Stellantis, ex Ilva e Tim: tutti i dossier aperti. Parla il ministro Adolfo Urso

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Ultim’ora news 15 maggio ore 20


Dalla promozione del debito pubblico italiano di S&P allo spread che ha toccato i minimi dal 2021. L’Italia ha dimostrato di «essere sulla strada giusta. Ma è chiaro che dobbiamo fare di più, soprattutto per affrontare le incertezze legate all’eventuale escalation dei dazi».

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fatto il punto con MF-Milano Finanza sui dossier più caldi che sono sul tavolo di Via Veneto e sulle partite ancora da giocare. Una di queste è prevista venerdì 16 maggio con Investopia, il summit per il dialogo tra Italia e Medio Oriente, che si svolge a Palazzo Mezzanotte a Milano, sede della borsa.

Domanda. A febbraio l’Italia ha siglato accordi con gli Emirati Arabi Uniti per 40 miliardi: il quadruplo di quelli con gli Usa. Il Golfo è uno dei nuovi mercati anti-dazi?

Risposta. È uno dei mercati più promettenti. Anche per questo abbiamo chiesto alla Commissione Europea di finalizzare l’accordo di libero scambio con il Consiglio di Cooperazione del Golfo, di cui fanno parte anche gli Emirati.

D. Oggi si apre Investopia. Una novità di questa edizione sono gli incontri B2B per l’avvio di nuove collaborazioni. Quali le filiere protagoniste?

R. La partecipazione di investitori emiratini può dare alle imprese italiane, anche quelle più piccole, slancio per competere su scala globale. Siamo leader mondiali in settori di altissimo valore come i superyacht, la meccatronica, l’aerospazio, l’agroindustria, le biotecnologie e il medicale. Investopia ci consente di valorizzare quanto di buono è stato realizzato nel vertice bilaterale governativo di Roma.

D. La Borsa di Milano è sui massimi nonostante le turbolenze geopolitiche. Come valuta il lavoro dell’esecutivo?

R. Lo scenario è complesso ma l’Italia sta reagendo bene. Lo spread ai minimi dal 2021, l’inflazione tra le più basse in Europa, 35 miliardi di investimenti Greenfield nel 2024 e oltre un milione di nuovi posti di lavoro stabili in due anni: sono segnali concreti che siamo sulla strada giusta. Ma è chiaro che dobbiamo fare di più, soprattutto per affrontare le incertezze legate all’eventuale escalation daziaria.

D. Come?

R. La politica commerciale è una competenza esclusiva dell’Unione Europea: gli Stati membri possono contribuire ma non agire da soli. L’Italia sostiene con forza una linea di dialogo con gli Stati Uniti, che restano un alleato strategico. Serve una posizione europea unitaria e responsabile, in grado di difendere le nostre filiere senza alimentare tensioni geopolitiche.

D. Automotive, telecomunicazioni e siderurgia sono tre settori fondamentali per l’Italia. Ma ancora non ripartono del tutto…

R. Fin dal nostro insediamento abbiamo promosso in Ue una politica industriale orientata alla sovranità tecnologica, alla tutela dell’occupazione e al rilancio produttivo. Con Stellantis abbiamo avviato un confronto serrato che ha portato alla nascita del Piano Italia. Per Tim, il governo ha scelto con coraggio di riportare la rete sotto controllo pubblico: un passo storico per difendere l’interesse nazionale nel settore delle telecomunicazioni. Infine, l’ex Ilva sta vivendo un momento cruciale e, per questo, vorrei fare un appello alla massima responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, alla piena e leale collaborazione tra gli organi dello Stato. Il nostro lavoro continua, noi non molliamo.

D. John Elkann è stato in Parlamento qualche mese fa, ora si parla di un possibile italiano alla guida di Stellantis dopo Tavares. Come vede il futuro del gruppo dell’auto in Italia?

R. Stellantis ha profonde radici in Italia e il Piano dimostra che vuole rafforzarle dando un futuro all’auto italiana. Mentre ovunque in Europa si chiudono stabilimenti con decine di migliaia di licenziamenti, siamo riusciti sinora a preservare stabilimenti e occupazione in Italia. La strada è difficile perché le follie del Grean Deal sono una zavorra insostenibile, per questo siamo in prima linea nel chiedere riforme sostanziali alla Commissione. In ogni caso, chiunque sia il nuovo ceo sono convinto che comprenderà come l’Italia sia centrale nella strategia di sviluppo del gruppo.

D. Riguardo all’Ilva, sono giorni molto complessi, dal sequestro dell’altoforno alla nuova cassa integrazione. Lei ha temuto una Bagnoli bis. Il timore è rientrato o è ancora lì? Crede che gli azeri faranno un passo indietro?

R. Il rischio di una Bagnoli bis resta alto, perché è stato compromesso l’Altoforono 1 impedendo che fossero effettuati in tempo congruo gli interventi necessari per metterlo in sicurezza. Ora lo stabilimento può contare solo sull’Altoforno 4 mentre attende la formulazione dell’Aia per la quale mi auguro che tutti facciano il massimo sforzo. Siamo in continuo contatto con gli azeri per spiegare quel che è accaduto e allo stato il negoziato continua, anche se pesa il clima che si è creato.

In ogni caso le decisioni della Procura avranno conseguenze immediate per la sostenibilità produttiva dello stabilimento, per i lavoratori e per le aziende della filiera e dell’indotto, che si erano finalmente riprese grazie ai ristori che il governo è riuscito a dare loro in modo congruo e tempestivo. Comunque, noi non molliamo. Lunedì ho convocato un tavolo con imprese di primaria importanza che hanno importanti progetti di investimento nell’area di Taranto i cui proponimenti dipendono proprio dalla ripresa della produzione siderurgica.

D. Per quanto riguarda le Tlc, ha di recente presentato un piano per il settore. Ma gli operatori chiedono misure più incisive…

R. Abbiamo presentato un primo pacchetto organico di misure da 629 milioni. È solo l’inizio di un piano più ampio, che coinvolge cittadini, imprese e territori. Abbiamo già sbloccato dossier cruciali come Tim, Open Fiber e fatto progressi nella gestione dei call center. Con l’adeguamento dei limiti elettromagnetici rilanciamo anche il 5G. Ora serve l’impegno dei privati per cogliere queste opportunità e crescere.

D. La sua è un’agenda molto piena. Ha in programma anche lei una missione internazionale negli Stati Uniti o preferisce prima andare negli Emirati Arabi Uniti?

R. Il mio impegno internazionale è costante, perché oggi la politica industriale si decide principalmente fuori dai confini nazionali, nei consessi europei e con i nostri partner, come ho fatto in Norvegia e Lituania. Ho già incontrato da remoto il mio omologo della Casa Bianca, Michael Kratsios, che ha la delega all’innovazione tecnologica, all’AI, al quantum e ai data center, e lo aspetto in Italia in occasione dell’inaugurazione dell’Ia Hub per lo sviluppo sostenibile, che si terrà a Roma il prossimo 20 giugno. Successivamente, programmeremo naturalmente una missione negli Usa. In Kratsios ho da subito trovato una grande disponibilità alla collaborazione: ritiene l’Italia il Paese ideale con cui creare solide partnership nei settori a più alta innovazione dell’economia digitale.(riproduzione riservata)



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