Tari, scatta la rivolta delle imprese

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Il nuovo aumento della Tari, approvato lunedì sera in Consiglio comunale, ha provocato la dura reazione degli operatori turistici, in particolare degli stabilimenti balneari e dei campeggi. Le nuove tariffe prevedono un rincaro medio del 6-7% per le utenze domestiche e del 12-13% per le imprese. Una crescita che, sommata a quelle degli ultimi anni, ha portato l’incremento complessivo dal 2022 a oggi a sfiorare il 40%.

Il settore balneare denuncia una pressione fiscale ormai insostenibile, che grava su circa 1.500 famiglie e 5.000 cittadini. I gestori contestano non solo l’entità degli aumenti, ma anche il metodo con cui viene calcolata la tariffa, ritenuto inadeguato perché basato su stime presuntive della produzione di rifiuti anziché sulla quantità effettivamente prodotta. Viene quindi richiesta l’adozione della Tarip, il sistema che prevede una tariffa puntuale commisurata al rifiuto misurato.

Secondo gli operatori, l’attività turistica ha una stagionalità ben definita – circa 100 giorni l’anno – e molte delle aree occupate, come la battigia, non producono rifiuti. Inoltre, i chioschi e i ristoranti presenti in spiaggia pagano già una Tari separata. Questo, sostengono, renderebbe necessario un approccio più preciso e proporzionato.

Negli ultimi anni, molti stabilimenti e campeggi si sono rivolti a soggetti terzi per la raccolta dei rifiuti, pur continuando a versare a Veritas la quota fissa della tariffa, aumentata nel frattempo dal 45% al 55%. Un altro punto critico è rappresentato dallo “spiaggiato”, i rifiuti trasportati dal mare che finiscono per essere smaltiti a spese delle attività locali, pur provenendo anche da altri territori.





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