ok ai sussidi per nuova centrale nucleare

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E’ toccato a Joaquín Almunia, responsabile Ue per la politica di concorrenza, dare la notizia che la Commissione europea ha deciso che «l’aiuto di Stato incluso nella proposta modificata del Regno Unito per sovvenzionare la costruzione e la  gestione della nuova centrale nucleare di Hinkley Point è compatibile con le norme sugli aiuti di Stato. Questa decisione è il risultato di un’indagine approfondita su questo progetto iniziata nel dicembre dello scorso anno. Dopo le modifiche che le autorità britanniche hanno accettato di introdurre nella proposta iniziale, la Commissione ha constatato che gli aiuti di Stato concessi non porteranno ad indebite distorsioni della concorrenza nel mercato unico e sono quindi compatibili con le regole sugli aiuti di Stato dell’Ue».

Alunia ha ricordato che «la scelta di promuovere l’energia nucleare è una scelta da parte del Regno Unito. Questa scelta rientra nella sua competenza nazionale. Infatti, ai sensi dell’articolo 194 del trattato, gli Stati membri sono liberi di determinare il loro mix energetico. Non possiamo sostituirci agli Stati membri, quando si tratta di scegliere un particolare mix energetico. Tuttavia, quando il denaro pubblico viene speso per sostenere le imprese, la Commissione deve verificare che questo venga fatto in linea con le norme dell’Ue in materia di aiuti di Stato». Il problema è che, come ammette lo stesso Almunia, «Non esistono linee guida specifiche che specificano come la Commissione debba valutare le misure di aiuto di Stato a favore di progetti di investimento nell’energia nucleare. Come ricorderete, abbiamo deciso di non includere questa materia nelle nostre linee guida sugli aiuti di Stato per l’energia e l’ambiente che sono stati adottati lo scorso aprile».

Il progetto della centrale nucleare di Hinkley Point prevede costi complessivi ammonteranno a 34 miliardi di sterline, dei quali 24,4 miliardi per la costruzione dell’impianto che dovrebbe durare quasi 10 anni. La centrale sarà operativa per 60 anni e produrrà 3,3 GW di energia elettrica, il 7% della produzione britannica Unito.

La Commissione Ue ha valutato le due componenti dell’aiuto di Stato: 1. La garanzia statale a copertura di qualsiasi debito che la multinazionale Électricité de France (Edf) cercherà di ottenere sui mercati finanziari per finanziare la costruzione; 2. Un meccanismo di sostegno dei prezzi – il “contract for difference”  – che garantisce a Edf che per 35 anni riceverà entrate stabili, pagate dai contribuenti britannici. Il sostegno pubblico è la differenza tra prezzo di mercato e i prezzo di esercizio, in modo da garantire un congruo utile sugli investimenti.

La trattativa tra Ue e governo britannico ha consentito di  ridurre le sovvenzioni per circa un miliardo di sterline, più o meno 1,3 miliardi di euro, Per quanto riguarda il meccanismo di sostegno dei prezzi, sono state aggiunte garanzie supplementari ed eventuali profitti più elevati rispetto a quelli attesi saranno condivisi con i contribuenti. Peccato che i margini di profitto del nucleare siano scarsi e che siano destinati a ridursi ancora di quando la centrale sarà realizzata. Anche i due meccanismi di “gain-share” approvati sembrano prese in giro: il primo verrà attivato «se i costi di costruzione sono inferiori al previsto», cosa mai vista in una centrale nucleare, dove l’enorme lievitazione dei costi è la norma; l’altro, «se i profitti complessivi del gestore – in altre parole, il rendimento del capitale – sono superiori a quelli stimati oggi», cosa altrettanto improbabile. Quindi la promessa di una ripartizione dei guadagni in più tra Edf ed ente pubblico, attraverso una riduzione del prezzo pagato dall’ente pubblico per l’operatore – il cosiddetto “strike price” – è un artificio politico per far digerire il pesante boccone della centrale di Hinkley Point  ai contribuenti britannici e all’opinione pubblica europea.

E’ su queste fondamenta poco credibili che la commissione Ue ha concluso  che «le misure di aiuto previste dal Regno Unito sono in linea con le norme Ue sugli aiuti di Stato», ma dopo lo stesso Almunia  ha dovuto correre ai ripari ed ha detto: «Vi posso assicurare che questa decisione non creerà alcun tipo di precedenti. Eventuali nuovi casi relativi agli investimenti di energia nucleare saranno valutati per i loro meriti. E vorrei aggiungere un’ultima osservazione. Né io né i miei colleghi abbiamo discusso delle nostre preferenze personali e politiche riguardanti qualsiasi fonte di energia. Il nostro compito è stato quello di far rispettare le norme sugli aiuti di Stato in modo oggettivo, e penso che siamo riusciti a farlo».

Gli aiuti di stato ad una centrale nucleare britannica, realizzata e gestita da una multinazionale fortemente partecipata dallo Stato francese, sono stati messi in dubbio anche da qualche governo dell’Ue e decisamente contestati dalle associazioni ambientaliste, che ora sono arrabbiatissime. Una protesta della quale si è fatta interprete Monica Frassoni, coordinatrice di Green Italia e co-Presidente del Partito Verde Europeo, che ha detto: «Considero la decisione della Commissione Ue del tutto inaccettabile. Una scelta che va contro le stesse politiche decise da Bruxelles riguardanti gli aiuti di Stato per le imprese del settore energetico. Il nucleare dovrebbe rientrare tra le cosiddette “tecnologie mature”, ed essere perciò escluso automaticamente dagli aiuti di Stato. Questa scelta evidenzia invece come la Commissione, sempre più indecisa, se non addirittura contraria, nel sostegno economico allo sviluppo delle energie rinnovabili, spalanca ora la porta a ingenti sussidi al nucleare. Allo stesso modo, lo sviluppo dell’efficienza energetica si vede sfavorito con un limite di aiuti di Stato al 60% sul costo totale degli investimenti, mentre non ci sono limiti per il CCS (Carbon Capture and Storage, tecnologia ancora non operativa e molto costosa). La decisione di oggi è un vero e proprio passo indietro sulla strada  della transizione energetica della quale ha bisogno l’Europa».



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