«A rischio un punto di Pil mondiale, all’Ue serve titolo pubblico europeo. Stipendi Italia sotto livelli 2000»

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La corsa ai dazi «potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio» e sta «spingendo l’economia globale su una traiettoria pericolosa» mettendo a rischio già oggi il 5% del commercio globale. «E’ diffuso un senso di incertezza». Così il governatore di Bankitalia Fabio Panetta. «È sorprendente – aggiunge poi Panetta – che lo scambio di beni continui a rappresentare il principale terreno di confronto nelle attuali dispute commerciali» nonostante un «ampio surplus» degli Usa, anche nei confronti dell’Ue, nei servizi, specie digitali. «Rischi insidiosi derivano dalla concentrazione di potere in poche grandi imprese globali, che guidano l’innovazione tecnologica, controllano enormi volumi di dati e minacciano la concorrenza».

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La crisi

«Siamo di fronte a una crisi profonda degli equilibri che hanno sorretto l’economia globale negli ultimi decenni» dove le politiche di Trump sono «il principale fattore scatenante» ma in un contesto «già in rapida trasformazione», ha aggiunto il governatore della Banca d’Italia nelle considerazioni finali, rilevando che «diversamente da quanto accaduto in precedenti fasi di incertezza, i titoli pubblici statunitensi a lungo termine e il dollaro si sono deprezzati» sollevando «interrogativi sull’assetto futuro del sistema monetario internazionale e sul ruolo centrale della divisa americana come valuta di riserva e di denominazione degli scambi commerciali».

Un titolo pubblico europeo

Per il Governatore di Bankitalia, è «cruciale introdurre un titolo pubblico europeo per eliminare alla radice la frammentazione del mercato dei capitali lungo linee nazionali». Questa innovazione, dice Panetta nelle Considerazioni finali ha un “duplice obiettivo: finanziare la componente pubblica degli investimenti e fornire un riferimento comune, solido e credibile all’intero sistema finanziario». Nel dettaglio, aggiunge, un mercato dei capitali integrato, con al centro un titolo comune europeo, ridurrebbe i costi di finanziamento per le imprese, attivando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi di euro all’anno e innalzando, a regime, il prodotto dell’1,5 per cento. L’effetto sul Pil – conclude – potrebbe risultare fino a tre volte maggiore se i nuovi investimenti fossero destinati a progetti ad alto contenuto tecnologico».

Salari Italia sotto livelli 2000

Il basso livello dei salari in Italia, cresciuti in termini reali «molto meno che negli altri principali Paesi europei» e oggi sotto i livelli del 2000 nonostante un recupero lo scorso anno, riflette «il problema centrale» della produttività con incrementi conseguiti finora che «sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese», ha detto poi Panetta rilevando che «per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva».

Il futuro dell’industria

«Nonostante le difficoltà attuali, l’industria italiana non è destinata al declino», ha affermatoPanetta. «In tutti i comparti – ha ricordato – operano aziende dinamiche e competitive, che investono in tecnologia e ricerca e si posizionano in fasce di alta gamma. Queste solide fondamenta rappresentano un vantaggio strategico nella competizione globale, ma vanno rafforzate». Per questo, ha indicato Panetta, «le imprese devono proseguire nel percorso di innovazione e investimento, sostenute da politiche pubbliche che le mettano nelle condizioni di affrontare con successo le trasformazioni in atto». Intanto, ha illustrato il governatore nel suo intervento, «in Italia, più che altrove in Europa, è urgente intervenire sul costo dell’energia» attraverso maggiore ricorso «alle fonti pulite» anche se, ha avvertito, «il problema centrale rimane la produttività, nella manifattura come nel resto dell’economia. Gli incrementi finora conseguiti sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese».

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