Cattani: “Farmaci, da 2022 a oggi autorizzati in Italia più di 2.650 studi clinici”

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Roma, 22 maggio – Dal 2022 a oggi, periodo di piena attuazione delle nuove regole europee sulle sperimentazioni cliniche, sono oltre 2.650 gli studi clinici autorizzati in Italia, secondo i dati riportati dall’Ema. A ricordarlo,  in occasione dell’International Clinical Trials Day 2025 celebrato il 20 maggio, è stato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani (nella foto).

“Con investimenti da parte delle imprese farmaceutiche di circa 800 milioni di euro ogni anno” ha sottolineato il leader  delle aziende del farmaco: “Un valore per i cittadini che possono accedere a terapie innovative, per il Servizio sanitario nazionale che registra un beneficio complessivo di 3 euro per ogni euro investito dalle aziende, e per medici e ricercatori che hanno a disposizione strumenti all’avanguardia per l’aggiornamento costante delle competenze”.

“Uno studio dell’Università di Stanford evidenzia come su un totale mondiale di 537 studi clinici che menzionano l’uso di sistemi di Ia nel 2024, l’Italia con 42 clinical trials si posizioni al terzo posto al mondo dopo Cina e Usa, a dimostrazione del valore della nostra ricerca e delle nostre competenze scientifiche” ha quini aggiunto il presidente di Farmindustria, sottolineando che “gli studi clinici rappresentano un’area di prioritaria importanza per la ricerca. La nostra nazione può fare la propria parte con le molte eccellenze che ha: imprese, risorse umane, università, centri di ricerca, ospedali, Ssn, operatori della salute”.  Cattani ha quindi espresso una valutazione positiva rispetto alle riforme portate avanti dal Governo per rafforzare le Life Sciences, grazie alle quali “si può davvero essere ancora di più protagonisti sulla scena internazionale, anche con la velocizzazione delle procedure di attivazione degli studi clinici”.

“Oggi la competizione è accesa a livello europeo e globale  con Paesi che adottano politiche mirate per attrarre sempre più investimenti nella Salute” ha quindi affermato il presidente della sigla degli industriali del farmaco, contestualizzando la situazione del pharma nello scenario economico-politico globale: “L’Europa è rimasta indietro negli ultimi 20 anni per investimenti in R&S, con una quota passata dal 41% al 31% rispetto al totale delle maggiori economie. Nello stesso periodo, la quota degli Stati Uniti è passata dal 44% al 52%, mentre quella della Cina dall’1% all’8%. Deve quindi recuperare il gap con un contesto più attrattivo per gli investimenti e rafforzando la proprietà intellettuale, come stanno facendo gli altri grandi ecosistemi mondiali”.  Chiara, al riguardo, la sollecitazione, rivolta soprattutto a politica e istituzioni: “È necessaria una nuova strategia che sappia accogliere e valorizzare l’innovazione, puntando in maniera chiara sui settori che generano maggior valore per i cittadini e per la crescita economica dei Paesi europei, come quello delle Scienze della vita”.

“Con la rivoluzione nella ricerca, grazie all’Ia e ai velocissimi progressi tecnologici, saranno 2.000 i miliardi di dollari di investimenti farmaceutici in ricerca e sviluppo tra il 2025 e il 2030 nel mondo” ha quindi concluso Cattani. “Già oggi sono 24.000 le molecole in sviluppo a livello globale. È una partita quindi che va giocata ora con determinazione, consapevoli che ce la possiamo fare”.



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