le pmi non trovano lavoratori –

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Economia

di Giovanni Vasso





L’occupazione sale ma il lavoro soffre (ancora) di mismatch. Le piccole e medie imprese vorrebbero pure assumere ma non trovano personale abbastanza qualificato per ricoprire le posizioni lavorative che, così, restano vacanti. L’economia italiana (continua) a fare i conti con il problema del mismatch che rischia di frenare, ancora di più, la produttività del nostro Paese. La Cna ha pubblicato una ricerca su un campione di oltre 2mila imprese artigiane. Il risultato è che almeno un’azienda su due sarebbe pronta, da subito, ad assumere tecnici e addetti. Il settore che sembra più propenso a offrire possibilità di assunzioni è quello delle costruzioni con il 57,5 per cento delle aziende pronte, fin da subito, ad arruolare nuovi dipendenti. In particolare a cercare operai e addetti è il 54,5% delle imprese edili mentre la percentuale sale addirittura al 59,2% se si prendono in considerazione le ditte che si occupano dell’istallazione di impianti. Molte opportunità di lavoro anche nel settore manifatturiero dove il 51,9% delle aziende cerca dipendenti. Mancano soprattutto gli addetti per le imprese meccaniche (56%) e nel settore moda (52,8%), due aree produttive che rappresentano altrettanti fiori all’occhiello del Made in Italy. Ricca, inoltre, la domanda di lavoratori nel settore dei servizi: dal turismo alla ristorazione, fino ai trasporti e alle spedizioni. Le aziende cercano nuovi dipendenti. E non ne trovano. Sembrano cronache dorate da un’epoca florida. Eppure, per gli imprenditori e gli artigiani, procedere alle assunzioni non è semplice così come potrebbe sembrare. Ed è proprio la Cna a svelare le ragioni. Smentendo, tra le altre cose, i luoghi comuni dei giovani che non vogliono lavorare: solo il 7,7% delle aziende interpellate, difatti, ha riferito di aver ricevuto rifiuti da parte di candidati a causa delle offerte economiche giudicate insufficienti. Il vero, grande, problema dell’occupazione è il mismatch. Ossia quello delle competenze. Il 47,7% delle aziende ha riferito di non aver potuto assumere poiché le competenze dei candidati non erano idonee alle mansioni da svolgere. Poco meno di una pmi su due. Ma non basta, perché serie difficoltà sarebbero state riscontrare dal 55,4% delle aziende solo per fare selezione delle domande arrivate. Solo per l’11,4% delle pmi coinvolte nell’indagine, la ricerca di personale è andata a buon fine senza particolari problemi. Troppo poco. Eppure l’offerta di lavoro non è più quella precaria o, quantomeno, si registra l’intenzione, da parte dei datori di lavoro, di privilegiare (34,6%) i contratti a tempo indeterminato. Infine il dato sui canali che dovrebbero incrociare domanda e offerta. A sorpresa (ma neanche troppo…) il primo metodo è il passaparola “utilizzato” dal 42,1% delle imprese; seguono agenzie (21,5%) e annunci su varie piattaforme (15,1%). Male, malissimo, i centri per l’impiego che rappresentano solo il 6,8%, addirittura meno delle scuole e università col 10,7% dei contatti.


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