50 anni di ESA: la Space economy tra il primato italiano e la corsa verso Marte degli USA

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Grandi aspettative per la New Space Economy. A livello globale rappresenta circa lo 0,35 del PIL: il World Economic Forum stima che il comparto potrebbe raggiungere il valore di 1,8 trilioni di dollari entro il 2035 e generare un valore compreso tra i 1.000 e i 2.700 miliardi di dollari entro il 2040.

In questo contesto, un primato speciale va all’Italia: siamo, infatti, il sesto Paese al Mondo per rapporto tra investimenti nella Space economy e PIL, con un tasso di crescita annuo del 9,5% negli ultimi anni e un budget annuale superiore a 1 miliardo di dollari.

Ma c’è di più. Grazie al Piano Strategico Space Economy, di cui il nostro Paese è dotato dal 2016, siamo una delle poche Nazioni ad avere una filiera interna che copre tutto il ciclo spaziale. Il comparto comprende 200 aziende di settore – principalmente piccole e medie imprese altamente specializzate – e un fatturato annuo superiore a 2 miliardi di euro. Solo nei primi otto mesi del 2024, l’export del Made in Italy spaziale è ammontato a 4,3 miliardi.

La space economy Made in USA punta a Marte

Mentre l’ESA guarda all’esplorazione spaziale con progetti ad ampio raggio, gli Stati Uniti hanno un solo obiettivo, per la space economy: portare un equipaggio di astronauti statunitensi sulla Luna e su Marte prima della Cina, precisamente entro il 2028.

≪Gli Stati Uniti torneranno a considerarsi una nazione in crescita, che aumenta la nostra ricchezza, espande il nostro territorio, costruisce le nostre città, accresce le nostre aspettative e porta la nostra bandiera verso nuovi e bellissimi orizzonti≫, ha detto il Presidente USA Donald Trump, facendo riferimento alla corsa verso Marte di Elon Musk con la sua Space X, durante il suo discorso d’insediamento alla Casa Bianca. Obiettivo appena ribadito dal miliardario: lancerà una Starship senza equipaggio su Marte entro il 2026, approfittando di un particolare allineamento del Pianeta rosso con la Terra e il sole che renderà il tragitto più breve.

Il costo dell’operazione? Tra i 100 e i 500 miliardi di dollari a missione.

Per finanziare questo progetto, l’amministrazione Trump ha dato alcune indicazioni programmatiche all’interno della proposta di budget 2026 del nuovo corso della NASA.
Il documento stanzia più di 7 miliardi di dollari per l’esplorazione spaziale umana – di cui 1 miliardo è previsto solo per il progetto “uomo su Marte” – e tagli complessivi alla ricerca scientifica spaziale di circa 2,3 miliardi.

In particolare, le direttive impongono un ripensamento della missione Artemis II per riportare l’uomo sulla Luna e la cancellazione del programma per la stazione spaziale Getaway e della missione Mars Sample Return, due progetti in collaborazione con l’ESA. 

Tagliati, inoltre, 1.161 miliardi di fondi destinati all’osservazione della Terra e allo Studio dei cambiamenti climatici e 531 milioni per lo studio di nuove tecnologie di propulsione e spaziali. Saranno, poi, ricavati 1.131 miliardi dal taglio dei dipendenti, dalla chiusura di alcuni centri operativi e dalla ristrutturazione di servizio e gestione. 

La storia dell’ESA

Il 30 maggio 1975, dieci Paesi europei – tra cui l’Italia – fondano l’Agenzia Spaziale Europea (ESA): è il grande passo dell’Europa verso lo Spazio.

Nel giro di cinque decenni, l’ESA diventa un punto di riferimento per la ricerca spaziale globale. Con oltre 2500 persone impiegate, oggi l’Agenzia Spaziale Europea include 23 Stati membri, due associati e una cooperante e dispone di centri operativi sparsi in diversi Paesi dell’Unione, ognuno con funzioni e responsabilità differenti.

Le sedi principali sono quella centrale di Parigi, il Centro Europeo per gli Astronauti (EAC) di Colonia – luogo in cui sono passati Paolo Nespoli, Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano. Degno di nota anche il Centro Esa per l’Osservazione della Terra (ESRIN) di Frascati e la base di lancio di Kourou, che costituisce un punto strategico per le missioni spaziali.

Gli investimenti nei progetti spaziali

Le attività dell’ESA sono finanziate da tutti gli Stati membri e il contributo di ogni Paese è calcolato in base al proprio PIL. L’Italia, nello specifico, figura tra i principali investitori dell’Ente, contribuendo per quasi il 15% del budget complessivo annuale, che nel 2025 supera i 7 miliardi di euro.

Parallelamente, l’ESA apre ai finanziamenti di aziende extra-settore per progetti spaziali globali tramite lESA Investor Network, una rete di 60 realtà – principalmente banche commerciali e fondi di Corporate Venture Capital, accanto ai tradizionali Venture Capitalist – che rappresentano l’80% degli Stati membri. 

Solo nel 2024, i membri di questa rete hanno investito una cifra che si attesta intorno al miliardo di euro, che è pari a circa l’86% dell’investimento privato complessivo nell’ecosistema spaziale europeo.
≪L’ESA Investor Network è vitale per l’ecosistema spaziale europeo≫, ha detto Gianluigi Baldesi, Head dell’ESA Ventures and Financing Office ≪perché garantisce i fondi finanziari per l’innovazione e la crescita. Connettendo le aziende con i giusti investitori, garantisce flussi stabili di investimenti stabili al comparto, consentendo alle imprese di prosperare e fiorire≫.

Grazie agli investimenti dei Paesi membri e dei privati, negli ultimi vent’anni l’ESA ha co-finanziato o partecipato a progetti importanti, anche in collaborazione con altre agenzie spaziali internazionali. Tra i più famosi, la missione Rosetta per atterrare su una cometa (2004-2016), il lancio di BepiColombo per studiare Mercurio (2018-ad oggi) e il progetto ExoMars per l’esplorazione del Pianeta Rosso (2016-ad oggi).

📸​ Credits: Unsplash





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