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Da anni, personalmente e come comunità finanziaria, mi batto per porre i mercati dei capitali al centro della politica industriale nazionale a supporto della competitività del Made in Italy.
Lo farò anche nel consesso con operatori e istituzioni di domani a Palazzo Montecitorio. Ci confronteremo sull’innovazione di strumenti finanziari per abilitare crescita industriale, non solo rendimento. Per il rilancio dei mercati su cui per riaffermare il ruolo di leva strategica per l’Italia della borsa e, in particolare, del mercato Egm, che alle pmi offre un primo accesso sui listini. L’Egm non va considerato come un mercatino per società piccole, ma un ginnasio: un ambiente formativo e propulsivo per imprese che vogliono crescere verso il mercato principale.
La proposta di Strocchi
Se ben utilizzato, è una palestra per costruire campioni industriali anche tramite m&a e business combination. In questo senso una delle proposte che pongo all’attenzione è pensare di estendere il bonus ipo anche ai costi di m&a e integrazione societaria, per premiare chi rafforza il tessuto industriale con logiche di consolidamento in perimetri quotati.
Questa visione è corroborata da un dato sintetico: le società migrate da Egm al mercato principale rappresentano, per capitalizzazione aggregata, ben più di una volta e mezza l’intero market cap attuale dell’Egm, facendo capire come questo mercato sia funzionale alla formazione di campioni di industria se sostenuti da capitali costruttivi. Un approccio che noi stessi abbiamo praticato sul campo con esempi di crescita concreta sul mercato come Sesa, Iwb, Pharmanutra e molte altre. Storie che dimostrano che la borsa può essere un motore di crescita industriale, se accompagnata da competenze e capitale paziente.
Un ruolo cruciale lo possono e devono avere i cosiddetti Pipe-Private Investors in Public Equity: strumenti flessibili e dedicati, ideali per accompagnare aggregazioni e sviluppo. Sono capitali pazienti, con visione industriale, che si distinguono anche dai fondi che nasceranno dal fondo di fondi di Cdp, più orientati al trading. I Pipe necessari devono operare con logiche «buy-hold-build», abilitando crescita reale e non finanziarizzazione.
Gli investitori
Il successo dell’Egm passa, quindi, per una doppia strategia: da un lato aggregare lato emittenti, evitando listini polverizzati in micro-cap di scarsa appetibilità. Dall’altro, disaggregare, lato investitori, favorendo l’ingresso di veicoli granulari come Eltif, Pir, holding, fondi pensioni, fondi chiusi e, appunto, Pipe. Quello che oggi avviene fuori mercato sostenuto da fondi private equity nazionali – costruire per vendere a fondi più grandi (quasi sempre non nazionali), può e deve avvenire sul mercato, mantenendo governance italiana, trasparenza e accesso per i risparmiatori. Perché i mercati borsistici valorizzano le nostre imprese, mentre il private equity, per sua natura e dimensione nazionale, le vende (agli stranieri).
Il vero allarme è l’emorragia dai listini italiani: il 43% delle società delistate negli ultimi 10 anni è finito in mani straniere. Questo indebolisce il sistema industriale e, nel tempo, finisce per accentuare disuguaglianze sociali. Vendiamo troppo, troppo presto e troppo spesso. Abbiamo invece bisogno di difendere, sviluppare e valorizzare la nostra economia reale, la nostra base industriale. Non svenderla al miglior offerente straniero. Con una capitalizzazione pari al 38% del pil, l’Italia ha uno dei peggiori rapporti borsa/pil d’Europa.
Serve un progetto
Anche il recente boom è stato trainato sul Ftse Mib da banche e utility, non da nuova industria quotata. Eppure le pmi italiane sono profittevoli, generatrici di cassa, benché invisibili al mercato perché non accompagnate con gli strumenti giusti. È il momento di ribaltare la logica: la borsa non deve solo offrire piattaforma di trading, ma collegare direttamente risparmio e impresa nazionale. Non lasciamo che l’Egm e l’Italia restino un vivaio per predatori esteri. Serve un progetto sistemico che si sviluppi intorno a Borsa Italiana sostenuto da un ecosistema di investitori e veicoli di indirizzo di risparmio nazionali congrui e competenti. (riproduzione riservata)
*presidente di Electa Ventures
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