l’Abruzzo perde oltre il 24% di negozi, bar e ristoranti under 35

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Drastica contrazione negli ultimi cinque anni per il tessuto imprenditoriale giovanile nel commercio, nella ristorazione e nella ricettività. In Abruzzo il calo supera il 24%. Secondo un’analisi condotta da Confesercenti, e diffusa da Andkronos, tra il 2019 e il 2024 sono scomparse oltre 35.600 attività guidate da under 35 in tutta Italia, con un calo del 22,9%. Una flessione ben più marcata rispetto al -7,2% del totale delle imprese e oltre quattro volte superiore al -5% registrato tra le attività guidate da over 35 negli stessi settori. 

Nel 2024, solo un’impresa su dieci in questi comparti è a guida giovanile. Nel 2019 erano il 12,1%; oggi rappresentano appena il 10% del totale.

Il calo è più accentuato nei centri urbani intermedi. Nei comuni tra 15.000 e 50.000 abitanti la riduzione è del 23%, in quelli tra 50.000 e 250.000 del 24,2%. Le regioni più colpite sono tutte del Centro-Sud: Umbria, Sardegna, Calabria, Sicilia, Toscana e Abruzzo, dove il calo supera il 24%. Per macroaree, il Centro segna -25,2%, le Isole -28,4% e il Mezzogiorno -25,5%, mentre il Nord-Ovest e il Nord-Est registrano rispettivamente -17,8% e -14,3%. L’età media degli imprenditori nei settori del commercio e del turismo è cresciuta: da 50 anni nel 2019 a 51,3 nel 2024.

A pesare sul settore è l’elevato tasso di mortalità delle imprese: il 34,4% di quelle nate nel 2019 ha cessato l’attività entro cinque anni, percentuale che nella ristorazione sale al 43,1%. In Sicilia e Calabria oltre il 38% delle nuove imprese del 2019 ha già chiuso, con percentuali elevate anche in Campania, Basilicata e Sardegna.

“Sulle imprese di commercio e turismo pesano l’eccesso di concorrenza, l’ascesa dell’economia digitale, la debolezza della domanda interna e un elevato carico fiscale e burocratico. Una combinazione che penalizza in particolare i giovani imprenditori”, commenta Nico Gronchi, vicepresidente vicario di Confesercenti.

“Il risultato è un tessuto imprenditoriale sempre più anziano e fragile. Se non vogliamo archiviare questa Italia, servono azioni concrete: meno fisco, più formazione e un vero governo dello sviluppo”, conclude.

 



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