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Turbativa d’asta e frode. Nel mirino del deputato Mpa, secondo la Procura, sarebbe finita la ristrutturazione della rete idrica di Agrigento
Il deputato del Movimento per l’Autonomia, Roberto Di Mauro, dimessosi da assessore regionale all’Energia un mese fa, è indagato dalla Procura di Agrigento nell’ambito dell’inchiesta che aveva già coinvolto tredici persone per un giro di tangenti legate all’assegnazione di appalti pubblici. Il suo nome emerge dall’avviso di accertamenti tecnici non ripetibili. Le accuse sono turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture, legate all’appalto per la ristrutturazione e automazione della rete idrica di Agrigento.
Secondo la ricostruzione de ‘La Sicilia’, Di Mauro, il suo segretario particolare Giovanni Campagna, l’imprenditore e sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi e l’architetto Sebastiano Alesci – che faceva parte della commissione di gara – avrebbero pilotato la costituzione di un consorzio privo dei requisiti necessari per aggiudicarsi i lavori, presentando un’offerta economicamente insostenibile, con il supporto di funzionari pubblici. Alesci è accusato di avere assegnato i punteggi in modo irregolare, mentre Capizzi avrebbe ostacolato l’avvio del cantiere e avviato i lavori in ritardo con subappalti non autorizzati.
Inoltre, Di Mauro e Alesci sono anche indagati per associazione per delinquere finalizzata alla gestione illecita di fondi pubblici regionali, insieme ad altri imprenditori e professionisti, tra cui Diego e Federica Cammarata, la loro madre Carmela Moscato, Luigi Sutera Sardo e Vittorio Giarratana. L’organizzazione avrebbe operato una sistematica spartizione di appalti, incarichi e finanziamenti regionali, facendo leva su corruzione e controllo politico-amministrativo a livello locale.
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