nei mercati esteri.



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