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Leadership nell’era dell’Intelligenza Artificiale: il compromesso tra valore umano e tecnologie nelle PMI Nella foto: Giuseppe Vaciago, Eleonora Angelini, Nadio Delai [
Nicola Eccher – Archivio Ufficio Stampa PAT]
Tra le principali riflessioni emerse, la necessità di accompagnare le imprese – in particolare le PMI – verso un uso consapevole dell’AI, partendo da applicazioni sostenibili e accessibili. “Oggi solo l’8% delle microimprese utilizza strumenti di intelligenza artificiale – ha evidenziato Zanolli – ma il potenziale di crescita è enorme, a patto che le aziende siano supportate nel percorso”. In tal senso, enti di categoria come Confcommercio, possono fare da ponte tra innovazione e territorio, facilitando la transizione e promuovendo una cultura imprenditoriale aperta al cambiamento. “Chi guida un’impresa deve saper creare visione, generare fiducia e stimolare curiosità. La leadership, oggi più che mai, si misura con la capacità di integrare tecnologia e umanità” ha aggiunto Zanolli.
Riguardo alla fruizione, Vaciago ha individuato poi nella incertezza legata ai costi – troppo variabili in breve tempo – la causa che frena molte PMI a investire nel dotarsi di strumenti di AI per il proprio business, mentre Angelini ha invitato a riflettere su nuove regole etiche, citando le leggi della robotica di Asimov: “L’intelligenza artificiale non deve sostituire, ma potenziare le capacità umane: strutture e strumenti AI dovrebbero servire a fare di più e meglio, non a fare meno”. Per Angelini, la vera sfida non è soltanto tecnologica, ma culturale e valoriale: “È il connubio tra intelligenza umana e artificiale a determinare il successo dell’impresa. Abbiamo quindi bisogno di una nuova leadership capace di orientarsi in questo cambiamento valorizzando il pensiero critico e le responsabilità umane”.
Delai ha evidenziato il ruolo insostituibile dell’intelligenza umana nel governo dell’AI, che “funziona davvero solo se l’uomo interviene all’inizio, durante e alla fine del processo” fornendo dei prompt ben strutturati, cosa che implica conoscenze e profondità di linguaggio. Intuizione, immaginazione, coscienza, secondo il sociologo, sono poi le qualità che nessun algoritmo o sistema di AI potrà replicare.
Un passaggio condiviso sia da Delai che da Vaciago ha riguardato poi il rischio della “comodità” tecnologica: affidarsi troppo all’AI può generare un impoverimento del pensiero critico: “La vera sfida – ha spiegato Delai – è non cadere nel loop negativo in cui si delega troppo e si rinuncia alla libertà di pensiero”. Anche Vaciago ha sottolineato che “più l’AI si perfeziona, più sarà difficile smettere di usarla: serviranno vere e proprie “palestre del cervello” per mantenere viva la capacità di ragionare fuori dagli schemi”.
Il dibattito ha toccato anche i temi normativi legati all’uso dell’intelligenza artificiale. “La Cina ha già introdotto l’obbligo di segnalare i contenuti generati da AI – ha ricordato l’avvocato Giuseppe Vaciago –. In Europa ciò accadrà dall’agosto 2026. L’AI Act europeo si pone l’obiettivo non solo di regolamentare l’uso delle tecnologie, ma di farlo ponendo al centro l’etica e la tutela dei diritti fondamentali”.
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