Ne ha già in abbondanza: la Sicilia regala infrastrutture, Meloni smista 1 miliardo al Nord | “Non ne avete più bisogno”

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Risorse in fuga dall’Isola, pioggia di rinunce e allarme sociale, e intanto le strade sono impraticabili

La Sicilia rischia di perdere oltre due miliardi e mezzo di euro a causa di una rimodulazione dei finanziamenti operata dal Governo nazionale. Si tratta di fondi inizialmente destinati a strade, scuole, sicurezza e infrastrutture, ora dirottati verso altre aree del Paese, soprattutto nel Nord. La scelta ha provocato un’ondata di proteste, con particolare eco nella maggioranza di centrodestra, dove l’eurodeputato Marco Falcone ha lanciato un grido d’allarme, subito smentito dal presidente della Commissione Trasporti Nino Germanà.

La decisione di riassegnare i fondi sarebbe stata motivata da criteri di efficienza: molte opere al Nord risultano già cantierabili, mentre diversi progetti siciliani sarebbero ancora in fase preliminare. Tuttavia, questa logica rischia di consolidare storiche disuguaglianze territoriali. Interventi cruciali per la viabilità, la rigenerazione urbana e la messa in sicurezza del territorio vengono accantonati, compromettendo lo sviluppo di un’Isola già fortemente penalizzata.

Falcone non ci sta e da Bruxelles ha definito la scelta una “penalizzazione ingiustificabile”. A suo avviso, la Sicilia non chiede privilegi, ma pari dignità e certezze per costruire il proprio futuro. L’eurodeputato di Forza Italia ha ribadito l’importanza dell’Isola come crocevia strategico nel Mediterraneo, sottolineando che escluderla da investimenti chiave significa frenare la crescita dell’intero Paese.

Il mondo produttivo siciliano, rappresentato da Ance e Anci, si è unito alla protesta. Salvo Russo, presidente di Ance Sicilia, ha denunciato la sottrazione di circa tre miliardi di euro e l’esclusione dal Pnrr di importanti tratti ferroviari. Russo parla di un ritorno all’isolamento infrastrutturale e logistico dell’Isola, aggravato da strade dissestate, collegamenti interrotti e fondi scomparsi proprio mentre le Province avevano ripreso a funzionare.

Cgil: “Una manovra che distrugge”

Anche il sindacato Cgil ha diffuso un report allarmante, stimando un saldo negativo di 2,66 miliardi per la Sicilia. Il rischio, secondo Alfio Mannino, è la “catastrofe sociale”. I tagli coinvolgono sgravi alle imprese, contributi al lavoro, fondi universitari e trasferimenti ordinari. La Cgil denuncia la mancata capacità di spesa della Regione e l’inefficienza nella gestione dei fondi europei, con un forte ritardo anche sul fronte Pnrr.

Il rischio disimpegno delle risorse è concreto: su oltre 1.700 progetti del Fondo di Sviluppo e Coesione, la Regione ha pagato solo il 4,6% delle somme assegnate. Nel settore sanitario, le previsioni restano largamente disattese, con solo 2 case di comunità aperte su 156 previste. Ritardi e disorganizzazione compromettono l’efficacia delle risorse disponibili, con gravi ripercussioni su occupazione e servizi.

Lavori stradali - (cataniaoggi.it-motor1)
Lavori stradali – (cataniaoggi.it-motor1)

La frattura tra Stato e Regione

Il contrasto tra Governo nazionale e Regione si intreccia con quello interno alla maggioranza e tra forze politiche e sociali. Il governo regionale viene accusato di incapacità strategica e di approvare manovre orientate più alla spesa che allo sviluppo. La perdita di oltre 1,3 miliardi tra Fsc e Pnrr è imputata anche alla lentezza degli enti attuatori locali, spesso impreparati a rispettare le scadenze comunitarie.

La speranza è che il Governo possa fare marcia indietro o, almeno, riequilibrare i finanziamenti per evitare il collasso infrastrutturale e produttivo della Sicilia. Il timore diffuso è che il Sud venga ancora una volta sacrificato, proprio nel momento in cui l’Italia dovrebbe affrontare unita la sfida della ripresa post-pandemica. Senza un cambio di rotta, l’Isola rischia di perdere un’ennesima occasione di riscatto.



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