“Le famiglie ci mandino i ragazzi, non c’è solo l’Università” – Lavocedialba.it

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Ancora sfiducia, nelle previsioni di metà anno del mondo artigiano piemontese, anche se qualcosa sembra muoversi nella direzione giusta. Lo dice l’ultima indagine di Confartigianato Piemonte: le previsioni circa l’andamento occupazionale registrano un leggero miglioramento e passano da -7,54% a -5,44%. Meglio anche il dato relativo all’ipotesi di assunzione di apprendisti migliora di circa 5 punti percentuali, passando da -24,86% al -19,22%. Ma rimane ancora negativo il dato relativo alle previsioni di produzione totale, pur registrando una leggera crescita: passa dal -16,33% al -14,17%.

Dati sull’ottovolante, male l’export
Negativo anche il territorio in cui si muove l’acquisizione di nuovi ordini: da -14,88% a -12,95%, mentre diminuisce la percentuale di imprese che non hanno programmato investimenti: da 78,20% a 74,90%.  Il dato peggiore, tuttavia, è quello legato alla previsione di acquisizione di nuovi ordini per esportazioni, che registra una importante flessione passando dall’attuale valore -24,76% a -29,3%.

Sale la previsione di regolarità negli incassi: da 61,22% al 64,95%; diminuisce la stima dei ritardi, passando dal 37,90% al 33,50%; le previsioni di anticipi negli incassi continuano a rimanere minimi, ma in miglioramento, passando dallo 0,88% all’1,55%.

Incertezza e segnali positivi
L’indagine congiunturale relativa al 2° trimestre del 2025 ci restituisce un quadro di incertezza anche se si intravedono alcuni segnali positivi e di stallo – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte -. Il dato più preoccupante è quello relativo all’acquisizione di nuovi ordini per esportazioni che registra una flessione di quasi 6 punti percentuali, passando da -24,6% a -29,3%. Un dato che evidenzia più di altri il clima di incertezza rappresentata dalle dinamiche altalenanti dei mercati, da una situazione geopolitica di grande tensione. Voglio ricordare che l’Italia è uno dei maggiori esportatori globali di proprie eccellenze, come i prodotti artigianali piemontesi, apprezzati per la loro qualità e il loro valore storico. Occorre specificare che il clima di incertezza che gli artigiani si trovano a fronteggiare era già insito al contesto europeo, primo fra tutti il caso della situazione interna di recessione della Germania, che rappresenta il nostro primo mercato di riferimento”.

Continua Felici: “I dati dell’indagine congiunturale che tracciano, invece, una situazione di stallo previsionale, pur rimanendo ancora negativi, ma in ascesa di circa due punti percentuali, sono rappresentati dall’andamento occupazionale che passa da -7,54% a -5,44% e dall’acquisizione di nuovi ordini che da -14,88% va a -12,95%, mentre l’ipotesi di assunzione di apprendisti guadagna quasi 6 punti percentuali, passando da -24,86% all’attuale -19,22%. La sensazione che si ha è quella di una scommessa di rilancio, di ripresa e di crescita. Una dose moderata di ottimismo dovuta anche al Fondo unico artigianato, uno strumento di credito agevolato esistente sul territorio regionale a partire dalla legge regionale 34/2004, a cui le imprese artigiane possono accedere tramite bandi per poter ricevere fondi monetari, che vengono erogati tramite finanziamenti e alcune quote a fondo perduto. Apprezziamo lo sforzo che la Regione ha fatto per trovare i fondi necessari per far ripartire un settore che si è sempre dimostrato economicamente portante e trainante. Ovviamente siamo solo all’inizio di un percorso che dovrà continuare a sostenere chi è capace di creare reddito, dare lavoro e moltiplicare i sostegni ricevuti”.  

Corto circuito con le famiglie
Per dare continuità ai timidi segnali positivi che emergono da quest’ultima indagine congiunturale, – conclude Felici – occorre creare un legame tra manodopera e i giovani. Spesso il corto circuito è culturale e ha origine dalle famiglie, che preferiscono per i propri figli carriere universitarie, che però non sempre consentono di guadagnare le risorse impiegate nello studio. Per vivere bisogna saper fare, in particolare in Paesi come l’Italia che vede tra le sue eccellenze spiccare la manifattura artigiana. La prospettiva di un ‘Erasmus lavorativo’, seppur intrigante, di certo non va verso una direzione risolutiva”.



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