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Ma il governo sta per cancellare 30 mila norme
(di Gianni De Paoli) La burocrazia ci costa 80 miliardi all’anno. Un peso che schiaccia soprattutto le microimprese. Moduli da compilare, documenti da produrre, timbri da apporre e file agli sportelli pubblici.
Lo denuncia l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, sempre attenta ad evidenziare quello che non funziona nel sistema Italia.
Norme troppo complesse, impossibili ad applicarle nella pratica quotidiana, rendono la vita impossibile a chi lavora.
I tempi della Pubblica Amministrazione per autorizzazioni varie sono i più lunghi d’Europa. Ciò sottrae tempo prezioso e risorse economiche fondamentali alle aziende.
La CGIA puntualizza che non vuol fare d’ogni erba un fascio. Anche nella nostra PA ci sono delle eccellenze. Ma è la burocrazia che funziona nel suo complesso con difficoltà, soprattutto al Sud.
La burocrazia allontana gli imprenditori esteri
Cittadini e imprese non sopportano più i tempi di risposta e i costi della burocrazia che non tiene il passo coi tempi e scoraggia gli investimenti dall’estero.
Miracoli non se ne fanno. Ma una semplificazione è urgente.
Questo governo un segnale lo ha dato approvando un ddl che prevede l’abrogazione, si spera in tempi brevi, di oltre 30.700 norme. Cosa che ridurrà del 28% le norme vigenti.
Secondo la Banca Europea degli Investimenti il 90% delle imprese italiane ha dichiarato di avere del personale impiegato per adempiere agli obblighi normativi. Tra i big Ue nessun altro sta peggio.
In Francia il dato è all’87 per cento, in Germania all’ 84 e in Spagna all’ 82. La media UE è all’86%.
In Italia il 24% degli imprenditori intervistati ha dichiarato che impiegano oltre il 10% del personale per espletare tutte le formalità di legge. Iin Francia e in Spagna il 14, in Germania l11%. La media UE è al 17.
Considerando le regioni è il Friuli Venezia Giulia che si colloca al 63° posto a livello europeo. Seguono la provincia Autonoma di Trento (81°), la Liguria (95°) e la Provincia Autonoma di Bolzano (96°). Non bene il Veneto che si colloca al 130° posto.
Male le regioni del Sud: Puglia al 195° posto, Calabria al 197°, il Molise al 207° e la
Sicilia al 208° si collocano proprio in coda alla classifica generale.
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