Unicredit-Bpm, primo via libera dall’Ue

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Unicredit incassa la prima luce verde dalla Commissione europea per la scalata a Banco Bpm. In pratica, Bruxelles ha certificato che la banca non riceve aiuti di Stato o sovvenzioni da Paesi extra-europei, compresa la Russia dove l’istituto di Piazza Gae Aulenti è tuttora presente. Non ha in ogni caso a che vedere sulle questioni di sicurezza nazionale, per le quali rimane competente il governo italiano. Il grosso delle autorizzazioni è previsto in arrivo per il 19 giugno, quando la Dg Competition deciderà se delegare o meno il caso all’Antitrust italiano e se disporre eventuali rimedi per autorizzare le nozze con Piazza Meda. Nel frattempo, nella mattinata di ieri, Unicredit ha provato a stemperare il clima con il ministero dell’Economia. L’istituto guidato dal ceo Andrea Orcel, infatti, durante l’udienza in camera di consiglio presso il Tribunale amministrativo ha deciso di rinunciare alla sua istanza cautelare (che avrebbe potuto sospendere in attesa di giudizio gli effetti del Dpcm ai sensi del Golden Power sull’Ops Unicredit-Bpm) «al fine di ottenere un’udienza di merito in tempi brevi», spiega la nota della banca.

Il Tribunale si esprimerà sulla questione il 9 luglio. La strategia del ceo di Unicredit è cambiata repentinamente lo scorso venerdì. La banca, infatti, ha dichiarato di «aver ricevuto, il 30 maggio, dal ministero dell’Economia e delle Finanze, in qualità di autorità preposta al controllo del rispetto delle prescrizioni del decreto Golden Power, una comunicazione che ha chiarito i termini in cui si svolgeranno le attività di monitoraggio». L’idea di rinunciare alla terapia d’urto della sospensiva nasce, come scrive la stessa Unicredit, nell’intento di instaurare un «dialogo costruttivo» con il Mef e il governo. Fermo restando che il ministero di Giancarlo Giorgetti, nonostante la volontà di assistere Unicredit nel monitoraggio e di aprirsi a eventuali flessibilità in caso di difficoltà oggettive e dimostrate nel rispetto delle prescrizioni, non ha intenzione di rimpiazzare l’attuale Dpcm con uno nuovo. Questo nonostante all’interno della maggioranza il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, abbia manifestato anche ieri la necessità di «garantire le imprese italiane che stanno in Russia» e che risulterebbero in difficoltà in caso di addio repentino da Mosca da parte di Unicredit.

Sta di fatto che la data dell’udienza di merito al Tar si incastra perfettamente con la sospensiva di 30 giorni dell’offerta pubblica di scambio da parte di Consob. Il nuovo termine per la scadenza del periodo di adesione all’offerta, infatti, adesso è slitatto automaticamente al 23 luglio, quindi giusto in tempo per avere contezza della sentenza che arriverà, salvo rinvii, due settimane prima. Un aspetto sul quale evidentemente Orcel potrebbe fare leva nel caso il pronunciamento gli fosse favorevole.

Nella serata di ieri, intanto, il ceo di Bpm, Giuseppe Castagna, a margine di un evento a Milano ha messo in dubbio la reale volontà di dialogo di Unicredit con il Mef: «Ci risulta che proprio ieri sera l’offerente ha richiesto al Tar l’annullamento della lettera di precisazioni del Ministero», lamentando «incertezza».



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