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L’industria manifatturiera europea, con il settore delle macchine utensili in prima linea, si trova a navigare una fase di profonda e rapida trasformazione. Cicli di innovazione tecnologica sempre più veloci si intrecciano con un panorama macroeconomico reso instabile da una serie di shock, dal Covid alle interruzioni delle catene di approvvigionamento globali, fino alle crescenti tensioni geopolitiche.
Il comparto delle macchine utensili ha tutte le carte in regola per affrontare con successo le complessità e le sfide dell’attuale momento storico e mantenere e rafforzare la propria posizione nello scenario globale. Ci riuscirà, però, solo se punterà sull’innovazione continua, sulla valorizzazione delle competenze, sulla collaborazione internazionale e su un dialogo costruttivo con le istituzioni per definire politiche di supporto efficaci.
Di questi temi si è discusso durante la recente tappa milanese dell’EMO World Tour, in vista dell’edizione 2025 di EMO Hannover, in un confronto che ha visto la partecipazione di Markus Heering (VDW), Michael Rose (Deutsche Messe AG), Alfredo Mariotti (UCIMU – Sistemi per Produrre), Alessandro Maggioni (ANIMA Confindustria) e Patrizia Ghiringhelli (Ghiringhelli).
I tre grandi motori tecnologici della trasformazione
Il cambiamento nel comparto manifatturiero è guidato da quello che Markus Heering, direttore esecutivo di VDW, ha definito il “triangolo dell’innovazione”, i cui vertici sono digitalizzazione, sostenibilità e automazione.
In questo contesto, l’intelligenza artificiale (IA) si profila come una forza il cui impatto sarà ancora più rapido e pervasivo rispetto alla precedente ondata di digitalizzazione. Lo stesso Heering ha definito l’IA un “gamechanger” per il settore, capace di ridefinire i processi produttivi in tempi brevi, richiedendo al contempo la formazione di team sempre più interdisciplinari. Patrizia Ghiringhelli, CEO dell’omonima azienda e vicepresidente di UCIMU – Sistemi per Produrre, ha ribadito come l’IA sia destinata a giocare un ruolo da protagonista negli anni a venire.
Questa avanzata si innesta su un terreno già fertile, quello della digitalizzazione e dell’interconnessione, ormai elementi consolidati nella produzione di macchine utensili, come sottolineato dalla stessa Ghiringhelli. L’interconnessione dei sistemi e la gestione intelligente dei dati sono fondamentali per ottimizzare le operazioni e rispondere con flessibilità alle richieste del mercato.
Un altro vettore di cambiamento imprescindibile è la sostenibilità. Non si tratta più solamente di un adempimento a normative sempre più stringenti, ma di una leva competitiva richiesta esplicitamente dai clienti. Le imprese utilizzatrici richiedono macchine utensili capaci di garantire produzioni sostenibili, efficienti sotto il profilo energetico e dell’utilizzo dei materiali, oltre a migliorare la sicurezza e la qualità del lavoro per gli operatori. In questo ambito, come evidenziato da Heering, si lavora anche a strumenti come il calcolo standardizzato dell’impronta di CO2 delle macchine. Il Green Deal europeo, secondo Michael Rose di Deutsche Messe, rappresenta una linea guida di lungo periodo che continuerà a indirizzare gli sforzi del continente.
L’automazione rimane un elemento centrale nelle strategie di innovazione. La domanda di soluzioni e impianti in grado di operare in autonomia, 24 ore su 24, è una costante, come ricordato da più voci.
E poi c’è un quarto tema, che è lo sviluppo di materiali innovativi, sempre più performanti. Lavorare questi nuovi materiali sta spingendo i costruttori di macchine utensili a integrare tecnologie avanzate, incluso l’additive manufacturing.
La competitività europea tra spinte interne e pressioni globali
Per affrontare le sfide del mercato globale, l’industria europea delle macchine utensili può contare su alcuni solidi punti di forza come la qualità costruttiva, la spinta costante all’innovazione tecnologica e la capacità di offrire soluzioni personalizzate. Questi fattori permettono di presidiare nicchie di mercato ad alto valore aggiunto e di competere efficacemente anche nei confronti della concorrenza asiatica, sempre più agguerrita anche sul piano tecnologico.
Un ulteriore elemento di valore competitivo è l’attenzione alla sicurezza dei macchinari, un ambito in cui i costruttori europei hanno storicamente investito molto.
La collaborazione intra-europea e il rafforzamento di legami strategici, come quello tra i sistemi produttivi italiano e tedesco, sono fondamentali. Alessandro Maggioni, direttore relazioni istituzionali di ANIMA Confindustria, ha sottolineato come la Germania rappresenti il primo mercato di sbocco e sia un fornitore tecnologico di primo piano per l’industria italiana, e come questo interscambio sia vitale per la competitività di entrambi. Heering ha rimarcato l’importanza per l’Europa di sfruttare la sua diversità e l’elevata qualificazione della sua forza lavoro.
Tuttavia non mancano le sfide. Oltre alla pressione competitiva esterna, l’industria europea deve affrontare la necessità di attrarre e formare nuove competenze, un tema sollevato da diversi relatori, e di sostenere il tessuto delle piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale del settore, come ricordato da Alfredo Mariotti, direttore di UCIMU – Sistemi per Produrre.
La situazione economica della Germania, locomotiva tradizionale dell’economia continentale, è sotto osservazione: dopo un periodo di rallentamento, si intravedono segnali di ripresa e l’annuncio di piani di incentivazione (il Wachstumsbooster) da parte del governo tedesco potrebbe fornire un ulteriore impulso in tal senso.
Le istituzioni europee e il supporto all’industria
Le imprese del settore guardano con attenzione alle politiche dell’Unione Europea. Vi è una chiara richiesta di un quadro normativo stabile, pragmatico e che favorisca la competitività. Heering ha auspicato che Bruxelles definisca delle direttrici chiare, all’interno delle quali le aziende possano operare e svilupparsi, senza essere appesantite da una regolamentazione eccessivamente dettagliata o da continui cambiamenti che minano la prevedibilità necessaria per gli investimenti.
La transizione verde, pur essendo un obiettivo condiviso, necessita di essere implementata tenendo conto dei costi per le imprese, specialmente quelle di minori dimensioni. Su questo punto Mariotti ha insistito sull’importanza degli incentivi, citando l’esperienza italiana del piano Transizione 4.0 (ora 5.0) e l’approccio tedesco basato sugli ammortamenti, come strumenti per accompagnare le aziende nel percorso verso la sostenibilità. L’obiettivo, come specificato da Rose, è quello di mantenere la rotta sulle grandi direttive come il Green Deal e il Net Zero Industry Act, che mirano a consolidare la produzione di tecnologie strategiche in Europa.
In questo dialogo tra industria e istituzioni, le grandi fiere internazionali come EMO Hannover assumono un ruolo significativo. Come sottolineato da Mariotti, si tratta di piattaforme uniche dove i produttori si confrontano direttamente, presentano innovazioni e discutono delle tendenze di mercato. Per Rose, le fiere rimangono insostituibili per il contatto personale, la creazione di fiducia e la nascita di nuove partnership, oltre che per l’ispirazione che può derivare dall’incontro con nuove idee e startup.
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