cosa prevede la misura 2025

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Un’importante svolta si profila all’orizzonte per il panorama economico italiano, grazie a un nuovo strumento fiscale che mira a incentivare l’occupazione di figure altamente qualificate per le imprese che assumono ricercatori. Parliamo del credito d’imposta di 10.000 euro per ogni ricercatore o ex dottorando assunto a tempo indeterminato da aziende italiane. Una misura che non solo punta a favorire l’innovazione, ma anche a colmare il divario tra il mondo accademico e quello imprenditoriale.

Questa iniziativa, introdotta dal governo con il decreto-legge n. 45/2025, rappresenta un passo avanti rispetto al precedente sgravio contributivo di 7.500 euro, giudicato poco efficace. Ora, l’attenzione si concentra sulle assunzioni che avverranno tra luglio 2025 e dicembre 2026, periodo in cui le imprese potranno beneficiare di questo vantaggio economico. La dotazione complessiva ammonta a 150 milioni di euro, una cifra significativa interamente finanziata dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Come funziona il bonus ricercatori

Ma come funziona, nel concreto, il bonus ricercatori? Le aziende potranno utilizzare il credito in compensazione attraverso il modello F24, riducendo direttamente le imposte dovute. Inoltre, la misura non influirà sulla formazione del reddito imponibile né sulla base IRAP, rendendo il beneficio particolarmente interessante dal punto di vista economico. Un meccanismo snello, gestito dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che non richiederà ulteriori decreti attuativi, se non per aspetti tecnici legati ai codici tributo.

Accanto a questa misura fiscale, il decreto introduce due nuove tipologie contrattuali pensate per il pre-ruolo universitario, destinate a ex dottorandi e specializzandi. Si tratta di contratti annuali, rinnovabili fino a tre anni, che prevedono attività di ricerca, didattica e trasferimento tecnologico. Questi contratti rappresentano un’opportunità anche per partecipare a bandi europei, ampliando così il ventaglio di possibilità per i giovani talenti.

Con questa duplice strategia, l’Italia punta a rafforzare la propria posizione nel campo della innovazione scientifica e tecnologica. Le imprese, specialmente le PMI, avranno a disposizione strumenti concreti per attrarre figure professionali di alto livello, trasformando le conoscenze accademiche in vantaggi competitivi sul mercato. In un contesto economico sempre più globale e competitivo, investire sul capitale umano rappresenta una scelta strategica e lungimirante.

Non è un caso che questa misura sia stata accolta con favore dagli esperti del settore. Gli osservatori sottolineano come il credito d’imposta non solo incentivi le assunzioni, ma rappresenti anche un’opportunità per valorizzare le competenze acquisite nei percorsi accademici. In un’epoca in cui l’innovazione è il motore dello sviluppo economico, creare un ponte solido tra università e aziende è una necessità non più rimandabile.

In conclusione, questa iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di riforme e investimenti volti a rendere l’Italia un hub di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo. Grazie al supporto del PNRR, il paese ha ora l’opportunità di scrivere un nuovo capitolo della sua storia economica, puntando su innovazione, sostenibilità e competitività. Un futuro che passa inevitabilmente attraverso il riconoscimento del valore delle persone e delle loro competenze.



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