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I NODI – Per il rilancio Confindustria parla della necessità degli incentivi per l’innovazione. Il presidente della Camera di commercio delle Marche, Gino Sabatini, ritiene serva snellire la burocrazia per consentire ai giovani di aprire nuove imprese. Per far fronte al costo della vita servirebbero retribuzioni aumentante dell’8%
Ugo Bellesi
di Ugo Bellesi
Giudizi molto positivi, negli ambienti della finanza e dell’industria del nostro territorio, alle proposte del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in occasione dell’assemblea annuale della sua associazione a Bologna. Anzitutto egli ha sollecitato il Governo e l’Ue a creare «un piano industriale straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale». Ha poi chiesto al nostro presidente del Consiglio di «finanziare con otto miliardi, in un triennio, una nuova ‘Industria 4.0’, cioè il meccanismo che eroga incentivi alle aziende per investire in innovazione, acquistando nuovi macchinari oppure sviluppando soluzioni tecnologiche che le accompagnino sulla strada della transizione».
Il problema è molto grave nelle Marche dal momento che la crisi si sta facendo sentire molto pesantemente. Alcune imprese sono in cassa integrazione mentre altre pensano a delocalizzare. Il polo industriale come quello di Fabriano ha visto in pochi mesi la chiusura di varie imprese. Ma anche altre località sono state toccate dalla crisi con licenziamenti che preannunciano il peggio. E purtroppo il fenomeno ha riguardato soprattutto l’entroterra. Quindi il finanziamento di otto miliardi sarebbe proprio provvidenziale.
Gino Sabatini
Anche perché la crisi del settore produttivo si sta estendendo pure al commercio. Il presidente della Camera di commercio delle Marche, Gino Sabatini nei giorni scorsi ha reso noto che nel primo trimestre del 2025 le iscrizioni di nuove imprese sono state 2.663 mentre le cancellazioni dal registro sono salite a 3.207. In proposito questo il commento di Sabatini: «Dobbiamo agevolare a tutti i costi il ricambio generazionale e snellire la burocrazia per far sì che i ragazzi con un’idea possano aprire una propria impresa».
Il presidente di Confindustria Orsini a Bologna ha anche sottolineato che «le nostre imprese continuano a subire un sovraccosto energetico che supera il 35% del prezzo medio europeo e che arriva anche a toccare punte dell’80% in confronto ai maggiori Paesi. Non possiamo accettare più di continuare a pagare l’energia al prezzo vincolato a quello del gas». Purtroppo in questo settore siamo dipendenti dall’estero e mentre si attende l’energia nucleare (la quale da noi ritarda ad essere avviata) ci affidiamo al fotovoltaico. Per ora abbiamo in Italia 1,8 milioni di impianti a fonti rinnovabili che nel 2024 hanno coperto solo il 41,1% del nostro fabbisogno energetico. Il 48% di essi è costituito da impianti solari fotovoltaici, il 28% da impianti idroelettrici, oltre che da bioenergia e geotermia. Purtroppo autorizzare un impianto può richiedere mesi e anni. Ma la cosa strana è che mentre l’Italia meridionale è la più assolata d’Europa noi abbiamo realizzato la maggior parte degli impianti fotovoltaici n Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Infatti è soltanto la Puglia che ha tanti pannelli solari quanti la Lombardia.
Ancora più significativa l’ultima considerazione di Orsini: «Le retribuzioni italiane che perdono potere d’acquisto spingono verso i bassi consumi e abbattono la dignità della vita e del lavoro». In proposito va detto che, secondo una recente indagine, servirebbe un aumento dell’8% sullo stipendio annuo per far fronte all’aumento del costo della vita. E sono proprio i giovani al di sotto dei 30 anni che subiscono le conseguenze di un lavoro sottopagato. Infatti il 23,6% dei dipendenti tra 14 e 29 anni percepisce una paga oraria inferiore a 9 euro. E’ per questo che il 40% dei dipendenti italiani prevede di cambiare lavoro entro l’anno. Per non parlare del fatto che spesso le aziende non trovano le figure adatte per le mansioni cui sono destinate. Secondo una rilevazione relativa al 2024, il 47,8% delle posizioni lavorative è rimasto scoperto.
Per quanto riguarda le Marche l’Ufficio studi della Cgia ha reso noto che le retribuzioni più alte si registrano ad Ancona con stipendi di 89,31 euro al giorno e con un totale annuo di 22mila euro. Macerata, con 82,02 euro al giorno si trova sotto i 20mila euro l’anno (19.912). E’ quindi terza nelle Marche seguita da Ascoli e Fermo in ultima posizione. Si constata però che a Pesaro si lavora 13 giorni in più all’anno nei confronti di Ascoli e otto in più rispetto a Fermo, sei rispetto a Macerata.
Marco Ferracuti, segretario regionale Cisl
Altro fenomeno è che crescono le assunzioni ma i contratti sono soprattutto per precari. In una recente intervista il segretario regionale della Cisl, Marco Ferracuti: «Siamo la regione più manifatturiera d’Italia ma con una prevalenza di settori maturi da basso impatto tecnologico, quindi con qualifiche e salari bassi: la Banca d’Italia ci dice che i salari marchigiani sono in media inferiori dell’11% rispetto alla media italiana». Egli ha poi tenuto a sottolineare che le aziende manifatturiere sono per l’80% a conduzione familiare. I contratti intermittenti erano l’8,8% nel 2014 e oggi sono il 19,4% mentre le assunzioni stagionali sono passate dall’8,8% al 13,8%. Per quanto riguarda le Marche noi siamo indietro anche per quanto riguarda le telecomunicazioni. Però si sta cercando di rimediare. Infatti è stato programmato di investire 12 milioni di euro tra il 2024 e il 2026 per realizzare 85 torri di telecomunicazione mobile. Oltre 40 di esse rientrano nel Piano Italia 5G del Pnrr. Per costruire ogni nuova torre sono necessari tra 7 e 10 mesi. Ma solo il 20% di questo tempo è destinato ai lavori perchè gli altri mesi saranno necessari per le autorizzazioni e la localizzazione del sito. Sono già state realizzate 8 torri mentre altre 10 sono in costruzione. Si spera di terminare entro giugno 2026.
Un problema sempre impellente è la denatalità che colpisce tutta Italia quindi anche le Marche. Il fenomeno lo si evidenzia soprattutto nelle scuole. A Macerata infatti ad inizio dell’anno scolastico si sono registrati cento iscritti in meno comprendendo infanzia, primaria e media. Il che significa che nei prossimi anni si potrebbe verificare la perdita di una ventina di cattedre soprattutto per quanto riguarda l’infanzia e la primaria. L’unico lato positivo potrebbe essere l’eliminazione delle “classi pollaio” con la conseguenza di una migliore preparazione degli allievi.
Infine non possiamo non sottolineare una notizia molto positiva: la prossima estate, per quanto possa essere afosa con clima molto alto, non ci sarà penuria d’acqua in quanto tutti gli invasi della regione sono colmi d’acqua grazie all’invernata piuttosto piovosa. Infatti il Consorzio di bonifica delle Marche ha reso noto che la diga di Mercatale nel Pesarese potrà soddisfare il suo bacino irriguo di 2.800 ettari, quella del Musone 3.900, la diga di San Ruffino 2.800, la diga di Rio Canale 3.500 mentre l’acqua di Comunanza irrigherà altri 3.300 ettari.
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