Edison non transige sulla transizione

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La buona notizia è che, in questo riposizionamento furbetto di tanta industria e finanza mondiali sulla sostenibilità, innescato dall’ascesa di Donald Trump, in questo festival dell’improntitudine, in cui i supermanager che scrivevano le lettere sul da farsi ora fanno spallucce e quelli che teorizzavano le sorti magnifiche e progressive della De&i ora allargano le braccia, la buona notizia, dicevamo, è che in tutto questo capitombolo, talvolta inverecondo, ci sono anche aziende che dicono di voler andare avanti.

Se a farlo è un gruppo quotato alla Borsa di Milano, da 15 miliardi di fatturato, oltre 6mila addetti e con 1,5 di margine operativo lordo – m.o.l., e lo fa senza polemica ma col giusto orgoglio, la notizia è anche migliore.

Esg, avanti tutta

Lo ha fatto oggi nel capoluogo lombardo Edison, storico gruppo energetico, nome che ha costruito l’industria italiana e che è sempre molto italiano malgrado da anni faccia capo, per oltre il 90% del proprio capitale, alla francese Edf.

Nicola Monti, ad Edison

Edison ha ancora sede in Foro Bonaparte 31, dove ha mantenuto preossoché intatto il Salone degli azionisti, luogo in cui i borghesi meneghini, quelli della prima cerchia dei Bastioni, venivano a controllare i loro investimenti, possibilmente a staccare la cedola degli interessi ma, insomma, anche a sentirsi protagonisti di un’ondata di progresso, quella dell’elettrificazione del Paese.

Se avessero potuto ascoltare oggi l’amministratore delegato Nicola Monti, quei bravi borghesi si sarebbero inorgogliti come allora: la società sta ancora dalla parte delle modernità, quella che ha scelto la transizione energetica, che conferma programmi e investimenti, perché impegnarsi nella lotta al cambiamento climatico non è un optional ma è richiesto da una visione responsabile del proprio fare impresa. Un «tirem innanz» moderno e attualissimo, si potrebbe dire, visto che siamo nella capitale del Risorgimento.

«Oltre un miliardo di euro di investimenti nella transizione energetica negli ultimi due anni», ha scandito Monti, «con una riduzione della intensità carbonica del 15% nel 2024, con le attività rinnovabili».

Uno sviluppo che guarda agli Sdg

Come ha dettagliato Barbara Terenghi, chief custanability officer di Edison, nel biennio 2023-2024 Edison ha investito 1,2 miliardi di euro in Italia nella transizione energetica. Lo ha fatto «lungo i suoi tre assi principali di business: generazione e flessibilità, gas supply e sviluppo green gas, clienti e servizi. Investimenti che sono parte del piano da 10 miliardi di euro tra il 2023 e il 2030 e che lo scorso anno sono stati allineati al 70% ai Sustainable Development Goals Sdg dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e per la metà alla Tassonomia ue (quasi il doppio rispetto al 2023 quando l’allineamento alla tassonomia era al 27%)».  L’obiettivo, ha spiegato, è far sì che siano rispettivamente pari all’85% e al 75% entro i prossimi cinque anni. 

Barbara Terenghi, chief sustainability officer

Sul fronte della decarbonizzazione, è dal 2006 che Edison taglia le emissioni. «L’azienda ha diminuito le proprie emissioni dirette di Co₂ di oltre il 75%, riducendo il proprio profilo emissivo da quasi 25 milioni di tonnellate di Co2 equivalente a 6,1 milioni nel 2024», si sottolinea. 

Quanto al già citato impegno sulle rinnovabili, «Edison ha raggiunto il 27% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, avanzando rispetto al 25% del 2023 e avvicinando l’obiettivo del 40% al 2030. La capacità installata da eolico, fotovoltaico e idroelettrico ha raggiunto 2,2 Gw (quasi 200 Mw addizionali tra il 2023 e il 2024).

Realizzata una produzione di 5,5 Twh di energia green, «che equivale al fabbisogno annuale di una città come Milano», dicono orgogliosamente i milanesissimi edisoniani. Uno sprint sulle rinnovabili che porta con sé impatti ambientali significativi, evitando l’emissione in atmosfera di 2,4 milioni di  tonnellate di Co₂.

In Edison, tuttavia, non c’è solo l’Environmental di cui alla famosa triade, Esg. Terrenghi ha infatti ricordato anche altri portatori di interesse, come i fornitori: «Acquisti per oltre 1,2 miliardi da circa 3 mila fornitori, di cui il 97% italiani».

E poi il personale: «Un investimento sulle persone, oltre 800 assunzioni nel biennio 2023- 2024, a cui si aggiunge l’indotto occupazionale su tutto l’ecosistema dell’azienda». Verso lo stakeholder “dipendenti e collaboratori” è lo stesso Monti a rivendicare un programma che, malgrado in tanti ragionino di trattenere i giovani talenti e molti altri ancora discettino del problema, ormai gravoso, dell’housing, nessuno ha messo in piedi. «Offriamo ai nostri giovani neoassunti, per i primi tre anni di lavoro, alloggi in affitto a un canone che non può superare il 30% della loro remunerazione», ricorda l’amministratore delegato.

Il ruolo di Fondazione Eos

Non è mancato un richiamo a Edison Orizzonte Sociale, la fondazione di impresa del gruppo, con menzione riconoscente di Francesca Magliulo, la sua appassionata direttrice, che la sta guidando sui temi elettivi dei giovani e delle povertà educative, con numeri davvero lusinghieri: 8mila giovani coinvolti, in sei regioni, 3 milioni di euro investiti, lavorando insieme a 55 organizzazioni sociali.

Nicola Monti, a Napoli, durante l’inaugurazione del progetto Criscito. Al centro, insieme a
Marco Rossi Doria di Con i bambini, anche Francesca Magliulo

Sul Eos, Monti ha risposto proprio a una domanda del vostro cronista, che osservava come si coinvolgesse personalmente con la fondazione, al punto di partecipare ai kick off di alcuni progetti nelle periferie di Palermo e Napoli (foto sopra, ndr), esempio non frequente per figure apicali come la sua.

«Non è casuale», ha risposto non senza aver ringraziato della domanda, «e lo faccio perché mi sembra importante far passare questo messaggio, anche verso i nostri colleghi, per far capire che si tratta di un impegno autentico». E non è neppure un caso, infatti, che Edison sia essa stessa una case history di volontariato aziendale, sempre più “di competenza”, come le ha riconosciuto anche la Fondazione Terzjus, che se ne occupa da qualche anno.

Di nuovo una cosa che sarebbe probabilmente piaciuta a quegli azionisti di fine ‘800, nel loro andirivieni del Salone, confabulando della meravigliosa illuminazione della Galleria o di quella, fantasmagorica in quel dicembre del 1883, del Teatro della Scala.

Nella foto di apertura, di Marco Tacca per Agenzia Sintesi, l’ingresso della sede Edison a Milano, in Foro Bonaparte.

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