La svolta per il terziario: primi segnali di ripresa

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CREMONA – Uno squarcio di sereno in un cielo ancora carico di nubi. Il primo trimestre di quest’anno ha segnato un’inversione di tendenza per le attività del commercio e dei servizi del territorio provinciale, dopo un costante calo del loro numero registrato negli ultimi anni, specialmente nel post pandemia. Secondo i dati di Infocamere, aggiornati al 31 marzo, le imprese attive del terziario sono salite 14.220, segnando un lieve incremento rispetto alle 14.214 del 31 dicembre 2024. Commercio e servizi rafforzano il proprio peso nel tessuto economico provinciale, salendo al 58% del totale imprese. Un dato inferiore alla media regionale, che è del 66%. A fine marzo, le imprese registrate in provincia di Cremona erano 24.714 in meno rispetto a dicembre 2024.

All’interno del comparto terziario, il commercio si conferma un settore strategico, rappresentando il 38% delle imprese. Costante crescita per i servizi che salgono al 45% (contro il 44,6% di dicembre). Il turismo resta stabile al 12%, mentre i trasporti registrano un leggero calo, passando dal 4,3% al 4%. In questo ampio settore, in provincia lavorano oltre 91.000 addetti (dati resi noti dall’Istat), pari al 48% della forza lavoro complessiva in provincia. Il 2024 è in linea con quanto registrato l’anno prima. Si conferma, dunque, il ruolo strategico del terziario non solo in termini quantitativi, ma anche occupazionali.

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Nello specifico, il settore dei servizi conferma una dinamica positiva, mentre commercio e turismo restano sostanzialmente stabili. Il comparto trasporti, invece, continua a soffrire, riflettendo le difficoltà logistiche e i costi elevati che ancora penalizzano le micro e piccole imprese.

«Il sistema economico della provincia di Cremona mostra una resilienza importante, con un terziario che, pur tra luci e ombre, si conferma asse portante della vitalità imprenditoriale – commenta il presidente di Confcommercio provincia di Cremona, Andrea Badioni –: la tenuta del primo trimestre 2025 va letta come un segnale positivo, che merita attenzione e supporto, anche in termini di politiche locali a sostegno dell’innovazione, dell’accesso al credito, della digitalizzazione e della formazione continua. È nostro obiettivo accompagnare questo lento processo di stabilizzazione con strumenti concreti a favore delle imprese».

Evidente che serva più di un trimestre per capire se questo segnale, possa effettivamente essere propedeutico ad un’inversione vera e propria di tendenza che abbia una portata più a lungo termine.

Dando uno sguardo alle province confinanti, viene confermata la preminenza percentuale delle imprese del terziario, rispetto alle altre. A Lodi, ad esempio, sono il 60%, 8.220, con 50.937 addetti. Oltre il 50% anche la percentuale che si registra a Mantova e dintorni: 16.741 realtà su 32.965 complessive. Nella Bergamasca il settore terziario ingloba il 60% delle imprese (49.940 su 82.721), mentre a Brescia e provincia questa percentuale è lievemente superiore: il 62%, che equivale a 64.383 attività.





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