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A partire dal 2026, oltre il 30% del prodotto interno lordo europeo sarà esposto agli effetti delle nuove politiche ambientali. A lanciare l’allarme è lo studio di Antonio Guglielmi e Giuseppe Amitrano, partner della boutique finanziaria Wieldmore, specializzata nell’analisi prospettica del rischio di transizione. I due analisti hanno affidato a Eurofocus, il portale Adnkronos dedicato all’Europa, un’analisi esclusiva (il testo integrale è disponibile qui) per mappare gli effetti reali – non teorici – della svolta green sui conti delle aziende e sulla stabilità del sistema finanziario.

Le regole che cambiano il gioco

Le nuove normative europee sono quattro:

ETS (sistema di scambio di quote di emissione),

CBAM (meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere),

EUDR (regolamento sulla deforestazione),

e CSRD (la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità, ancora in fase di negoziazione).

Le prime tre entreranno in piena operatività già nel 2026 e avranno un effetto diretto sui margini di profitto delle imprese, in particolare nei settori più energivori e legati alle materie prime: siderurgia, costruzioni, logistica, agricoltura, energia, industria pesante.

Chi pagherà il conto della transizione?

Secondo Wieldmore, molte aziende italiane rischiano di perdere fino al 25% degli utili cumulati nei prossimi cinque anni a causa della combinazione di regole ambientali e condizioni climatiche sempre più estreme. Le imprese più esposte saranno quelle con processi produttivi ad alta intensità di carbonio o legate all’importazione di materie prime da paesi terzi.

Prendiamo l’alluminio: l’effetto CBAM – cioè il sovrapprezzo per compensare le minori regole ambientali dei paesi esportatori – potrebbe far crescere il costo delle importazioni da fuori Unione europea fino al +33% entro il 2030. Anche per il caffè e la soia, colpiti dal regolamento EUDR, sono previsti rincari importanti: la soia da aree deforestate costa già fino al 30% in più rispetto a quella convenzionale, mentre il caffè ha registrato una volatilità dei prezzi del 31%.

Il meteo fa chiudere le fabbriche

Non è solo una questione di regolamenti. Wieldmore ha analizzato anche gli effetti del clima estremo sulle aree produttive. I modelli geospaziali prevedono fino a 15 giorni con temperature sopra i 40°C nel Nord Italia già da quest’anno. In queste condizioni, le norme sulla sicurezza sul lavoro potrebbero costringere molte imprese a fermare le linee produttive.

Non va meglio sul fronte degli eventi alluvionali. Secondo Wieldmore, un singolo evento può comportare una perdita operativa pari al 15% del fatturato annuo. Per questo l’Italia è stato il primo Paese a introdurre un obbligo assicurativo sugli stabilimenti industriali esposti al rischio.

Le banche sono il “convitato di pietra”

E il sistema finanziario? Per ora, secondo Wieldmore, il mercato del debito non ha ancora prezzato correttamente il rischio di transizione. Il rischio è quello di uno shock simile a quello già visto con il Credit Value Adjustment (CVA), che colpì il sistema bancario nei primi anni 2000. Anche i regolatori si stanno muovendo: la Banca d’Italia e la Bundesbank hanno iniziato a stimare gli effetti di un’economia “net zero” sulla probabilità di default delle banche.

Il risultato? Secondo WM, nel prossimo futuro sarà inevitabile un aumento dei requisiti patrimoniali per le banche, con la conseguente fine delle politiche generose di dividendi e buyback che hanno caratterizzato gli ultimi due anni.

Le contromisure: visione e strumenti

Per affrontare questa tempesta perfetta, Wieldmore suggerisce una strategia articolata in sei azioni:

Piena visibilità sulle materie prime, dalla provenienza ai quantitativi necessari;

Educazione finanziaria alle coperture, per difendersi dalla volatilità dei prezzi;

Sostegno alla filiera, soprattutto alle piccole imprese della supply chain;

Accesso a fonti di funding alternative, come i sustainability-linked bond;

Pianificazione degli investimenti (capex) su orizzonti pluriennali;

Gestione del rischio fisico, attraverso modelli quantitativi e assicurazioni specifiche.

Il messaggio è chiaro: la transizione è inevitabile, ma non sarà indolore. Solo chi si prepara in tempo potrà non solo sopravvivere, ma anche trarne vantaggio competitivo.



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